"Palamara, le nomine: ecco il sistema in Sicilia" - Live Sicilia

“Palamara e le nomine clientelari|Ecco il sistema in Sicilia”

Intervista al Gip ragusano Andrea Reale, che anima un gruppo di giudici pronti a rivoluzionare la magistratura.
TOGHE E POTERE
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RAGUSA – Il potere delle correnti, Luca Palamara, c’è un filo sottile che legherebbe questo sistema alla Sicilia, passando per Catania e Palermo. Ne è convinto non solo l’ex presidente dell’Anm Palamara, che ha rilasciato un’intervista infuocata scatenando la presa di posizione dell’ex presidente del tribunale etneo Bruno Di Marco (LEGGI), ma anche il Gip Andrea Reale, che anima, insieme a una pattuglia di togati, il blog toghe.blogspot.com.

Mentre sale la tensione ai piani altissimi del mondo giudiziario, Reale spinge per una rivoluzione interna nel Csm e nel mondo delle toghe. Ha 47 anni e sul sistema Palamara ha le idee molto chiare.

Cosa sta accadendo adesso nel mondo della magistratura?

“Sta accadendo che si è aperto un mondo che noi denunciamo da anni, ma non sappiamo quali siano i possibili sviluppi. Due sono le possibilità: o il sistema viene giù, come è giusto che sia per i cittadini e per i magistrati estranei alle dinamiche correntizie, oppure si richiude tutto e nulla cambia”.

Il fatto che ci siano le correnti limita gli anticorpi del sistema giudiziario?

“Assolutamente sì, il pesce puzza dalla testa e la testa è stata scelta con questo sistema, non siamo sicuri neanche degli anticorpi, non sappiamo se questi anticorpi siano in grado di mettersi contro questo sistema che gli ha dato quel potere enorme di cui godono”

Qual è la cosa che le ha fatto più rabbia?

“Le ingiustizie, fregarsene del merito, della legalità, lo scempio delle regole; mi disturba l’illiceità del sistema e persino il linguaggio con cui si facevano queste ingiustizie. Piazzare qualcuno al posto di qualcun altro è una oscenità, forse anche un crimine. Da questo sistema sono stati esclusi e danneggiati tutti quelli che non ne facessero parte, per fortuna in tanti ancora. Un sistema fatto di ricattabilità, compiacenze, collusioni, amicizie. E, ovviamente, l’amicizia andava ricambiata”.

Che idea si è fatto di Palamara, è il dominus?

“No, è uno dei tanti, l’ho conosciuto e devo anzi confessarle che, rispetto ad altri presidenti ANM, Palamara è stato uno dei più aperti mentalmente. A me e ad altri associati ha dato la possibilità, ad esempio, di far parte della commissione di riforma del codice etico. Gli altri – quasi tutti i suoi successori – sono stati anche peggiori sotto il profilo, se non indifferenti, manifestando tutta la loro arroganza ed illiberalità. Palamara si è trovato lì perché la sua corrente era la più potente e si è trovato a sporcarsi le mani sia per la sua volontà sia perché il sistema era quello. Doveva farlo e lo faceva, è il lavoro sporco delle correnti che ci sono in Italia”.

In Sicilia come si rispecchia tutto questo?

“In maniera perfetta, è conformata in pieno allo stile nazionale; forse in qualche settore le correnti sono troppo forti, come a Catania”.

Palamara punta il dito sulla Sicilia, parla di un sistema di nomine clientelari

“Posso confermare. Più grande è il distretto e maggiore è l’ingerenza. A Catania c’è Unicost che governa tutto ed è per questo che Palamara parla con cognizione di causa. Unicost ha il monopolio su tutte le attività”.

Cosa comporta questo monopolio catanese?

“Chi non appartiene a Unicost è fuori quasi da tutto: dagli incarichi fuori ruolo, dalla formazione, dalla partecipazione ed organizzazione di convegni di studio, dall’attività associativa libera. Tutto quello in cui c’è una forma di “rappresentanza” della categoria ha un legame con la corrente di appartenenza”.

Le è successo qualcosa in particolare?


“Fin quando ho svolto l’attività associativa in una piccola sottosezione dell’Anm non è successo nulla, ma quando si andava anche a Catania, in qualunque genere di ambito volessi portare le mie idee, ho trovato tutto bloccato e qualunque proposta veniva bocciata, se non ipocritamente condivisa e poi affossata. Ci sarebbero tanti episodi specifici, ma non è il momento di fare nomi”.

E a Palermo?

“C’è più pluralismo, ci sono sicuramente più correnti, sono ben amalgamate, ma rispecchiano il sistema”.

Che ne pensa delle correnti?

“Le correnti devono essere delle anime culturali e a quello si devono fermare. Io ho fatto parte del comitato direttivo dell’Anm per 4 anni, ma le assicuro che ero l’unico su 36 componenti: qualunque cosa dicevo non veniva considerata. Bisogna riappropriarsi dell’associazione nazionale magistrati”.

Lei è contrario allo scioglimento delle correnti?

“Sì, sarebbe assurdo imporlo sotto il profilo associativo: un arbitrio ed un atto da Stato fascista. Però ho chiesto e ribadisco che quelli che vanno immediatamente sciolti sono i gruppi associativi dentro il Csm, perché connotano di parzialità e di lobbismo quell’organo, di rilevanza costituzionale, che non può non essere imparziale. È diventato un organo di rappresentanza politico, mentre è un organo di garanzia”.

Qual è la soluzione?

“Serve il sorteggio e una riforma della legge elettorale. Anche la rotazione negli incarichi direttivi e semidirettivi riteniamo sia una riforma fondamentale, perché toglie il potere enorme del nominificio del CSM. Deve essere abolita, infine, l’immunità funzionale dei consiglieri. I rappresentanti devono rispondere delle loro azioni istituzionali come tutti gli altri. Senza immunità un componente che continuasse ad agire con il sistema lottizzatorio andrebbe subito sotto processo, anche penale. Invece godere di questa immunità è diventato un privilegio odioso, specie davanti ai cittadini”.

Che ruolo ha la politica in questo sistema?

“Ci sguazza, è andata sempre a braccetto con le correnti e ci va anche adesso. Le correnti sono controllabili. Le persone totalmente libere sono meno controllabili e fanno paura alla politica. Una Procura del tutto libera da qualunque gioco è un rischio per la politica e per l’illegalità, nel senso che può effettuare un controllo del tutto obiettivo”.

Lei ha lanciato un blog, come è nato?

“Mi sono aggregato al blog lanciato da Felice Lima. Lui è un punto di riferimento per tutti noi – insieme ad altri pochi ma validissimi colleghi – ed è uno dei motori di questo cambiamento culturale ed etico. Bisogna partire proprio da qui, ho provato con l’attività associativa, Felice ha sempre sostenuto che bisogna fare soprattutto attività culturale”.

Quanti siete su queste posizioni?

“Siamo una ventina di colleghi, abbiamo presentato la lista “Proposta B” nel 2012 per le elezioni ANM e dopo due anni abbiamo costituito il comitato “Altra proposta” per selezionare con sorteggio i colleghi al Csm. Ottenemmo 600 adesioni e il più votato della categoria dei giudici di Cassazione ottenne 500 voti”.

Qual era la funzione del vostro comitato?

“Separare l’associazionismo e le correnti dal Consiglio Superiore della Magistratura. Il metodo migliore resta il sorteggio tra coloro che hanno i requisiti per essere eletti, escludendo coloro che hanno procedimenti penali e sanzioni”.

Per fare questo sorteggio servirebbe un intervento normativo?

“Per una forma “pura” si, perché l’articolo 104 della Costituzione sembrerebbe ostare a questa possibilità. Ma il professore Salvatore Mazzamuto sostenne che ci possa essere un sistema di preselezione con sorteggio e successivamente l’elezione. ì Noi riteniamo condivisibilissima e praticabile questa possibilità da subito, a Costituzione invariata”.

Per farlo cosa servirebbe?

“La volontà della magistratura. Una seria e corale reazione della base di associati, che dovrebbero ribellarsi a questo sistema, per dare nuove regole. Oppure un deciso intervento legislativo”.

Cosa ne pensate dei progetti di legge che circolano?

“Fuffa o peggio ancora truffa, tipiche del non cambiare nulla. Non c’è sistema maggioritario o proporzionale, uninominale o binominale, allo stato attuale, che possa aiutare a superare il correntismo. Per non dire del doppio turno, che è una presa una presa in giro contro candidature indipendenti. A livello locale, infine, la creazione di collegi ampi favorisce i notabilati locali e la corrente spazzerebbe via qualunque possibilità di emersione di candidati fuori dai soliti schemi.

È la prova che il patto tra magistratura e politica sopravvive?

“Secondo me si. Noi ci auguriamo che venga meno, non siamo mai stati convocati, pur essendo stati ricevuti dal Ministro nel 2018 e pur avendo lo stesso attuale rappresentante del Governo, in un primo programma di Governo, chiaramente aderito all’idea del sorteggio”.

Chi era il ministro?

“Il ministro era, ed è, Alfonso Bonafede, allora qual è il problema? Sembrava che ci fosse qualche spiraglio quando governavano con la Lega”.

Lei, se si guarda attorno, vede molti colleghi che fanno parte di questo sistema, ha paura?

“No, dico solamente quello che penso e voglio mantenere la mia dignità e onestà. Ho un po’ di fastidio per quelli che sono stati al potere, per la loro impudenza ed arroganza. Se lo volessero anche loro potrebbero fare questo genere di battaglia, oggi più che mai. Il mio fastidio è nei confronti di chi ha questo potere”.

La componente di Davigo è contro questo sistema

“Nei fatti abbiamo visto poco, non hanno preso posizioni così nette e forti come avremmo voluto. Lo abbiamo detto a loro e loro hanno fatto anche passi falsi, transitando, ad esempio, dall’Anm al Csm senza alcuna soluzione di continuità, così avallando il carrierismo correntizio”.

Si è mai immaginato come un Don Chisciotte che fa la battaglia contro i mulini a vento?

“No, la passione associativa l’ho sempre avuta e la mantengo. La ritengo un tutt’uno con la funzione pubblica che svolgo. Fin quando non mi stancherò, continuerò a farlo. Dal 2007 seguo gli eventi, l’opinione pubblica non sa quanti di noi hanno portato avanti queste idee senza stancarsi. Questa componente interna ha favorito anche l’attenzione mediatica. Anche la magistratura deve essere riformata, ma non per essere sottomettessa alla politica”.

Rispetto ai principi per i quali è diventato magistrato cosa ha causato il sistema delle correnti?

“È un tradimento dei valori, siamo in tanti i magistrati impegnati a fare questo lavoro. La mia generazione è nata dalle stragi del 1992, eravamo giovani universitari che ci stavamo affacciando a questo mondo. Noi siamo stati traditi la prima volta quando abbiamo appreso che dietro le Stragi ci fosse stata la compiacenza di parti dello Stato se non addirittura il concorso. E dopo, nel corso di questi anni e nello svolgimento della nostra difficilissima attività, constatando con mano che parte della magistratura è marcia e che i principi di legalità e onestà vengono traditi quotidianamente in certi Palazzi del potere”.

Quali saranno le vostre prossime mosse?

“Abbiamo lanciato un blog alla società civile, al mondo dei media, per fare capire che la riforma deve venire da una attività sinergica tra le varie forze in campo, siamo troppo pochi e troppo minoritari. Questo è il passo che stiamo cercando di fare, vogliamo far comprendere alla politica con la p maiuscola, che c’è la possibilità di operare una riforma seria, speriamo che ci sarà un politico illuminato che consenta la possibilità di questo cambiamento”.

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Palamara: “Tutti mi chiedevano qualcosa”

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