Calenda in Sicilia: "No ai 'mostri', Azione cresce al Sud" - Live Sicilia

“Liberiamoci dai ‘mostri’ |Azione sta crescendo al Sud”

Carlo Calenda da oggi in Sicilia. "Qui il federalismo non ha funzionato".
L'INTERVISTA
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Carlo Calenda arriva in Sicilia per parlare de “I mostri”, il suo nuovo libro che rappresenta una sorta di manifesto del suo partito politico, Azione. Due tappe nel tour isolano dell’europarlamentare, oggi pomeriggio a Catania nel Cortile di Palazzo Biscari e poi a Siracusa, l’11 luglio alle 19 al Consorzio Plemmirio in Ortigia. A Siracusa con lui ci sarà il sindaco Francesco Italia, uno dei due pilastri del movimento liberaldemocratico di Calenda in Sicilia.

Onorevole Calenda, chi o cosa sono i “mostri”?

“I mostri sono il rapporto che lega tutti i pezzi della società italiana. non sono persone ma atteggiamenti. Il mostro della sfiducia nella politica, del conflitto ideologico tra fascisti e comunisti, siamo gli unici a continuare a parlarne. Il mostro di Crono, che mangia i propri figli, con gli italiani che non chiedono di mettere al primo posto la scuola. E infine è il mostro dei media, che è Narciso, che è sempre più fragile, più debole, incapace di essere contropotere della politica”.

Come sconfiggerli secondo lei?

“La prima cosa è la consapevolezza. Dobbiamo capire perché come cittadini votiamo persone a cui non affideremmo mai la nostra attività. Perché quando parliamo di politica applichiamo valori che sono radicalmente diversi da quelli che applichiamo nella nostra vita personale. Dobbiamo capire perché succede questo. Non è che sono persone che arrivano da Marte, li abbiamo votati, Di Maio non si è presentato al ministero degli Esteri da solo. Dalla rottamazione al vaffanculo al prima gli italiani, siamo stati noi a chiuderci nel labirinto, non votando mai sulla base della razionalità, del pensiero libero”.

La fiducia nella politica la bruciano anche certi comportamenti ondivaghi, ne converrà.

“Il Pd quando c’era il Conte riteneva fascisti i decreti sicurezza e ora se li tiene da 300 giorni al governo. Ma questo succede perché i cittadini lo accettano. Oggi se tu sei uno che sa governare ti dicono: tu sei un tecnico, non un politico. Questo non succede da nessuna parte. Un politico deve essere in grado di governare , sennò la politica cos’è? L’arte della presa per i fondelli?”.

Come vede la Sicilia?

“In Sicilia si ha la prova che il federalismo non funziona. Qui c’è la massima autonomia e non ha funzionato. E i siciliani tutti ti chiedono sempre cosa può fare lo Stato. Ci vuole invece un’assunzione di responsabilità. E nel Mezzogiorno questo sistema non ha funzionato”.

Sì, ma non ha funzionato anche perché si è applicato un federalismo a misura di Nord, con il criterio della spesa storica, per cui se un comune del Sud non aveva asili lo stato desumeva che non ne aveva bisogno e dava i soldi ai comuni del Nord che ne avevano cinque.

“Sì, va riassestata la spesa per la Sicilia, lo scrivo nel libro. Però c’è un piccolo dettaglio: non basta dire mandiamo soldi, il problema è la capacità di spesa, cosa riesci a fare con questi soldi. Uno Stato che non riesce a pagare la cassa integrazione o una Regione che ha un miliardo e mezzo e non riesce a spenderlo vuole dire che lo Stato, inteso come tutte le istituzioni, ha smesso di funzionare. Perché scegliamo i politici sulla base ideologica…”.

Nella migliore delle ipotesi. C’è anche la logica dello scambio…

“Certo, ci sono anche queste cose. Ma siamo diventati un Paese fai da te. Vuol dire che la gente non si fida che lo Stato le darà dei servizi. E nelle campagne elettorali non chiede mai di fare funzionare la sanità o la scuola, ma chiede che le si diano delle mance. Ma dando delle mance, la sanità è talmente ridotta male al Sud che i cittadini spendono 40 miliardi l’anno per curarsi privatamente. È la sfiducia di una comunità nazionale questa. Il tema del libro è perché non facciamo le cose che sappiamo essere giuste? Perché siamo diventati il Paese più ignorante d’Europa, noi che siamo stati la culla del Rinascimento, e non ce ne frega niente?”.

Lei ha fondato un movimento che oggi, insieme a +Europa è l’unico che non ha legami col populismo di destra o dei 5 Stelle. I sondaggi però non vi vedono decollare. L’Italia vuole il populismo?

“Attenzione, in sei mesi noi siamo passati dall’1,5 per cento a sondaggi in cui i peggiori ci danno al 2 e i migliori al 3,5. Salvini e Meloni ci hanno messo anni per arrivare a dove son adesso. La politica è faticosa, devi andare sul territorio, in televisione, a spiegare le tue idee e io sono convinto che funzionerà. In Italia i partiti popolare e socialdemocratico non lo hanno fatto, si sono sottomessi ai populisti, parlo del Pd e Forza Italia. Ci vuole un partito del 10 per cento al centro che li riscatti da quell’abbraccio mortale, sennò questo se deve passare da Di Maio a Salvini e viceversa è un Paese morto”.

Come procede l’organizzazione di Azione in Sicilia?

“Noi cresciamo per tesserati. Abbiamo due punti di riferimento, Palazzolo (sindaco di Cinisi, ndr) e Italia, abbiamo ora alcuni consiglieri comunali, stiamo crescendo. Nei sondaggi fino al 9 e mezzo per cento delle persone dice che potrebbe votarci. Io pensavo che fossimo sbilanciati sul Nord, ma invece il nostro consenso è molto distribuito ed è forte al Sud. Io non voglio senatori e deputati che non prendiamo, ma gente che amministra sul territorio, questo è il mio obiettivo, portare la buona classe dirigente amministrativa a un livello nazionale”.

Lei saprà che la leadership d Forza Italia in Sicilia è stata molto critica verso Salvini e la linea della Lega. Secondo lei Forza Italia può essere un interlocutore di un centro liberale e moderato che tenti di proporre un’alternativa ai populisti?

“È un interlocutore, come il Pd. Noi vogliamo costruire un movimento liberaldemocratico al centro che parli con socialdemocratici e popolari. Ho fatto un confronto una volta con Micciché in tv e gli ho sentito fare tutto un cahier de doleance su quello che non funziona in Siiclia. A me. E gliel’ho detto: ma mi vuoi spiegare che hai fatto in tutti questi anni? Spiegami perché non sei riuscito a fare le cose quando avete governato. Dimmelo tu perché non funziona. Questo è un atteggiamento che va sbaragliato. A volte mi dicono che sono troppo diretto ma invece non se ne può più e va detto con chiarezza. E lo devono fare anche i media. L’altro giorno ho visto Salvini che diceva in Tv di essere stato sempre con l’Occidente democratico e nessuno gli faceva una domanda sulle sue parole sulla Russia, dove diceva di stare meglio che nell’Ue. D’altronde lui ha detto che i meridionali puzzano e nessuno se lo ricorda più. Ma qualcuno che glielo ricordi quando fa un’intervista si può trovare?”.

A proposito dei media. Che idea si è fatto dello scandalo che riguarda la magistratura? E che idea si è fatto del modo in cui questo scandalo è stato trattato mediaticamente?

“Io penso che quella è una cosa nota e arcinota. Credo di essere l’unico politico che non ha incontrato Palamara. Politicae magistratura gestiscono le nomine, è un sistema malato che va dall’estremo di Davigo che dice che gli italiani sono tutti ladri e che la magistratura deve moralizzare il Paese, un’idea fascista da stato totalitario, a Palamara che passa la giornata a pranzare con Renzi e Zingaretti. É un altro aspetto malato. I media? Vanno malissimo. E vedo un giornalismo malpagato e svogliato, io me ne sono accorto per come veniva trattata la vicenda dell’Ilva. Ma bisogna pensare a soluzioni. Ci sono due miliardi spesi per il canone e le tv regionali: quello che bisogna fare è sostenere quelli che fanno programmi culturali e di servizio pubblico, non solo la Rai. Secondo: i media indipendenti, quelli che sono di editori puri, devono essere sostenuti con un incentivo dallo Stato, automatico e non discrezionale. Quelli che sono di proprietà di editori non puri devono costruire un meccanismo dove la linea editoriale è totalmente separata dalla proprietà”.

Alle amministrative sarete presenti? E in che forma?

“Noi di base non siamo presenti alle amministrative perché il nostro è un lavoro nazionale. Come tutti i partiti di opinione va costruita una base. Ma ci sono alcune eccezioni. Aiuteremo Scalfarotto alle regionali in Puglia contro Emiliano e Fitto, due esempi di abbracci mortali con i populisti, e dall’alto lato quello che faremo è laddove nostri responsabili territoriali individuano un’amministrazione che va al voto pulita e seria, civica o di centrosinistra, allora la appoggeremo. Ma lo decideranno i territori”.

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