"Orlando non mi ha sostenuto| Ecco perché mi sono dimesso" - Live Sicilia

“Orlando non mi ha sostenuto| Ecco perché mi sono dimesso”

Intervista all'ex assessore Roberto D'Agostino: "Il piano sui cimiteri funziona"
COMUNE DI PALERMO
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PALERMO – “Non sentivo di avere più la fiducia del sindaco, ma le decine di messaggi che sto ricevendo non solo dagli amici ma anche da semplici cittadini mi dicono che ho lavorato bene. Non c’è una sola fattura non pagata alle partecipate e i conti sono in ordine. Il mio piano sui cimiteri? E’ pronto, basta attuarlo”. Le sue dimissioni hanno provocato un piccolo terremoto a Palazzo delle Aquile, ma l’ormai ex assessore Roberto D’Agostino, che giovedì ha detto addio alla squadra del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, non sembra avere troppi rimpianti. “Non ho bisogno di poltrone e sono pronto a mettermi a disposizione dei più giovani”.

Perché si è dimesso?
“Non sentivo di avere più il sostegno dell’amministrazione e del sindaco, quindi ho ritenuto opportuno, nell’interesse della città, fare un passo indietro e lasciare a chi, meglio e più di me, come dice Orlando, potrà svolgere questo compito”.

Quando ha iniziato ad avvertire questa mancanza di fiducia?
“Sabato scorso, quando il sindaco non si è presentato alla conferenza stampa a Palazzo delle Aquile, quello è stato il primo segnale di sfiducia. Non era una semplice conferenza stampa sul bilancio o sui tributi, ma era incentrata sull’emergenza cimiteriale e su come intendevamo risolverla, quindi su un tema che aveva visto perfino l’intervento del Vescovo. Qualche giorno prima a Villa Niscemi c’era stata una riunione con il sindaco, gli assessori, i dirigenti e le partecipate sul tema e avevo presentato questo piano: pensavo che si dimostrasse questa condivisione anche all’esterno, ma evidentemente non era così”.

Il sindaco in più occasioni, prima delle sue dimissioni, ha anche detto che era pronto a sostituirla…
“Dichiarazioni sicuramente inopportune. Io sono un ingegnere, sono stato un manager d’azienda, non ho mai avuto grande necessità di stare seduto sulla poltrona. Queste affermazioni non mi hanno messo in condizione di agire e operare come avrei voluto, anche nei confronti degli uffici o degli altri assessori”.

Perché si è dimesso proprio ieri?
“Avevo anticipato al sindaco questa decisione, ma non sono stato certo io a far filtrare la notizia”.

L’emergenza cimiteri è stata colpa sua?
“Siamo arrivati a numeri inaccettabili, è vero, ma come lo erano quelli dei 36 mesi precedenti in cui c’erano in media 200 salme in deposito. Sicuramente l’emergenza non è nata con me e ci sono stati dei fattori esterni che hanno influito: ho elaborato un piccolo grafico da cui si evince che ogni picco corrisponde a un evento. Quando mi sono insediato a marzo 2019 c’erano 350 salme, ad agosto eravamo arrivati a 165, poi ci sono state le indagini, i sequestri dei campi di inumazione, lo spostamento in blocco dei dipendenti che ha bloccato le gare con gli uffici rimasti sguarniti… Per non parlare dei dirigenti: in un anno se ne sono avvicendati sei, tutti ad interim, oltre all’epopea dei tre commissari che formalmente non si sono mai insediati. Era impensabile che, in piena pandemia, il comandante dei vigili mettesse da parte i controlli anti-Covid per dedicarsi ad altro”.

Ma il suo piano sui cimiteri funziona?
“Era e rimane valido, al di là delle scadenze che ci eravamo imposti. Ci sono una serie di misure d’emergenza per svuotare rapidamente le nicchie comunali occupate impropriamente, parliamo di quasi 200 posti, ma anche una modifica regolamentare da approvare in consiglio comunale per liberare le nicchie che sono occupate da più di 25 anni da salme ormai mineralizzate, parliamo di altri 5.100 posti. Questi numeri si riferiscono ovviamente alle nicchie dai 25 ai 30 anni, quindi liberabili con un provvedimento emergenziale del sindaco e con la modifica del regolamento in Aula. A questo si aggiunge un altro fattore determinante: anziché aspettare di contattare le famiglie, cosa che rallenta enormemente le procedure, possiamo spostare le salme in una camera mortuaria sempre all’interno dei Rotoli in attesa dei familiari. In questo modo potremo avere un flusso lavorativo quotidiano praticamente certo, grazie anche alla presenza dei medici tutti i giorni in virtù di un accordo con l’Asp. La Reset è pronta ad aumentare le sue squadre, lo stesso farà il Comune, inoltre siamo in attesa delle autorizzazioni per posizionare i loculi ipogei e per le cremazioni a Messina copriremo noi le spese di trasporto”.

E allora perché il sindaco non l’ha appoggiata?
“Il sindaco saprà fare più e meglio di me, tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile. Serve però un’azione corale di tutta l’amministrazione, se il suo vertice non è convinto non è possibile agire in modo efficace”.

Sedici mesi in giunta: che giudizio ne dà?
“Una cosa imprevista, il mio partito mi ha chiesto una disponibilità e ho pensato che fosse giusto accettare. Non penso di avere nulla da recriminare, ogni cosa ha le sue difficoltà ma in questi mesi siamo riusciti a sbloccare e risolvere molte situazioni. Rimodulando alcuni finanziamenti abbiamo stanziato quasi 60 milioni di euro per rifare l’illuminazione pubblica a Palermo, a cui aggiungere i 15 milioni per il nuovo cimitero di Ciaculli per il quale siamo quasi pronti grazie alla disponibilità degli uffici tecnici: l’emergenza, anche se la superiamo, si riproporrà sempre se non realizziamo il nuovo impianto. Poi ci sono la ripartenza dell’Ippodromo, il contrasto alle occupazioni abusive, la concessione dello stadio Barbera che è arrivata in consiglio comunale, l’assegnazione dell’ex scuola Ugdulena agli Scout, l’affidamento dei nuovi locali al Conservatorio, l’ex Esattoria da riqualificare, il nuovo regolamento sulle assegnazioni, la vendita di Palazzo Sammartino dopo anni di blocco, l’assegnazione in corso di Palazzo La Rosa. Ma c’è un’altra cosa di cui vado molto fiero”.

E quale sarebbe?
“Mi sono arrivate decine di messaggi da parte di amici, conoscenti, ma anche semplici cittadini, dipendenti del Comune e delle partecipate, perfino esponenti delle minoranze. Io sono sempre stato a disposizione di tutti, ho rappresentato un punto di riferimento, ho coinvolto il consiglio comunale e le commissioni, ogni mese facevo una riunione con i responsabili degli uffici comunali e delle partecipate per i pagamenti: non ho lasciato nemmeno una fattura non pagata. Anzi, le abbiamo sempre pagate il giorno dopo. Anche sul sociale abbiamo accorciato enormemente i tempi di pagamento, grazie ovviamente alla collaborazione degli uffici: non dico che sia tutto merito mio, ma prima di me non accadeva”.

E che conti lascia al Comune?
“Il consuntivo 2019 andrà presto in Aula e certifica l’uscita del Comune dallo stato di deficitarietà strutturale che avevamo ereditato dal 2018: sto restituendo un bilancio sano e in equilibrio, grazie anche al grande lavoro del settore Tributi. Poi il problema dei conti c’è, nel 2020 abbiamo avuto una grande riduzione delle entrate tributarie dovuta al blocco delle attività imprenditoriali”.

Che città è Palermo? Dal punto di vista di un amministratore…
“Palermo è una città difficile da amministrare, Orlando è stato bravissimo a ottenere comunque dei buoni risultati in questi decenni. Ci sono tanti segnali positivi da cogliere e che sono frutto di alcune idee geniali, come il recupero del centro storico e la nuova mobilità, e qualcuno negativo: l’evasione fiscale è ancora troppo alta”.

Che sindaco è Orlando?
“Orlando è stato un grande sindaco, è riuscito a cambiare questa città sotto molti aspetti. Non ho mai avuto da parte sua alcun condizionamento, sono stato forse anche fin troppo autonomo in certe cose ma in virtù del mio ruolo ero coinvolto in tutte le principali scelte amministrative”.

Le sue dimissioni hanno un qualche valore politico? Lei era lì in quota Italia Viva…
“Io non ero in giunta come tecnico, ma sono stato designato insieme a Leopoldo Piampiano e Giusto Catania per rafforzare politicamente la giunta. Chi mi ha indicato nel marzo 2019 è stato l’allora  segretario regionale del Pd, Davide Faraone, e il capogruppo Dario Chinnici, persone a cui sono legato, così come ho sentito la vicinanza di tanti consiglieri di maggioranza e di opposizione. La politica ce l’ho nel sangue, sono in un momento di riflessione ma sarebbe un peccato sprecare questo bagaglio di esperienze che mi piacerebbe mettere a disposizione dei più giovani”.

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