PALERMO – La richiesta di rinvio a giudizio è stata dichiarata nulla, ora c’è il rischio scarcerazioni per gli uomini del clan mafioso degli Inzerillo.
Gli avvocati Pietro Riggi e Raffaele Bonsignore scoprono un cavillo procedurale che costringe i pubblici ministeri a ripartire dall’avviso di conclusione delle indagini.
Il giudice per l’udienza preliminare Elisabetta Stampacchia ha dichiarato nulla la richiesta di rinvio a giudizio.
Più di trenta ex imputati
All’udienza preliminare c’erano 33 persone. La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata tre giorni prima del termine minimo di 20 giorni dall’avviso di conclusione delle indagini. Avviso che è datato 5 maggio e cioè quando si era ancora in fase di stop forzato per il Coronavirus.
Scadenza termini
Per legge i termini erano sospesi fino all’11 maggio, l’avviso dunque va considerato depositato il 12 maggio. Dovendo tenere conto dei 20 giorni necessari per eventuali richieste da parte dei difensori, la richiesta di rinvio a giudizio avrebbe dovuto essere presentata dal primo giugno. Ed invece è datata 29 maggio. Da qui la dichiarazione di nullità degli atti rispediti ai pubblici ministeri.
Rischio scarcerazione
Ma è la partita sulle scarcerazioni che si apre adesso che preoccupa. Secondo alcuni i termini della carcerazione preventiva scadrebbero il 21 settembre prossimo. Secondo altri difensori, sarebbero già scaduti. La sospensione per il Covid non riguarderebbe infatti gli atti delle indagini preliminari, ma solo quelli già in fase processuale. È scontato che già dalle prossime ore inizieranno i ricorsi davanti al Tribunale del riesame.
Gli Inzerillo
Tra gli imputati, ora tornati ad essere indagati, ci sono Tommaso Inzerillo, detto “u muscuni”, e il cugino Francesco, detto “Franco u truttaturi”, quest’ultimo fratello di Totuccio Inzerillo, assassinato nella guerra di mafia del 1981.
Gli scappati
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Giovanni Antoci sono stati coinvolti altri cognomi storici della Cosa Nostra palermitana – Spatola, Gambino, Sansone, Buscemi – costretti a scappare in America durante la guerra di mafia scatenata dai corleonesi negli anni ’80.