Strano e la nuova famiglia mafiosa. Ecco i verbali dei pentiti

Strano e la nuova famiglia mafiosa|Ecco i verbali dei pentiti

Ecco cosa ha raccontato Salvuccio Bonaccorsi sul 'camaleontico' boss.
DAL MENSILE S
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CATANIA – Mario Strano, il camaleonte della mafia, sarebbe stato uno dei protagonisti di quel progetto – mai completato – di formare una nuova famiglia mafiosa a Catania. Una corrente criminale alternativa a Cosa nostra. Un piano che però Mario ‘acchiana e scinni’ avrebbe sfruttato a suo favore, da bravo ‘manipolatore’ quale i pentiti lo descrivono.

Ma andiamo per step, iniziando dal principio. Nelle carte dell’inchiesta Camaleonte a cui il Mensile S in edicola e online (QUI), ha dedicato un lungo speciale c’è un capitolo dedicato alla ‘pungiuta’ del boss di Monte Po. Ed è Salvuccio Bonaccorsi, figlio di Concetto (entrambi pentiti, ndr), spiega i contorni della genesi dell’alleanza mafiosa tra gli Strano e i Carateddi (nome criminale della famiglia Bonaccorsi).

La copertina catanese del mensile S dedicata a Mario Strano

Si sarebbe dovuta formare questa “nuova famiglia” con alcuni affiliati del clan Cappello-Bonaccorsi. Mario Strano li avrebbe convinti a diventare “uomini d’onore” di Cosa nostra palermitana. Questo progetto non sarebbe piaciuto né a Turi Cappello né a Ignazio Bonaccorsi, di fatto i ‘capi’ della famiglia mafiosa.

Con mio zio Antonio – racconta il pentito Salvuccio – ho litigato mille volte per queste pungiute, ma era incitato dallo Strano pure se sapeva che io ero contro”.

Strano sarebbe stato quindi capace di convincere Sebastiano Lo Giudice e Antonio Bonaccorsi a costituire questa nuova famiglia che sarebbe diventata una delle strutture portanti del clan, pur ritagliandosi uno spazio autonomo.

In questa ‘migrazione” ci sarebbe stato l’ex santapaoliano Francesco Crisafulli (la ‘pungiuta’ sarebbe avvenuta al carcere di Bicocca e il suo padrino sarebbe stato proprio Mario Strano). Sarebbe stato ‘pungiuto’ anche Orazio Finocchiaro, figura controversa della frangia dei ‘Carateddi’.

Ma per Salvuccio Bonaccorsi, Mario Strano avrebbe solo sfruttato il momento per un tornaconto personale. E di potere. “Strano è nato ‘cosa nostra’ e morirà ‘cosa nostra’”. Lui non è mai stato con i Carateddi”. Ed ancora: “Si, lui è transitato ma per salvarsi la vita, perché ha usato a Sebastiano Lo Giudice –  per come la vedo io,  ah –  perché io non mi sono mai fidato perché non li conosco”.

Per Salvuccio Bonaccorsi Mario Strano sarebbe solo un subdolo manipolatore: “.. le porto un paragone, mio zio; mio zio non le può capire, perché è manipolato dallo Strano Mario, che è talmente furbo e filosofo e politico, manipolatore di parole e di persone”. E continua Bonaccorsi jr: “lo Strano iniziò a coinvolgere mio zio Antonio a togliere gli uomini ai Cappello…{…] ai Cappello per farli transitare nella nostra famiglia…[…] il primo fu Franco Crisafulli con la causa che lo facessero uomo d’onore e cosi fu … [. ..} fecero uomo d’onore il Crisafulli e spubblicarono la cosa che non era più Cappello ma Carateddi…”.

Le parole del pentito si incastrano con quelle di altri collaboratori di giustizia, che dieci anni fa fornirono i primi pezzi del puzzle sulla strategia della costituzione della “nuova famiglia”.

Gaetano D’Aquino e Gaetano Musumeci “delineano la figura di Mario Strano – scrive il gip – come quella di un fine stratega che si muove con estrema spregiudicatezza nell’ambito delle dinamiche della criminalità organizzata mafiosa, capace, di mantenere una posizione di assoluta “convenienza operativa”, con l’instaurazione di alleanze e legami ai più alti livelli, utili a garantirne la preminenza e, in qualche modo, anche la sopravvivenza – ove si considerino i timori di Mario Strano di essere ucciso da esponenti della famiglia Santapaola (timori, questi, che Musumeci riferisce di avere appreso direttamente dallo stesso Strano e che avevano indotto quest’ultimo a “dichiararsi con il gruppo del Carateddi”).

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