Invalidità a detenuto catanese "Ne ha diritto, condannata Inps"

Invalidità a detenuto catanese| “Ne ha diritto, condannata Inps”

Il ricorrente è stato condannato per mafia. L'avvocato Elena Parietti: "Una vittoria che va oltre la giurisprudenza".
LA SENTENZA DEL TRIBUNALE
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Una decisione che potrebbe fare giurisprudenza. Un catanese, condannato in via definitiva per reati per mafia – pena già espiata – e detenuto nel carcere di Livorno, ha ottenuto il riconoscimento al trattamento pensionistico di inabilità.

La genesi della vicenda

Il Tribunale del Lavoro di Livorno in realtà ha ripristinato il diritto all’indennità che, dopo una lunga lotta nelle aule giudiziarie, il condannato catanese aveva ottenuto nel 2014 dai giudici catanesi. Nel 2003, infatti, l’Inps aveva rigettato il riconoscimento all’invalidità. Il Tribunale di Catania aveva infatti condannato l’Istituto di previdenza a corrispondere il sussidio.

La revoca dell’Inps

Ma nel 2017 la battaglia giudiziaria del detenuto catanese, difeso dall’avvocato Elena Parietti, si è riaperta. 

“Tutto nasce nell’agosto 2017 – spiega a LiveSicilia il legale – quando L’Inps comunica che a partire dal marzo 2017, quindi già da mesi prima della comunicazione, revoca il pagamento della trattamento pensionistico per inabilità”. 

Alla base della revoca l’applicazione dell’articolo 2 della cosiddetta Legge Fornero che stabilisce che i reati associativi (e quindi anche il reato per associazione mafiosa) siano ostativi e quindi chi è stato condannato per questo tipo di reati non ha diritto all’indennità. 

La battaglia legale

Per l’avvocato Parietti però il suo assistito non rientrava nell’applicazione della legge Fornero per una serie di ragioni: la condanna del catanese era precedente al riconoscimento della pensione di invalidità e nella sentenza non si faceva menzione nelle sanzioni accessorie a questo aspetto, la Legge Fornero era successiva alla sentenza di condanna per mafia e poi il detenuto aveva terminato di espiare la pena in merito a quel reato già nel 2011.

Per questo prima di iniziare il giudizio l’avvocato Parietti tenta “una conciliazione bonaria” evidenziando anche che c’erano in quella decisione degli atti contrari “ai dettami costituzionali”.

La conciliazione però non ha portato alcun risultato, così l’unica strada è stata quella “di iscrivere una causa al Tribunale civile di Livorno, competente per territorio chiedendo – spiega l’avvocato –  che, in applicazione della sentenza del Tribunale di Catania sezione Lavoro, volesse annullare il provvedimento di revoca e per l’effetto condannare Inps ad elargire la prestazione dalla data della sospensione con interessi e rivalutazione monetaria come per legge”. 

Il Tribunale accoglie il ricorso

Il Tribunale di Livorno ha ritenuto che “non può trovare applicazione la disciplina”  della Legge Fornero in quanto “le ipotesi di revoca delle prestazioni disposta con sentenza di condanna, intervenuta, dopo l’entrata in vigore della legge”.

E per questo i giudici hanno deciso di accogliere il ricorso e quindi di annullare il “provvedimento di revoca dell’Inps di Catania” condannando l’istituto al pagamento “della prestazione dalla data della sospensione”. 

“Una vittoria sui diritti”

“Quella ottenuta dal mio assistito è una vittoria che va letta – commenta l’avvocato Elena Parietti – sotto proprio il necessario riconoscimento che il nostro Stato rivolge a tutti i cittadini anche coloro i quali nella vita abbiano commesso errori di cui ne pagano le conseguenze. Diversamente opinando si andrebbe a creare una situazione incostituzionale che mina la sicurezza sociale del nostro Stato che non può trovare deroghe rispetto all’uniformità nell’applicazione e riconoscimento dei diritti”, conclude il legale.  

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