Danno milionario allo Iacp, tutti assolti - Live Sicilia

Danno milionario allo Iacp| Agrigento, tutti assolti

I vertici dell'Istituto autonomo case popolari rischiavano una batosta da 4 milioni di euro

AGRIGENTO – Rischiavano la batosta erariale, sono stati tutti assolti. Sotto processo davanti alla Corte dei Conti c’erano gli ex vertici dell’Istituto autonomo case popolari di Agrigento. Si tratta del direttore Ulisse Sajeva, del dirigente del servizio finanziario Salvatore Cacciatore e dei componenti del collegio sindacale Giovanni Patti, Riccardo Lauricella, Maria Rita Lo Iacono e Giovanni Antonio Catalano. Complessivamente il danno contestato superava i quattro milioni di euro. Secondo l’accusa, il Collegio sindacale, nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016, aveva omesso di vigilare su diversi provvedimenti che avrebbero comportato la distrazione dei proventi derivanti dalla vendita di alloggi popolari. Invece di investirli per la realizzazione o l’acquisto di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica e di manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare li avrebbero utilizzati per spese correnti dell’Ente. Tra cui stipendi del personale e tasse.

I legali delle difese, gli avvocati Massimiliano Mangano, Giovanni Immordino, Danika La Loggia, Alberto Cutaia, Massimiliano Valenza, Rosario De Marco Capizzi, Girolamo Rubino e Alessandro Finazzo, hanno sostenuto che nessuna norma è stata violata e in ogni caso le risorse sono state state impiegate per contenere la passività dell’Ente, che aveva paralizzato l’attività. La stessa Regione siciliana aveva dato il via libera all’utilizzo delle risorse della vendita degli immobili per ripianare il deficit.
Il collegio presieduto da Guido Carlino ritiene che seppure sia “evidente che l’utilizzo dei proventi di alienazioni per spese correnti costituisce un irregolarità contabile in grado di provocare tendenzialmente un pregiudizio all’equilibrio finanziario e patrimoniale dell’ente” ci vuole altro per decidere una condanna. Il danno contabile “non determina di per sé e in maniera automatica un danno erariale pari alle somme utilizzate perché il danno deve sempre trovare riscontro in concreto e in termini specifici”.
“Affinché possa ravvisarsi il danno, occorre che sia dimostrato in maniera precisa che tale diverso utilizzo dei fondi .- conclude la Corte dei Conti – abbia riguardato il pagamento di spese illegittime o abbia determinato un reale depauperamento del patrimonio con frustrazione delle finalità previste dalla legge”.


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