'Cutrara', don Ciccio e la mafia|Le accuse: chi è coinvolto - Live Sicilia

‘Cutrara’, don Ciccio e la mafia|Le accuse: chi è coinvolto

C'è anche il sindaco di Castellamare del Golfo. Cosa ha dichiarato agli inquirenti.
INDAGINI CONCLUSE
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Indagini concluse per l’operazione denominata “Cutrara” condotta dalla Procura antimafia di Palermo e che, lo scorso giugno, riaccese i fari sui rapporti fra la mafia di Castellamare del Golfo e Cosa Nostra statunitense, in particolare con la consorteria di New York. La notifica della conclusione delle indagini, firmata dai PM della Procura antimafia di Palermo Gianluca De Leo e Francesca Dessì, è stata inoltrata a 21 persone fra le quali anche il sindaco di Castellamare del Golfo, Nicola Rizzo. A lui, in un primo tempo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, viene contestato adesso il solo reato di favoreggiamento reale con l’aggravante di cui al 416 bis 1, cioè di avere favorito l’associazione mafiosa.

L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato oltre che a Rizzo anche ad altri 20 indagati e, fra questi, “don Ciccio Tempesta” al secolo Francesco Domingo, pluripregiudicato ritenuto il capo del mandamento castellamarese.

In particolare, gli indagati (alcuni dei quali sottoposti a misura di custodia cautelare in carcere) sono: Francesco Ancona, 90 anni, Diego Angileri, 83 anni, Felice Buccellato, 79 anni (ai domiciliari), Vito Di Benedetto, 54 anni, Rosario Antonino Di Stefano, 51 anni (sottoposto all’obbligo di dimora), Lilla Di Bartolo, 50 anni, Nicola Di Bartolo, 42 anni, Francesco Di Bono, 56 anni, Camillo Domingo, 63 anni (in carcere), Francesco Domingo, 64 anni (in carcere), Francesco Foderà, 64 anni, Salvatore Labita, 41 anni, Daniele La Sala, 40 anni (ai domiciliari), Salvatore Mercadante, 35 anni (in carcere), e Gaspare Maurizio Mulè, 54 anni (in carcere), Nicolò Rizzo, 59 anni, Antonino Sabella, 63 anni (in carcere), Sebastiano Stabile, 73 anni (ai domicliari), Francesco Stabile, 61 anni (in carcere), Carlo Valenti, 42 anni (in carcere) e Francesco Virga, 50 anni (anch’egli in atto detenuto).

Spicca, fra i nominativi destinatari dell’avviso di conclusione dell’indagine, il nome dell’ex presidente del Consiglio comunale di Trapani, avvocato Francesco Di Bono, che in questa operazione è indagato per estorsione con l’aggravante del favoreggiamento all’associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti non ci sarebbero dubbi sul fatto che Francesco Domingo fosse il capo del sodalizio criminale a Castellamare. Ciccio “Tempesta”, infatti, assieme al fratello Camillo e a Felice Buccellato, Daniele La Sala, Salvatore Mercadante (indagato anche per violazione della sorveglianza speciale), Antonino Sabella, Francesco e Sebastiano Stabile, Carlo Valenti. Sono indagati tutti per associazione mafiosa.

Don ‘Ciccio Tempesta’

Era lui, don Ciccio Tempesta, secondo le indagini, a controllare attività economiche, appalti, servizi pubblici. Da lui bisognava passare per garantirsi un posto di lavoro in quelle attività e sempre lui era chiamato per sedare liti e controversie lavorative. Francesco Domingo avrebbe “promosso, diretto e organizzato la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo impartendo direttive, presiedendo riunioni e incontri con gli altri associati gestendo affari ed attività illecite assicurando il collegamento con altre articolazioni territoriali di Cosa Nostra, nonché commettendo delitti-scopo dell’associazione”.

Il sodalizio criminale aveva a disposizione dalle armi e dispositivi in grado di rilevare microspie e cimici per le intercettazioni. In un episodio, Diego Angileri, Francesco Domingo e Francesco Virga (figlio del più noto Vincenzo, ritenuto boss del mandamento di Trapani), con l’aiuto dell’avvocato Di Bono anche lui indagato, avrebbero costretto in maniera inequivocabile un uomo a rilasciare i terreni da lui condotti in locazione ma non di sua proprietà, o in alternativa a pagare almeno 10mila euro quale forma risarcitoria. Il fatto, scrivono gli inquirenti, poi non si verificò per motivi indipendenti dalla volontà degli indagati. In un altro episodio, Maurizio Gaspare Mulè avrebbe costretto due persone a corrispondere la somma di 3000 euro che avrebbero dovuto servire a foraggiare le esigenze dell’associazione criminale. Ma anche questo fatto non andò in porto, sottolineano gli inquirenti.

Diversi gli episodi estorsivi certificati dalla Procura antimafia palermitana. Soldi che servivano a garantire il funzionamento e l’operatività del sodalizio mafioso: da 80mila euro richiesti, alle assunzioni imposte in favore di esponenti dello stesso sodalizio o loro prescelti. E poi, ancora, appropriazioni indebite come nel caso del trattore agricolo sottratto nelle zone di Calatafimi-Segesta, i terreni che alcuni agricoltori erano costretti a rilasciare in favore del gruppo capeggiato da Ciccio “Tempesta” e così via.

Avrebbe messo in luce tutto questo l’operazione antimafia “Cutrara” che, nella mattina del 16 giugno scorso, con l’impiego di 200 militari dell’Arma, il supporto di unità navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia e unità cinofile per la ricerca di armi, ha smantellato la famiglia mafiosa castellammarese.

Il ruolo del sindaco di Castellamare del Golfo.

La Procura di Palermo ha ricostruito l’incontro avvenuto il 18 giugno 2019 tra il sindaco Rizzo e Francesco Domingo. Un incontro avvenuto a casa del suocero del sindaco, Francesco Ancona (anch’egli indagato) e durante il quale il sindaco Rizzo, così sostiene la Procura antimafia, si sarebbe prodigato per trovare un nuovo immobile dove allocare la comunità alloggio per anziani, “Comunità alloggio Madre Teresa”, della quale Francesco Domingo era socio di fatto.

Una posizione scomoda, quella del primo cittadino di Castellamare del Golfo che asserisce di essersi trovato in quella situazione solo per casualità. La procura antimafia di Palermo, però, continua a non volergli credere e sebbene gli abbia alleggerito le accuse lo continua a ritenere un pezzo del puzzle manovrato da don Ciccio Tempesta. L’accusa di favoreggiamento reale, infatti, lo vede fra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini.

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