Speranza nei "segnalatori" e trasporti disperati - Live Sicilia

Speranza nei “segnalatori” e trasporti disperati

Il governo si ferma sul pianerottolo di casa. Azzolina stoppa la richiesta delle regioni di svuotare le aule delle superiori.
CORONAVIRUS, IL DPCM
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Magari sui balconi non ci si vedrà più per cantare Fratelli d’Italia, che non è aria. Ma forse nemmeno ci si starà appostati per contare quanta gente entra in casa del detestato vicino per poi informare tempestivamente il governo. Stando alle ricostruzioni dei quotidiani nazionali, tra le parole da Fabio Fazio del ministro Speranza –  con quel fugace e infelice riferimento alle non meglio precisate ‘segnalazioni’ grazie alle quali sventare le festicciole domestiche – e il Dpcm, si  sarebbe messo di mezzo il Quirinale, suggerendo al governo di fermarsi sullo zerbino del pianerottolo di casa evitando norme che spalancassero, anche solo potenzialmente, scenari vagamente inquietanti. Il divieto ipotizzato è diventato una “forte raccomandazione”: giusto così.

Appello al buon senso

Si spera che il buon senso dei singoli prevalga e che si eviti in questa fase di affollare le case con assembramenti sconsiderati, senza bisogno di piazzare un carabiniere a ogni portone per contare quanta gente entra ed esce da ogni appartamento e senza inventarsi un domani i registri delle visite che ogni tedesco dell’Est doveva tenere a casa ai tempi della Ddr. Amen.

La didattica on line

Altra paventata misura che non entra nel nuovo Dpcm, il regolamento d’emergenza che disciplina una situazione tanto d’emergenza da essere stata ampiamente prevista almeno sei mesi fa, è quella che, sempre stando alle ricostruzioni dei quotidiani nazionali, sarebbe stata caldeggiata al governo dalle regioni, cioè il ricorso alla didattica on line per gli studenti delle superiori.

Un’ammissione di fallimento

Sempre secondo le suddette ricostruzioni le regioni l’avrebbero chiesto per evitare di affollare i mezzi pubblici agli orari di entrata e di uscita dalle scuole. Sostanzialmente ammettendo che in sei mesi – da tanto si ha tutti abbastanza chiaro che la recrudescenza autunnale del coronavirus era una circostanza molto probabile – non si è stati capaci di potenziare e riorganizzare il trasporto pubblico locale per fronteggiare questa situazione.

Il no di Azzolina

Sembra che la ministra Lucia Azzolina si sia opposta con decisione, ostinandosi a difendere il diritto dei ragazzi ad andare a scuola. Quella scuola dove con enormi sforzi si è cercato di organizzarsi per assicurare il prosieguo della vita ai tempi del Covid. Con qualche errore e ritardo, certo, ma difficile sarebbe stato non registrarne in una situazione così complessa. Ci si è provato però. Era davvero così proibitivo riuscire a fare lo stesso con autobus e treni per pendolari?

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