Covid, quel piano di Crisanti rimasto nel cassetto - Live Sicilia

Covid, quel piano di Crisanti rimasto nel cassetto

Servivano i tamponi per spegnere i focolai.
CORONAVIRUS
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Un piano c’era. È rimasto lettera morta. Secondo il suo autore, il professore Andrea Crisanti, avrebbe potuto prevenire la situazione in cui versa oggi l’Itaia e scongiurare lo spettro del lockdown. Ad agosto, quando il virus aveva concesso una tregua al Paese, il governo aveva chiesto al professore,  direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, tra i primi in Italia a pianificare una strategia vincente contro il SarsCov-2, di indicare un programma di politica sanitaria per far fronte alla seconda ondata. Crisanti lo aveva redatto e affidato al governo. Con una prescrizione chiara, in testa, riporta il Corriere della sera: «Bisogna dotare il Paese di una infrastruttura che possa processare almeno 400mila tamponi al giorno». Ma quel piano è rimasto chiuso in un cassetto. «Non ha più avuto riscontri», ha scritto lo stesso Crisanti, nella premessa al testo integrale del «piano» pubblicato oggi dal sito «Lettera150», la rivista del think tank cui aderiscono circa 250 accademici di diverse discipline.

Il piano era quello di applicare un sistema analogo a quello sperimentato con successo a Vo’ Euganeo per bloccare sul nascere i focolai di trasmissione di Sars-CoV-2. Si proponeva di dotare l’Italia di una rete di laboratori fissi e mobili per incrementare a 400.000 la capacità di effettuare tamponi: « Non ho più avuto riscontri alla mia proposta – dice Crisanti -. Ora a distanza di quasi tre mesi vengono emanati nuovi decreti del Presidente del consiglio, destinati ad impattare sulla nostra qualità della vita e sulle nostre attività lavorative, subiti pazientemente con la speranza che possano contribuire a diminuire il contagio. Ancora una volta, tuttavia, si persiste nell’errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi. La mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull’economia, l’educazione e la vita di relazione».

La Cina, spiega lo scienziato, pochi giorni fa, per eliminare un focolaio di 10 casi, ha effettuato 10 milioni di tamponi in un giorno.

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