Tensioni a Catania, la sfida a Conte: “Non chiuderemo i bar” - Live Sicilia

Tensioni a Catania, la sfida a Conte: “Non chiuderemo i bar”

Una lunga serata di protesta, con moltissimi imprenditori che rischiano di finire sul lastrico dopo le nuove misure governative.
DPCM ANTI COVID-19
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CATANIA – Tensioni (VIDEO), rabbia, esasperazione e una sfida, lanciata da un imprenditore di Ramacca: “Ribelliamoci al decreto Conte, da oggi resteremo sempre aperti”. Una lunga serata di protesta, continuata fino a tarda notte, con alcuni negazionisti e moltissimi imprenditori che rischiano di finire sul lastrico dopo il nuovo Dpcm emanato dal governo Conte. Una notte di passione, raccontata con le foto di Dario Azzaro e i video di Fernando Massimo Adonia, anche durante i momenti di maggior pericolo.

Le misure anti covid-19 prevedono, da oggi, la chiusura di ristoranti, pub e bar alle 18.00.

La sfida

Paolo D’Amato, gestore di un bar di Ramacca, lancia la sfida: “Visto che abbiamo speso i soldi per adeguarci alle misure stabilite dal Governo, faremo disobbedienza, dobbiamo restare aperti fino alle 24.00. Disobbedienza, oppure, “tu mi chiudi e tu mi paghi”. Con un decreto del presidente del Consiglio non si possono mettere sul lastrico milioni di famiglie”.

Le tensioni

Una protesta pacifica, tra gente esasperata ma senza alcuna intenzione di aggredire le forze dell’ordine. “Noi – ha esordito intorno alle 22.00 una commerciante, siamo disperati, invito la polizia a togliere i caschi perché non abbiamo alcuna intenzione di aggredirli”.

Poi, però, all’improvviso, intorno alle 23.30, un gruppo di persone incappucciate fuoriescono da una stradina che si trova proprio di fronte la Prefettura e lanciano una bomba carta contro la polizia. Il corteo si divide in due e parte una rissa tra manifestanti. In circa 15 minuti vengono esplose tre bombe carta. GUARDA IL VIDEO Poi gli animi si rasserenano.

La rabbia

Video di Fernando M. Adonia

“Non li vogliamo – dice un imprenditore che si alterna al megafono – gli amministratori che sono tutti venduti. Non vogliamo gli amministratori catanesi o quelli palermitani. Quello che vogliamo fare è lavorare onestamente nelle nostre scuole di danza, onestamente. Tasse non ve ne paghiamo più bastar..!”.

E poi i cori, contro Conte e contro Musumeci “pezzo di m…”.

Video di Dario Azzaro

“Ci troviamo di fronte a una situazione inverosimile – dice Gigi Vitale ristoratore di FipeConfcommercio – non solo per la nostra attività, per le nostre famiglie, ma anche e soprattutto per i nostri dipendenti, sono 10 nel mio locale.

Ci avevano giù buttato a terra, ma ci siamo rialzati, ci avevano trasformati in venditori da asporto e ogni giorno abbiamo vissuto con l’ansia di scoprire i nuovi orari di apertura e chiusura dei nostri locali”.

Il messaggio

“Siamo tutti padri di famiglia – dice un altro imprenditore il 27 non troviamo nulla sul conto corrente. Noi siamo quelli che paghiamo le tasse e manteniamo anche voi”, dice rivolgendosi alla polizia.

“Qua non c’è una distinzione tra imprenditori e lavoratori – aggiunge un altro imprenditore – qui siamo tutti lavoratori. Temiamo che questo virus maledetto farà vittime dal punto di vista economico e della salute, perché si sono mangiati tutto. È stata una politica assassina”.

Nel frattempo entrano in vigore le nuove misure tra la rabbia degli imprenditori.

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