Appello di dodici sindaci del Trapanese: Conte riveda il Dpcm - Live Sicilia

Appello di dodici sindaci del Trapanese: Conte riveda il Dpcm

L'appello dei Comuni.

Un vero e proprio appello, firmato dai sindaci di 12 Comuni della provincia di Trapani, inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Regione Siciliana, al Ministro per il Sud, al Ministro dell’economia e finanze, a quello dello Sviluppo Economico, ai Presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e ai Capi Gruppo dell’ARS.

Una accorata lettera nella quale i sindaci firmatari, con a capo il primo cittadino di Trapani, Giacomo Tranchida, ad adottare ogni iniziativa e provvedimento utili a tutelare e salvaguardare i diritti dei Siciliani e a scongiurare la definitiva chiusura delle attività economiche ovvero il pericolo che le stesse cadano in mano alla criminalità organizzata.

L’appello è firmato anche dai sindaci dei Comuni di Erice, Buseto Palizzolo, Calatafimi-Segesta, Castellammare del Golfo, Gibellina, Marsala, Paceco, Partanna, Salaparuta, San Vito Lo Capo e Valderice.

“Le Città che ci onoriamo di rappresentare – viene specificato nel documento – durante i mesi di lockdown – nonostante tra queste l’Amministrazione di Trapani avesse financo segnalato l’incongruenza di alcune norme rispetto alla reale situazione epidemiologica della Sicilia, impugnando il DPCM 26 aprile 2020 innanzi al TAR del Lazio – hanno rispettato le misure adottate dal Governo che nel mese di maggio hanno condotto ad una drastica riduzione dei contagi ed alla conseguente lenta ripresa delle attività sociali ed economiche, pur sempre in ossequio alle norme sul distanziamento individuale. Purtroppo, il subdolo virus, a partire dal mese di settembre, ha ripreso a circolare, portando la curva del contagio ai livelli allarmanti di questi giorni. Dinnanzi a ciò, non è certamente possibile rimanere inermi e ognuno dovrà fare la propria parte, onde tutelare la salute dei cittadini ed evitare il tracollo economico, oltre a garantire la stabilità sociale”.

Contestano, in pratica, il DPCM del 24 ottobre scorso specialmente nella parte che contiene misure in materia di apertura dei locali pubblici e di svolgimento di alcune attività ludiche e sportive. A detta dei sindaci, forti anche delle proteste di piazza che si stanno susseguendo in queste ore, queste misure rischiano di compromettere definitivamente la tenuta del sistema economico del mezzogiorno e delle comunità che rappresentiano.

“Chiudere un ristorante o un bar alle ore 18:00 a Milano significa riconoscere loro la possibilità di lavorare, grazie alle decine di migliaia di lavoratori che si spostano giornalmente, mentre gli stessi orari in Sicilia ed in provincia di Trapani non rappresentano – dal punto di vista economico – la fascia oraria di maggiore afflusso di avventori, essendo – nel nostro territorio – in voga la consumazione pomeridiana e serale (ristoranti, pizzerie etc…)”.

I sindaci sottolineano in fatto che, ad oggi, non sembra emergere un dato che collega la ripresa dei contagi a tali ultime attività che anzi, rispettando i protocolli, appaiano certamente più sicuri di altri che non subiranno restrizioni.

A fronte di ciò chiedono la modifica del provvedimento adottato o, in alternativa, la modulazione di un immediato sistema di aiuti che si basi sulle reali esigenze territoriali, tenendo in debita considerazione i costumi e gli usi delle Regioni del Sud.

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