"Covid, quella donna morta sola": il racconto del sindaco di Cinisi

“Covid, quella donna morta sola”: il racconto del sindaco di Cinisi

"Non dobbiamo perdere la nostra umanità, non dobbiamo pensare che gli anziani che muoiono non contino nulla".

PALERMO- “Non dobbiamo perdere la nostra umanità, non dobbiamo pensare che gli anziani che muoiono non contino nulla, dobbiamo, invece, prendere consapevolezza del Coronavirus, aiutarci, comportarci bene…”. Trema di passione umana ferita la voce di Giangiacomo Palazzolo, sindaco di Cinisi (foto d’archivio). Qualche tempo fa, era il 2 novembre, ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Purtroppo questa notte una nostra concittadina, già ricoverata in ospedale da diversi giorni, è deceduta a causa del Covid19. La perdita subita, per noi tutti, è motivo di dolore e di sincera commozione. Vi invito ancora una volta a riflettere sulla pericolosità della pandemia in corso, con le consuete raccomandazioni di rispettare le ordinanze nell’interesse di tutti, nessuno escluso, perché rappresentano le uniche forme di protezione da attuare per difenderci, e per difendere soprattutto le categorie più a rischio, da questo subdolo virus!”.

“La morte di una persona sola”

“Era una donna anziana di 83 anni – dice il sindaco – e credo che non avesse quasi nessuno, a parte qualcuno che la assisteva e le voleva bene. Una persona, purtroppo, abituata alla solitudine, ammesso che sia possibile abituarsi. Per quanto ho potuto ricostruire: è passata da Partinico, poi al Civico di Palermo, sempre con difficoltà, perché non è facile trovare un posto, infine a Marsala. Secondo quanto ho appreso, ha avuto un crollo improvviso, come succede con il Coronavirus. Io avevo una zia che è morta a Milano di Covid ed è morta lucida, perché si muore anche così, con il tempo di capire quello che sta succedendo. E si muore spesso in solitudine. Mi hanno riferito che alla signora si è scaricato il telefonino e che non ha potuto ricaricarlo per comunicare, è morta sola”.

“Il sistema è al collasso”

La voce del sindaco passa dalla forza al cordoglio. E fa bene al cuore, in tempi così confusi, cogliere il timbro dell’umanità. “Sì – dice Giangiacomo Palazzolo – aveva ottantatré anni. E allora? Quante persone sono da sole e stanno morendo da sole? Il sistema è al collasso, nonostante la grande abnegazione di chi opera in trincea, e la società non se ne rende conto. Io sto sul territorio, opero qui e vedo che si parla di colori: l’arancione, il verde… Ancora non è stata compresa la portata dell’emergenza che è mondiale. Ma noi non dobbiamo perdere l’umanità, non possiamo accettare con serenità che le cose per alcuni, tanti o pochi, vadano male”. No, non possiamo. E quando non si arriva a salvare, abbiamo almeno l’ultimo obbligo di non smarrire il cuore.

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