Maxi inchiesta sui permessi di soggiorno: indagate 246 persone - Live Sicilia

Maxi inchiesta sui permessi di soggiorno: indagate 246 persone

Le indagini dei carabinieri di Trapani partite nel 2018: scatta anche un sequestro dei beni

TRAPANI – Un sistema associativo collaudato che permetteva, attraverso la complicità di tre aziende edili ed una agricola, riconducibili a tre cittadini di Petrosino (TP), di frodare l’INPS per circa 676mila euro. Ma i numeri parlano di 246 persone indagate. Tra questi anche un consulente del lavoro.
L’operazione è stata posta in essere questa mattina dai Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro – Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani. E’ stata necessaria una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, al termine della quale è stata data esecuzione ad un sequestro preventivo di beni, del valore di circa 1 milione di euro, nei confronti di 5 soggetti orbitanti nel marsalese, per il reato di truffa aggravata e continuata, in concorso, ai danni di enti pubblici e vari delitti in materia di falso. Nel complesso risultano indagate, appunto, 246 persone.

Tutto ebbe inizio nel mese di febbraio del 2018 quando i Carabinieri della Stazione di Petrosino hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione di un uomo indagato per il reato di sostituzione di persona e truffa ai danni di una compagnia telefonica. Nel corso dei controlli i carabinieri trovarono quattro buste paga di cittadini extracomunitari, intestate ad una impresa edile riferibile all’uomo presso il quale era in corso la perquisizione domiciliare. Scattati i successivi approfondimenti, svolti dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani, è stato possibile accertare che la ditta era solita assumere un cospicuo numero di uomini e donne, per lo più di provenienza nordafricana, in prossimità della data di scadenza del permesso di soggiorno. Fatto che ha insospettito ulteriormente gli inquirenti che, pertanto, hanno disposto una serie di attività investigative suppletive – sia tecniche che di natura documentale – finalizzate a riscontrare la sussistenza di fenomeni criminali di percezione fraudolenta di indennità a sostegno del reddito. E dalle indagini, protrattesi per oltre un anno, è emerso un complesso sistema associativo, nel quale erano coinvolti altri 4 soggetti – nella veste di promotori, costitutori ed organizzatori – nonché 241 beneficiari di prestazioni fittizie.
In particolare:

  • sono state individuate 3 imprese edili ed 1 agricola, tutte attive solo “su carta” (e dunque prive di sede reale, mezzi ed attrezzature), riferibili a tre soggetti del luogo (tra cui l’indagato principale);
  • è stato identificato un soggetto di origini tunisine che sembra essere colui che, materialmente, reclutava connazionali-falsi lavoratori;
  • è emersa, inoltre, la responsabilità di un consulente del lavoro, il cui compito sarebbe stato quello di predisporre false comunicazioni all’INPS per assunzioni e licenziamenti, oltre che stipulare contratti fittizi di locazioni di terreni, generando l’erogazione di indennità a sostegno del reddito non dovute. Dagli accertamenti, gli inquirenti hanno scoperto che la metà del valore di queste indennità percepite dai finti lavoratori veniva restituita ai titolari delle ditte fittizie, in cambio della regolarizzazione della loro posizione sul territorio nazionale, derivante dalla stipula di brevi contratti di lavoro. Gli accertamenti esperiti hanno permesso di acclarare – nel periodo che va dal 2012 al 2018 – una elargizione di prestazioni non dovute da parte dell’INPS per 676.000 euro circa. Il GIP presso il Tribunale di Marsala, concordando con le richieste della Procura, ha pertanto emesso decreto di sequestro preventivo per equivalente – ai sensi dell’art. 321 c.p.p. – a carico dei 5 indagati, fino a totale copertura delle somme sopra quantificate; inoltre ha disposto il sequestro preventivo dello studio professionale del consulente del lavoro.

Al centro dell’inchiesta c’è il consulente Francesco Di Pietra, 50 anni, al quale è stato sequestrato lo studio professionale. Gli altri indagati sono il 50enne Sergio Agnello, residente a Mazara del Vallo ma originario di Sambuca di Sicilia, i mazaresi Nicolò Passalacqua di 50 anni e Salvatore Asaro di 59 e, infine, il cittadino tunisino Mehdi Ammari che sarebbe stato colui che procacciava, materialmente, i connazionali che servivano alla truffa nei confronti dell’INPS.

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