Addio a Massimo, un uomo buono

Addio a Massimo, un uomo buono

"Papà ha lottato fino all'ultimo come un leone con tutte le forze, sostenuto dal nostro e dal vostro immenso amore".
LA MORTE DI MASSIMO BELLOMO
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PALERMOQuando se ne va un gentiluomo, un collega, come Massimo Bellomo, non è sufficiente dare la triste notizia. Si deve vedere l’amore. L’amore della sua famiglia, con la moglie e i due figli in una foto pubblicata sul profilo e un testo breve come l’infinito: “Papà ha lottato fino all’ultimo come un leone con tutte le forze, sostenuto dal nostro e dal vostro immenso amore. Va via sereno con noi sempre al suo fianco e con voi sempre costantemente presenti nel cuore”. Una dedica per l’eternità, con l’immagine, come per dire: ‘Noi siamo questo e questo saremo sempre. Certo, la morte è terribile, il distacco fa un male cane. Ma non per questo noi ci perderemo. Anzi, tenetelo a mente: noi non ci perderemo mai….’.
Ma che sarà mai questa morte, accidenti a lei. Sono anni che noi cronisti la raccontiamo e non ne abbiamo capito niente, né sappiamo come sia possibile evitarla. Avessimo mai imparato, nelle nostre escursioni in cose che non vorremmo scrivere, come si fa a uccidere la morte. E invece niente. Ce ne stiamo qua ad aggiornare il libro delle croci, con una rabbia crescente. Massimo lo sapeva, perché era un maestro: il nostro è il mestiere dei sopravvissuti.
Quando muore un amico come Massimo Bellomo, lo cerchi negli ultimi messaggini, nei whatsapp, perché lo vorresti ancora un po’ con te. E dopo un’esistenza di cose terrene, anche futili, però meravigliose, vorresti chiedergli che cos’è la partenza, che cos’è il dolore. E aggiungere: ma tu com’è che sorridevi sempre. Combattevi con il tuo male e sorridevi. Telefonavi e sorridevi. E sei andato via sereno, come hanno scritto i tuoi bellissimi figli in quella foto con la tua bellissima moglie. E come si fa? Hai lasciato qualche appunto? Hai scritto l’ultimo comunicato?
Era un amico, Massimo, di quelli che magari non ci mangi la pizza insieme. Però danno un senso alla tua vita, perfino nella lontananza. Perché sono l’uomo che vorresti essere tu.
Era un uomo buono. Sì, eri buono, caro Massimo.
Io me lo ricordo ancora quando mi hai salvato perché, giovane ‘biondino’, avevo mancato la conferenza stampa. E mentre pensavo a come mi avrebbero fucilato al giornale, ti sei presentato con un comunicato scritto apposta per me, in cinque minuti. E con il tuo sorriso.
Se il valore di una persona è dato anche dalla quantità e dalla qualità delle lacrime di chi resta, basta affacciarsi e navigare il mare del cordoglio. Siamo tutti qui, caro Massimo, e aspettiamo l’ultimo comunicato di una sola riga. Ragazzi, il Paradiso c’è...

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