Semilibertà dopo 29 anni: chance dopo l'ergastolo - Live Sicilia

Semilibertà dopo 29 anni: chance dopo l’ergastolo

il detenuto sta espiando la condanna per un terribile omicidio. Si prenderà cura del verde comunale

PALERMO – Dopo 29 anni di carcere l’ergastolano Sebastiano Ragusa ottiene una seconda possibilità. Sta espiando la condanna per un terribile omicidio. Il tribunale di sorveglianza di Palermo gli ha concesso la semilibertà, accogliendo l’istanza degli avvocati Luigi Miceli e Rosa Maria Salemi.

L’avvocato Luigi Miceli

Ragusa, catanese di 58 anni, può uscire dal carcere ogni giorno in orari prestabiliti. Ad attenderlo fuori ci sono i figli, che hanno sempre creduto nella sua riabilitazione, e un lavoro di pubblica utilità. Deve prendersi cura del verde d’intesa con il Comune di Palagonia e di sera fare rientro in carcere.

Fu un delitto passionale ed efferato quello di cui si macchiò Ragusa, che ha sempre respinto l’accusa di essere un assassino. “Un ladro comune”, così si è definito nel corso dei processi. Ed invece, come hanno stabilito le sentenze passate in giudicato, fu lui a uccidere Giuseppe Tardo, assassinato nell’aprile del 1991. Il cadavere venne ritrovato dentro una macchina data alle fiamme nelle campagne di Militello Val di Catania. Ad ucciderlo era stato un colpo di pistola. Per i parenti della vittima fu un dolore atroce, una ferita che mai si rimarginerà.

Dietro la seconda possibilità concessa a Ragusa c’è l’impegno dei figli, bambini quando avvenne il delitto e diventati adulti lontano dalla Sicilia dove si erano trasferiti nel tentativo di recidere ogni contatto con il padre e e prendere le distanze dagli eventi tragici del passato di cui anche loro sono stati vittime. 

L’avvocato Rosa Maria Salemi

Con il passare degli anni hanno cambiato idea e hanno provato a recuperare il rapporto con il genitore fino alla decisione di tornare in Sicilia nella speranza di ricreare quel contesto familiare accogliente necessario per una misura alternativa al carcere.

“Alla luce delle acquisite emergenze processuali reputa il collegio che tenuto conto della carcerazione ormai quasi trentennale – scrivono i giudici -, della positiva progressione fatta registrare nella partecipazione del detenuto ai benefici penitenziari via via più ampi soprattutto, con significativa costanza nel corso degli anni più recenti e della sussistenza di una valida opportunità risocializzante nonché di un contesto familiare positivo e idoneo a sostenerlo nel non facile processo di reinserimento sociale, il condannato possa essere ammesso al beneficio della semilibertà”.

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