Medici, i numeri del contagio: ma si respira la speranza

Medici, i numeri del contagio: ma si respira la speranza

Dall'inizio della pandemia in Sicilia risultano avere contratto il virus 1.480 operatori sanitari, pari al 2,5 % dei casi

PALERMO- Il messaggio della dottoressa che racconta la sua positività al Covid, di essersi cioè contagiata mentre curava gli altri, è un pugno nello stomaco. Siamo creature inserite nel dedalo delle relazioni umane: in questa enorme tragedia della pandemia, il dolore è immenso. Se accade che il colpo tocchi a qualcuno che conosci, per normale reazione emotiva, la sofferenza non si acuisce, perché non potrebbe accedere a un livello superiore: assume una fisionomia che la rende più riconoscibile.
I medici siciliani, gli infermieri, tutto il personale sanitario, sono in prima fila nel contrasto al Coronavirus. E, come accade ovunque, stanno pagando un prezzo alto. Si può comprendere il sentimento in circolazione nelle corsie: da un lato la speranza, il carburante necessario per andare avanti, dall’altra la logica apprensione di chi non può non sentirsi esposto a un rischio maggiore.

Medici e infermieri, il numero dei contagi

Dall’inizio della pandemia in Sicilia – secondo i dati a disposizione dell’assessorato alla Salute che poi sono quelli rilevati attraverso il sistema di sorveglianza dell’Iss – risultano avere contratto il Coronavirus 1.480 operatori sanitari pari al 2,5 %. In particolare solo 878 sono stati i casi a partire dal mese di ottobre: si tratta – spiegano dall’assessorato – dell’1,7% dei casi registrati da questo mese a oggi contro la media nazionale che nel periodo si attesta al 5% . Il trend – secondo i calcoli degli uffici – si è notevolmente ridotto rispetto alle prime fasi della pandemia, quando, alla fine del mese di marzo, uno su cinque dei contagi rilevati in Sicilia “era afferente proprio al personale sanitario”.
Ovviamente, si ragiona di percentuali, cioè di rapporti, che sono una cosa diversa dai numeri assoluti in crescita, nel contesto di una catastrofe mondiale e nazionale. Uno scenario che non va mai dimenticato. E (ovviamente) è necessario ricordare che tutto è cambiato, nel frattempo: i tamponi si somministrano sul territorio, con procedure di tracciamento e di individuazione comunque assai meno farraginose, che prima riguardavano soprattutto i ricoverati, non l’intera popolazione.

Cala la pressione nei pronto soccorso

Ma com’è la situazione nei pronto soccorso, riferimento importante per comprendere l’andamento del contagio, a Palermo? I numeri, da qualche giorno, sono buoni, tanto che l’area d’emergenza dell’ospedale Civico, finora dedicata al Covid, potrebbe tornare a svolgere una funzione di assistenza generale entro Natale. L’altra buona notizia è che, sempre al Civico, il focolaio che aveva destato enorme preoccupazione sembra definitivamente domato. Ieri, per esempio, qualche minuto prima delle sei e mezza della sera, risultavano tredici pazienti e diciannove al pronto soccorso-Covid del ‘Cervello’. Un indice di presenze molto minore rispetto alla consuetudine.
“Sì, la pressione è diminuita come ci aspettavamo – dice il dottore Renato Costa, commissario per l’emergenza a Palermo e provincia -. Giocano un ruolo le restrizioni e siamo confortati dai valori della curva, ma nessuno deve pensare al ‘liberi tutti’. Dobbiamo consolidare quanto acquisito e lavorare di più sul territorio, garantendo l’assistenza domiciliare piena ai paucisintomatici, a chi esce dall’ospedale, alle persone fragili”. Il concetto espresso è chiarissimo. Mentre i bollettini quotidiani offrono rintocchi tremendi, lo sviluppo della tendenza sembra aprire qualche sguardo alla speranza, purché ci si ricordi che un Natale a briglia sciolta sarebbe un errore.

“State il più possibile a casa”

Ha scritto su Facebook il dottore Aurelio Puleo, primario del pronto soccorso di Villa Sofia: “Credo di possa semplicemente dire che più si ci avvicina e più ci si contagia, più ci si contagia e più ci si ammala, più ci si ammala e più si muore secondo probabilità e percentuali che allo stato delle conoscenze sono totalmente a capocchia… Per di più non ci sono terapie efficaci, per cui state chiusi in casa (possibilmente da soli) e aspettate che passi”.
Perché, nel frattempo, negli ospedali si continua, comunque, a lottare a morire e anche i servizi che non riguardano il Coronavirus versano in una condizione di sofferenza. Ma i segnali di sollievo ci sono e somiglia a un nuovo inno al consapevole ottimismo il messaggio mandato ai suoi colleghi da un’altra dottoressa, ricoverata in condizioni non semplici al Civico. Ora che sta meglio ha scritto due parole: “Sono viva!”.


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