Trapani, la società del trasporto pubblico tra crisi e incertezze - Live Sicilia

Trapani, la società del trasporto pubblico tra crisi e incertezze

Una vera e propria grana per il sindaco Giacomo Tranchida

TRAPANI – La società che si occupa dei trasporti pubblici nel comprensorio trapanese, interamente partecipata dal Comune di Trapani, vive un periodo di grandi incertezze. Siamo davanti a una vera e propria grana per il sindaco Giacomo Tranchida che, malgrado la vision di tutto rispetto che continua ad avere sul futuro della società di trasporti, si scontra da un lato con la lentezza decisionale degli altri Enti attori che erano stati chiamati a partecipare, ognuno con proprie quote azionari nella SpA (e cioè i Comuni di Erice, Paceco e Favignana), alla nascita di una vera e propria super società che potesse gestire, in maniera integrata, il sistema dei trasporti urbani e dei parcheggi a pagamento nei 4 Comuni; dall’altro lato, invece, è costretto a badare a questioni più terra terra come le aspirazioni ed ambizioni della politica locale.

Nelle more di procedere al rilancio di ATM SpA, il sindaco Tranchida l’anno scorso aveva optato per un cambio di strategia amministrativa e decise di affidare l’azienda di trasporti, con apposito cambio statutario, non più ad un Amministratore Unico ma ad un vero e proprio Consiglio di Amministrazione composto da 5 professionisti titolati, in modo tale da agevolare il percorso di coinvolgimento degli altri tre Comuni chiamati alla co-gestione dell’Atm. Una strategia che ha funzionato ma solo per poco. All’interno del CdA originario, era palese e certificato anche dagli atti, si crearono due fazioni e gli attriti hanno portato, qualche settimana addietro, alle dimissioni di due dei cinque componenti (il commercialista Franco Murana e l’avvocato Sabrina Giudici) immediatamente dopo l’arresto di Salvatore Barone che, di ATM, fu il direttore generale storico ed anche Presidente del CdA della stessa nei primi mesi di nascita della nuova visione strategica di ATM, poi regolarmente sostituito nel ruolo dall’ingegnere Antonio D Giovanni.

Barone, per la cronaca, è stato scarcerato dopo il suo arresto avvenuto nell’ambito dell’operazione NUARA che ha messo in luce ancora una volta i rapporti fra imprenditori e appartenenti alle famiglie mafiose del trapanese. Ma la frittata, almeno per quanto riguarda le “opportunità politiche” (così le ha definite il sindaco Tranchida), era stata fatta: Salvatore Barone, infatti, affidò la sua difesa all’avvocato Massimo Zaccarini, altro componente del CdA di ATM. Fatto che per il sindaco di Trapani venne ritenuto, appunto, inopportuno tant’è che, procedendo con la ricostituzione del decaduto CDA (a causa delle dimissioni di Murana e Giudici), Zaccarini non è stato riconfermato nel ruolo. E nemmeno l’ingegnere Di Giovanni è stato riconfermato. Il sindaco Tranchida, di contro, ha scelto di affidarsi proprio ai due professionisti dimissionari, Giudici e Murana, rinominandoli in seno al CdA e decretando Murana addirittura presidente del Consiglio di Amministrazione. Crisi risolta? Nemmeno per scherzo, anzi. Le nomine in CdA, secondo il patto politico con le liste che hanno sostenuto la candidatura di Tranchida a sindaco di Trapani, erano e continuano ad essere affidate alle indicazioni della politica. E l’avvocato Zaccarini era indicato dal gruppo consiliare dei DEMOS.

Che, ça va sans dire, ha aperto – anche al suo interno – la crisi di maggioranza al Comune capoluogo. Nel frattempo, tanto per farcire con le ciliegine il pasticcio ATM Trapani, si scopre che il terzo componente del CdA nominato dal sindaco Tranchida pochi giorni addietro, nelle more di ricostituire il plenum formale, e cioè Giacomo Cangemi (che fu candidato in una delle liste che sostenevano Tranchida), non ha i requisiti per ricoprire l’incarico. Salta, dunque, nuovamente tutto e, alla data di oggi, continua ad essere operativo il vecchio CdA costituito da DI Giovanni (presidente), Zaccarini e Carpinteri. Ma stamattina si apprende delle dimissioni formali ed irrevocabili proprio dell’ingegnere Di Giovanni. Pasticcio alla trapanese, dal sapore vecchio di politica da Prima Repubblica.

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