Il patto con Roma: meno enti e taglio di 20 milioni sugli affitti

Nel patto con Roma meno Partecipate e un taglio di 20 milioni sugli affitti

L'intesa sul disavanzo prevede la riduzione delle locazioni, ma serve il Centro direzionale. Armao: "Giù le spese e più investimenti"

PALERMO – L’impegno è quello di raggiungere un risparmio che nel 2029 ammonterà a un miliardo e 740 milioni di euro, ma il dettaglio delle sforbiciate nelle varie voci di spesa individuate dal patto tra Stato e Regione Siciliana per il rientro dal disavanzo accertato dalla Corte dei conti nel 2018 è un dossier che deve ancora essere aperto. Uno dei settori su cui si abbatterà la scure è quello degli affitti pagati dall’Amministrazione: quando il Centro direzionale della Regione di via Ugo La Malfa, a Palermo, sarà realtà si registrerà, a regime, un abbattimento degli affitti di circa venti milioni di euro.

Armao: “Meno spese e più investimenti”

Il dato sulle locazioni passive è uno dei pochi su cui è possibile, al momento, una indicazione di massima. L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, intanto, non nasconde la sua soddisfazione l’accordo (leggi il documento) raggiunto con il governo centrale: “Dopo un serrato negoziato con il ministero dell’Economia abbiamo raggiunto un’intesa finanziaria di portata storica che vale 2,161 miliardi di euro, libera 421 milioni nel 2021 e distribuisce il disavanzo per un decennio”. Già per il biennio 2021-2022 il risparmio sarà pari a 120 milioni di euro: “Metteremo in atto una riqualificazione delle uscite e un rafforzamento degli investimenti – spiega Armao -. Siamo l’unica Regione in Italia ad effettuare una manovra di queste dimensioni”.

“Nessun ritardo, Roma si è complimentata”

Sul governo, però, sono piovute critiche per il ritardo nel raggiungimento dell’intesa con Palazzo Chigi. “Castronerie – taglia corto Armao -. Il presidente Musumeci aveva chiesto un confronto con il premier Conte nel febbraio del 2020, poi è scoppiata la pandemia ed è stata la stessa Commissione paritetica a differire i termini dell’accordo. Capisco il gioco di ruoli imposto dalla politica, ma chi dice che siamo arrivati in ritardo mente sapendo di mentire. La verità è che il premier, così come i ministri Boccia e Provenzano, si sono complimentati con il governo regionale per l’alto livello del lavoro svolto”.

Un piano in 13 mosse

I dettagli sui risparmi di spesa, però, si vedranno in corso d’opera: al momento nell’accordo figurano soltanto le percentuali minime di riduzione da raggiungere ogni anno. Di certo c’è che le tre marco aree che racchiudono al loro interno 13 singole voci in cui intervenire vedranno già a partire da quest’anno una sforbiciata da 40 milioni di euro. Tutta da decidere, ad esempio, la partita sulla riduzione dei trasferimenti dalla Regione all’Ars in virtù del taglio ai vitalizi dei deputati deciso da Palazzo dei Normanni: “Concorderemo tutto con il Parlamento”, assicura Armao, che è anche vicepresidente della Regione.

Sforbiciata sulle spese per il personale della Regione

Un altro capitolo riguarda i tagli alle spese per il personale e la riduzione dei salari accessori, che hanno già provocato dei malumori da parte di qualche sigla sindacale. A questo si accompagna il blocco del turn over dei dirigenti: “Sappiamo bene che abbiamo bisogno del turn over e di energie fresche – ammette Armao – e abbiamo cercato in tutti i modi di trovare una soluzione, ma gli accordi si fanno in due. L’alternativa a questa intesa – ricorda il vicepresidente della Regione – era il rientro dal disavanzo in soli tre anni”. All’orizzonte anche la razionalizzazione del settore dirigenti da attuare con la riforma della pubblica amministrazione: l’idea è quella di eliminare “l’anomalia tutta siciliana della ‘terza fascia’” e andare di fatto verso “una concentrazione” in un’unica voce”. Previsti anche il recepimento della normativa statale sullo smart-working e la riorganizzazione della struttura amministrativa regionale “al fine di ottenere una riduzione significativa – si legge nel documento – degli uffici di livello dirigenziale e, in misura proporzionale, delle dotazioni organiche del personale dirigenziale e del comparto”. Nel documento trovano posto anche la riforma dei Consorzi di bonifica e dei forestali, ma anche in questo caso la partita si giocherà all’Ars.

Meno società partecipate

Tra i settori in cui si andrà a intervenire c’è quello delle Partecipate regionali, destinate alla concentrazione in un numero minore di sigle sul modello di quanto già in itinere con Resais (che confluirà in Sas). Analogo destino per Sicilia Digitale, che si fonderà con la Società interporti siciliani e con il Consorzio di ricerca: le delibere sono già state definite. Un processo di razionalizzazione che si accompagna anche al taglio delle spese per gli affitti di enti e società che rientrano nel Gap (Gruppo amministrazione pubblica), una galassia che in Sicilia conta fino a 160 sigle. Alcune di queste, come l’Espi, l’Ente siciliano per la promozione industriale, hanno già lasciato i locali: tra queste l’Eas, che finirà nello stesso stabile che ospita l’Irfis, e la stessa Resais, che confluirà in Sas. Anche Sicilia Digitale ha disdetto il suo contratto d’affitto e e con l’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica si trasferirà al Centro direzionale palermitano di Brancaccio.

Il capitolo canoni

La Regione intende poi rivedere anche gli affitti che incassa, attraverso una ricognizione dei canoni di concessione e di locazione dei propri beni. In questo caso, però, l’obiettivo è ancora distante dal momento che il governo intende aspettare la fine della pandemia per mettere mano a questo capitolo che comporterebbe un aumento di spesa per le imprese. Minori uscite, infine, anche grazie alla riduzione dei centri di costo, la centralizzazione delle committenze, la digitalizzazione degli atti e la riduzione dei compensi degli organi di amministrazione di enti e società partecipate. In vista anche una riduzione delle spese per consulenze e incarichi professionali.


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