"Apriamo a Iv e Foza Italia: così vinceremo a Palermo e in Sicilia"

“Apriamo ai moderati di Iv e Forza Italia: vinceremo a Palermo e in Sicilia”

Parla il deputato dem: Miceli “Niente puzza sotto il naso. E su Cancelleri e Micciché…”
L'INTERVISTA
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PALERMO – “In vista di Palermo 2022 e delle prossime Regionali dobbiamo aprire a quei moderati che non vogliono stare con Salvini e Meloni, iniziando da Italia Viva e da Forza Italia, senza puzza sotto il naso, guardando anche a chi ha firmato il manifesto per il ‘grande centro’. Serve una coalizione europeista e anti-sovranista, ma solo con chi non pratica la politica dei due forni. Il partito di Conte? Non ora”. Parola di Carmelo Miceli, deputato nazionale del Partito Democratico e componente della segreteria di Nicola Zingaretti. “Inutile chiedere un rimpasto a Leoluca Orlando sacrificando assessori come Mattina e Petralia – dice a Livesicilia – Ma se Orlando non lavora al 2022, non si presenti in direzione nazionale. Piuttosto facciamo crescere il gruppo a Sala delle Lapidi”.

Nel 2022 Palermo andrà al voto: il Pd chi candiderà come sindaco?
“Di personalità di primo piano e di grande esperienza ce ne sono diverse in città, ma non è il momento di parlarne: se pure pensassi a dei nomi, e non nascondo di pensarci, farli ora significherebbe bruciarli. Per la sua storia e la sua empatia con Palermo, sostituire Leoluca Orlando nell’immaginario collettivo non sarà semplice ed è per questo che dobbiamo iniziare a lavorare subito. Partendo dalla coalizione”.

Ad oggi il Pd dovrebbe andare con la sinistra e il M5s…
“Certo, questa è la base a Palermo come alla Regione: Partito Democratico, Movimento cinque stelle, i Cento Passi di Claudio Fava e Sinistra Comune, le forze civiche. Ma Palermo deve diventare un cantiere sperimentale che valga anche a livello nazionale, facendo un ulteriore passo in avanti: abbiamo già sdoganato il M5s, che oggi si professa europeista e ragiona di alleanze, adesso dobbiamo dialogare con quei moderati che non vogliono morire sovranisti, che a Roma non vogliono stare con Salvini e Meloni e che in Sicilia non si trovano a proprio agio con Musumeci. Insomma, una coalizione Ursula da applicare a livello nazionale, regionale e locale”.

Il che significa che il Pd in Sicilia deve allearsi con Italia Viva e con Forza Italia?
“Dobbiamo avere la forza di portare avanti un ragionamento a più livelli, ma è sotto gli occhi di tutti che oggi tanti moderati e tanti cattolici siano a disagio in un centrodestra a trazione sovranista”.

Con Italia Viva i rapporti sembrano ormai interrotti…
“Io non ho aderito a Italia Viva perché ero e sono convinto che il posto dei moderati sia dentro il Partito Democratico e non fuori. Quello di Iv è un progetto che non è decollato, purtroppo per Matteo e per tanti amici di vecchia data, e a Roma hanno buttato il bambino con l’acqua sporca: dalla contestazione su alcuni temi si è passati al mettere a repentaglio la tenuta del governo, che significa rischiare di regalare alla destra il Parlamento, il Recovery Fund e il prossimo Presidente della Repubblica. Hanno bisogno di chiarirsi al proprio interno, ma non sono d’accordo con chi dice ‘mai più alleanze’ perché la politica è fatta anche di ripensamenti legittimi. Però è chiaro che non possiamo accettare la logica dei due forni, né da Iv né da altri”.

In che senso?
“Italia Viva a Palermo è rimasta al centro guardando ora a destra e ora a sinistra, in una logica che non esclude un’operazione centrista. A queste condizioni, non ci stiamo. In più la dinamica nazionale ha aggravato lo scenario di un ritorno alla alleanza e occorrerà vedere come andrà a finire. Ma se qualcuno di Italia Viva invece si riconoscesse alternativo alla destra, in prospettiva di Palermo e Sicilia 2022, allora a mio avviso dovremmo tornare a dialogare. E questo vale per tutti i moderati”.

Praticamente il Pd siciliano dovrebbe parlare anche con Micciché?
“Tante persone che oggi militano nel centrodestra possono e devono essere nostri interlocutori, se si pongono in alternativa al sovranismo. Micciché gioca con più mazzi di carte, un giorno insulta Salvini e l’altro lo riceve in pompa magna. Ho difficoltà a vederlo come un interlocutore serio e affidabile”.

Secondo il quotidiano La Sicilia, il partito di Conte scalda i motori anche in Sicilia con Francesco Attaguile, Totò Cardinale, Gianpiero D’Alia…
“Non penso sia il momento di pensare a un partito di Conte: il premier ha un compito di garanzia e cesura della coalizione, vedo difficile conciliare le due cose. Io penso, e non da ora, che i moderati debbano avere la propria casa nel Pd, non abdicherei questo spazio ad altri, e sicuramente molti moderati sono in difficoltà in Sicilia, tanto che Micciché ha provato a fornire loro una casa. Più che a un partito di Conte, penserei a un partito moderato e liberale che si riveda nel Partito popolare europeo e che faccia parte della nostra coalizione”.

Ma lei ce lo vede Giancarlo Cancelleri insieme a Forza Italia?
“Io penso alle cento firme di quel documento sul ‘grande centro’, moltissimi di loro dovrebbero stare con noi. Giancarlo ha un ruolo nazionale di primo piano e grande maturità politica, penso sia doveroso per tutti immaginare questo percorso che potrebbe partire in Sicilia e poi essere utile anche in prospettiva nazionale”.

Il Pd a Roma cerca di riportare a casa i parlamentari renziani… siete a caccia anche in Sicilia?
“Noi non andiamo a caccia di nessuno, però dentro Italia Viva si è aperta una riflessione: quando un soggetto politico non decolla, è normale che qualcuno provi a tornare alla ‘casa madre’ e non ci vedo nulla di male. Vito De Filippo, alla Camera, ha fatto esattamente questo percorso, chiunque può ripensarci”.

Torniamo a Palermo 2022. Il Pd ha chiesto a Orlando un rimpasto di giunta…
“Se il problema del Pd è se stare o meno con Orlando, commette un errore. Così come è un errore chiedere il rimpasto. Abbiamo un sindaco che è quasi al termine del secondo mandato e che in questi anni ha sempre scelto da solo i suoi assessori, che senso ha chiedere posti al nono anno? Peraltro se questo dovesse significare il sacrificio di assessori come Giuseppe Mattina e Paolo Petralia che stanno lavorando molto bene e che hanno la tessera del Pd, non sarei d’accordo. Quello del rimpasto è un ragionamento vecchio e decontestualizzato”.

Ma il Pd sostiene ancora Orlando o no?
“Io mi ricordo quando, da segretario provinciale, ho consegnato la tessera del Pd al sindaco e non capisco perché oggi si professi indipendente, facendo un passo indietro. Però voglio essere chiaro: se Orlando veramente vuole disinteressarsi del 2022 sono problemi suoi, ma ci faccia la cortesia di non presentarsi in direzione nazionale (di cui è componente da indipendente, ndr). Se invece per una volta mette se stesso in secondo piano, privilegiando la costruzione del dopo, allora possiamo ragionare”.

Insomma, chiedere eventuali posti in giunta non la convince…
“Quella di Orlando è una stata una bellissima pagina della storia di Palermo, ma volge al termine. Io lascerei lavorare il sindaco senza sentire la necessità di riconoscermi in una giunta, mantenendo la libertà di votare quello che è utile alla città e bocciare quello che non lo è, facendo da stimolo. Questo scontro fra Sinistra Comune e Italia Viva, fra il tram e le esigenze quotidiane, segue una logica sbagliata di cui si pagherà il conto. Non vorrei che a pagarlo fosse anche il Partito Democratico”.

Il Pd a Palermo dovrà lavorare sulle liste, sia alle Comunali che alle Regionali…
“Il Pd deve allargare, crescere, offrire una visione e una prospettiva ed essere consequenziale: bene le iniziative che coinvolgono i mondi produttivi, i sindacati, i professionisti… ma serve la politica che si realizza insieme alla segreteria regionale e a quella nazionale. Le liste non si costruiscono per salvaguardare gli uscenti, ma dovranno essere competitive. Nell’attuale maggioranza in consiglio comunale, per esempio, ci sono forze civiche a cui tendere una mano, con cui costruire un approdo nel Pd”.

Si riferisce ad Avanti Insieme?
“Io farei una corte spietata a persone come Toni Sala e Totò Orlando, ma anche ad altri soggetti civici che sono in maggioranza ma non hanno la tessera del Pd: con loro bisogna dialogare, insieme agli attuali consiglieri sarebbero una base di ripartenza”.

Farete le primarie?
“Se servono a consolidare la coalizione, sì. Ma credo nel primato della politica, nella necessità di portare avanti quel ragionamento di apertura ai moderati, quindi potrebbero non essere necessarie”.

Lagalla, Scoma, Armao, Milazzo… qualcuno di questi nomi la convince?
“Il primo presupposto è una rottura netta con la destra, senza doppi forni. Solo dopo si potrà dialogare”.


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