Se l'identità italiana trova le sue radici nel Vespro siciliano - Live Sicilia

Se l’identità italiana trova le sue radici nel Vespro siciliano

Uno studio rigoroso, ma allo stesso tempo agile, pensato sulla scorta di solide coordinate metodologiche.

Il Vespro come atto fondamentale dell’identità italiana. Non, invece, una protesi da derubricare a fatto periferico della Storia propriamente detta. E neanche un fatto estetico. Quanto avvenne nel “fatale” lunedì di pasqua del 31 marzo 1282 è uno spartiacque della vicenda nazionale. Ce lo ricorda l’inno di Goffredo Mameli, che dedica un richiamo – più esplicito non si può! –  all’evento che, oltre tutto, esprime in maniera irrevocabile la narrazione dell’animo siciliano. Quello stesso animo che s’incendia nell’orgoglio del marito ferito nell’onore per l’esuberanza di un soldato angioino.

Il richiamo al Vespro torna anche nelle pagine più drammatiche della recente vicenda repubblicana, quando, all’indomani delle stragi del 1992, il governo invia l’esercito nelle strade dell’Isola per contrastare sul campo il cancro mafioso. Il nome dell’operazione fu appunto “Vespri siciliani”. E qualcosa vorrà pure dire. Marco Leonardi, storico dell’età medievale in forza all’Università di Catania, passa al setaccio una narrazione assai paradigmatica. Anzi, va di “contrappelo” (per dirla con il grande filosofo della storia Walter Benjamin). E lo fa con il recentissimo La medievistica «siciliana» e l’«Età del Vespro» (1250-1302). Fonti, ricostruzione storica, polemica storiografica (Algra Editore, 2020). 

Metodologia

Uno studio rigoroso, ma allo stesso tempo agile, pensato sulla scorta di solide coordinate metodologiche. Il debito di riconoscenza verso Michele Amari, Steven Runciman, Benedetto Croce, Salvatore Tramontana, Francesco Giunta e Giuseppe Giarrizzo è dichiarato sin dalle prime pagine del saggio. Tuttavia, Leonardi, ben consapevole di confrontarsi con un’eredità scientifica tanto importante (e ingombrante), mette ordine alla ridda delle interpretazioni – talvolta anche in conflitto tra loro – e ci consegna un’introduzione «all’Età del Vespro Siciliano» dal passo sicuro. 

In tal senso, il confronto serrato con le fonti consente di arrivare alla dimensione fenomenologica del fatto storico senza rimanere impigliati nelle trappole dell’ideologia. Una fatica che in ultimo fa onore alla professione dello storico. Una necessità, mettiamola così, che è lo stesso Leonardi a ricordare a studenti e studiosi quasi fosse un mantra da recitare giorno e notte: “La disciplina storica è quella disciplina che revisiona costantemente la ricostruzione (e le valutazioni che a tale azione ne conseguono) del passato”. 

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