Varianti in Sicilia, zona gialla e tamponi: le divisioni tra gli esperti

Varianti in Sicilia, zona gialla e tamponi: le divisioni tra gli esperti

Oggi una riunione del Cts che si preannuncia 'agitata'.
LA PANDEMIA IN SICILIA
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PALERMO Tamponi, zona gialla e varianti. Sono questi gli argomenti (soprattutto il primo) di cui si discuterà oggi, salvo sorprese dell’ultima ora, in una riunione del Comitato tecnico scientifico siciliano, alla presenza dell’assessore alla Salute Ruggero e Razza. Gli esperti chiamati al capezzale del Covid hanno valutazioni divergenti, tra di loro, su certi aspetti del modo di affrontare la pandemia. L’incontro dovrebbe essere confermato, ma se pure non si svolgesse, quelle diversità di vedute rimarrebbero.

La questione dei tamponi

Da tempo, all’interno del Comitato, ci sono due linee di pensiero sul tracciamento che possiamo riassumere così: tutti sono concordi nel riconoscere al tampone molecolare la massima autorevolezza nell’individuare il Coronavirus. Quale deve essere il ruolo, allora, dei tamponi rapidi? Secondo una corrente di pensiero, il tampone rapido, comunque, è una sentinella importantissima sul territorio che consente di individuare i casi positivi. Secondo un’altra corrente di pensiero, sarebbe necessario concentrarsi di più sui tamponi molecolari e sull’implementazione delle microbiologie perché i test rapidi antigenici – che possono variare in accuratezza – sarebbero indicati, soprattutto, per lo screening di comunità definite. Lo stesso Ministero della Salute, in una circolare di un mese fa, ha stabilito dei criteri rigorosi per il loro utilizzo, anche all’interno del bollettino quotidiano, riconoscendo al molecolare la qualifica diagnostica di “Gold standard”.

Varianti e zona gialla

Un altro tema di discussione riguarda la zona gialla, in Sicilia, e le varianti in circolazione. “Stiamo raccogliendo alcuni dati, per fortuna, confortanti – ha detto il presidente Musumeci – diminuisce il numero dei ricoveri anche in terapia intensiva, dei contagiati e abbiamo un Rt intorno allo 0,60, anche se ancora non ufficiale. Ho buoni motivi per pensare che col dato ufficiale di domani potremo chiedere al governo non solo l’introduzione della zona gialla, mi piacerebbe se il ministro ci autorizzasse a consentire ai ristoratori e a chi somministra cibo di potere tenere aperti i locali per questo fine settimana fino alle 22, in occasione della festa di San Valentino”. C’è molta perplessità, in alcuni componenti del Cts, non tanto per la posizione del governo regionale che, anzi, ha cercato di fare qualcosa con l’istituzione della zona rossa: il punto riguarda la strategia complessiva nazionale. Si mettono insieme alcuni elementi: l’allentamento delle restrizioni, il ritorno a scuola e un sentimento popolare di legittima stanchezza che, in qualche caso, può portare al fatidico ‘abbassare la guardia’. Hanno poi molta importanza le varianti già scoperte. Ne sappiamo ancora poco e non conosciamo, esattamente, la portata della loro pericolosità.

Aprire o chiudere?

Il dilemma è difficilissimo da risolvere e il lockdown è da escludere: c’è un Paese che sta pagando una tragica crisi sanitaria e una drammatica crisi economica. La linea nazionale è, come sappiamo, quella della ricerca di un complicato equilibrio. Ma in Europa è allarme. Ecco le parole della cancelliera Angela Merkel: “Ancora non tutto è stato studiato a fondo, ma faremmo bene a non dubitare delle valutazioni degli esperti nel Paese e all’estero, quando ci spiegano che tutte e tre le varianti sono molto più aggressive, e dunque più contagiose, del virus originario”.

Aggiornamento: “Potenziamo i laboratori”

“Il Covid-19 non si combatte soltanto con i posti letto di degenza e di terapia intensiva. Per contrastare il virus e le sue varianti, o futuri agenti patogeni, è indispensabile una seria e razionale logica politica di potenziamento della rete dei laboratori di diagnostica microbiologiche e virologica in Sicilia”, dice il professore Antonello Giarratano, direttore della terapia intensiva e rianimazione del Policlinico di Palermo e componente del Comitato tecnico scientifico regionale sull’emergenza Covid in Sicilia. “Parallelamente alla spesa per grossi quantitativi di tamponi rapidi – aggiunge il professore Cristoforo Pomara, direttore della medicina legale del Policlinico di Catania e componente anche lui del Cts – non è soltanto logico, ma è anche previsto dalla buona pratica clinica e dalle linee guida ministeriali, puntare al rafforzamento della rete delle microbiologie nella nostra regione senza le quali il contrasto al coronavirus e a qualsiasi agente patogeno si combatterebbe con armi spuntate. Personale e soprattutto tecnologie, come estrattori automatici di dna e rna – spiega Pomara – che permettono di velocizzare e quintuplicare capacità di effettuare tamponi molecolari”.

“I Dipartimenti regionali dovrebbero considerare sulla base di quanto accaduto e da come ci si è trovati poco preparati nella prima fase autunnale e dare assoluta priorità a queste politiche di spesa logiche e scientifiche – aggiunge Pomara -. Le diverse esperienze italiane e quella siciliana con esse hanno dimostrato come il valore delle campagne di tamponi per screening di massa diventi irrilevante nel contrasto al virus se queste non contemplino programmazione di screening scientificamente appropriata e abbinate nei setting previsti ai tamponi molecolari Pcr che sono il ‘gold standard’ e al tracciamento. Ormai il ministero, con la circolare dell’8 gennaio ha fatto ulteriore chiarezza sul corretto utilizzo dei tamponi rapidi, concetto sul quale peraltro il Cts siciliano si era già espresso a maggio 2020″.


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