Ospedali dismessi, interviene l'Osservatorio per le trasformazioni urbane

Ospedali dismessi, interviene l’Osservatorio per le trasformazioni urbane

Un lungo intervento sulla questione che, da settimane, tiene banco in città.

CATANIA – Nella conferenza del 3 febbraio l’amministrazione comunale ha dichiarato di aver avviato un tavolo di confronto con lo scopo di decidere il futuro delle aree lasciate libere dai presidi ospedalieri del centro storico della città. La notizia non può che essere accolta con soddisfazione; finalmente anche l’attuale giunta si è resa conto che qualsiasi operazione di rigenerazione urbana ha bisogno del pieno coinvolgimento della comunità interessata e più in generale dell’intera città.

Le modalità e i contenuti della conferenza hanno sollevato più di una perplessità e alcuni dubbi; non ci è chiaro se nell’intento dell’amministrazione il tavolo di confronto costituisca l’attivazione di un forum di discussione per gli interventi di rigenerazione urbana o intenda rappresentare l’avvio di una  conferenza di pianificazione prevista dalle norme. Se così fosse sarà necessario che si adempia previamente a quanto prescritto dall’articolo 11 della citata legge che riguarda l’accordo di pianificazione che prevede, tra l’altro, la necessaria redazione di una serie di documenti. Allo stato tali documenti non sono stati prodotti, e, per di più, non è stato rispettato il termine di 30 giorni per la convocazione della conferenza.

            La questione prioritaria che poniamo riguarda l’esigenza di riprogettare le aree degli ospedali dismessi del centro storico in un inquadramento unitario, nell’ottica di una programmazione a lungo tempo e non sulla base di esigenze tanto estemporanee quanto scollegate tra loro.

            Chiediamo, inoltre, che tutti gli atti di pianificazione, alcuni dei quali in corso e altri in divenire, vengano riportati negli ambiti propri delle leggi urbanistiche, e, specificamente le “Norme per il governo del territorio” di cui alla L.R. 19/2020 e nel pieno rispetto delle Norme di Attuazione del PRG.

            Se si invoca la “rigenerazione urbana”, si deve tener conto che essa è disciplinata dall’art. 33 della citata legge. Esso al comma quattro, lettera a) prevede che per interventi su comprensori estesi più di 5 mila metri quadrati sia necessaria la redazione di un piano attuativo, da approvarsi in variante. Ciò con processi di democrazia partecipata, che, beninteso, possono anche essere improntati a massima celerità. Facciamo presente che ognuno dei tre comprensori degli ospedali dismessi del centro storico ha superfice superiore a 5 mila metri quadrati.

A nostro parere alcune affermazioni decisioniste del Presidente della Regione non sono appropriate, in quanto egli si arroga poteri, che attengono alla pianificazione urbana, di esclusiva competenza del Consiglio Comunale e di nessun altro, neanche di un presidente di regione.  Specificamente ci riferiamo a quanto da lui affermato a proposito di alcune osservazioni di chi contestava alcune sue scelte: “Ho il dovere di ascoltare tutti, ma ho anche il diritto di decidere con la testa, dopo essermi confrontato col mio governo”.  A conclusione del suo discorso egli ha esortato tutti a realizzare gli interventi di riqualificazione al più presto, poiché “da Roma e da Bruxelles ci sollecitano ad aprire cantieri – abbiamo tanto denaro da spendere e non ci possiamo perdere in polemiche”. Il fine di far sì che non si perdano i finanziamenti è senz’altro lodevole, ma esso non può prescindere dal rispetto delle regole, promulgate, peraltro, proprio dal medesimo Presidente della Regione.

La progettazione delle aree dismesse deve essere orientata a dare risposte ai tanti bisogni della città; in primo luogo, occorre individuare un elenco esaustivo dei bisogni e poi stabilire una scala di priorità. La disponibilità di somme per la realizzazione di opere pubbliche non può costituire alibi per inventare interventi sul territorio motivati da contingenze o desiderata occasionali.

Per quanto riguarda il metodo, riteniamo che l’approccio da noi presupposto richieda una regia e una capacità organizzativa per la definizione di un percorso virtuoso volto a costruire informazioni condivise e quadri di conoscenza utili al dibattito e al confronto culturale e politico, non disgiunto dalla capacità di reperire le opportune risorse economiche, organizzative e umane necessarie per l’espletamento del processo.

Esso richiede, soprattutto, sufficienti garanzie ai soggetti che partecipano al procedimento decisionale in ordine all’ascolto reale delle istanze e delle proposte da loro avanzate. Presuppone pertanto impegni e certezze che devono costituire premesse di un accordo collaborativo leale da sottoscrivere in un documento preliminare costruito e condiviso con tutti gli attori e i soggetti disponibili ad offrire il proprio contributo al processo partecipativo. 

In assenza di queste garanzie, a nostro avviso, gli intenti della Amministrazione comunale rischiano di essere poco credibili e interpretabili come un tentativo strumentale volto ad ottenere consenso formale a decisioni già prese in luoghi e contesti altri ed avulsi dagli interessi della Città.

Auguriamo che questa nostra nota costituisca un materiale di riflessione volto ad informare e a meglio formulare quanto sin qui proposto dalla Amministrazione attraverso il documento presentato sulla pagina Facebook del Sindaco, fugando con ciò i dubbi e le perplessità da questo generate e dimostrando la reale intenzione dell’attuale Amministrazione di voler operare nella direzione di una costruzione democratica del processo decisionale che determinerà il futuro di questa importante parte della nostra città.

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