Inchiesta sulle mascherine, pista siciliana: Romano tra gli indagati

Inchiesta sulle mascherine, pista siciliana: Romano tra gli indagati

Dispositivi "taroccati". L'accusa per l'ex ministro è di traffico di influenze illecite. La replica: "Regolare attività professionale"

PALERMO – C’è anche una pista siciliana nell’inchiesta della Procura di Roma sulla fornitura di mascherine e camici, privi del certificato di idoneità per contrastare il Covid.

Tra gli indagati per traffico di influenze illecite, l’ex ministro Saverio Romano. I dispositivi di scarsa qualità sarebbero stati distribuiti durante la prima ondata della pandemia non solo alla Protezione civile del Lazio, ma anche a quella siciliana.

I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Capitale, su richiesta della Procura guidata da Michele Prestipino, hanno arrestato tre persone ed eseguito un sequestro preventivo di beni per un importo di quasi 22 milioni di euro.

Si tratta di Andelko Aleksic, Vittorio Farina, già attivo nel settore della carta stampata, e Domenico Romeo, indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata. Aleksic e Farina rispondono anche per traffico di influenze illecite.

L’indagine, che nasce da una segnalazione alla Procura dell’Agenzia regionale della Protezione civile del Lazio, riguarda la fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e oltre 400 mila camici alla Regione da parte della European Neatwork Tlc tra marzo e aprile 2020.

L’impresa milanese dall’editoria è passata ad occuparsi di mascherine e guanti in piena pandemia Covid. Secondo l’accusa, avrebbe innanzitutto fornito documenti rilasciati da enti che non rientrano tra gli organismi deputati alle certificazioni. Poi, quando durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina emersero delle criticità insuperabili, la società avrebbe prodotto falsi certificati di conformità forniti da Romeo e da una una società inglese a lui riconducibile.

Il materiale con il bollino di qualità taroccato è finito anche in Sicilia. Il nome di Romano, ministro dell’agricoltura nel 2011, compare nell’ordinanza del gip in relazione alla rete di conoscenze su cui poteva contare l’imprenditore Farina e che gli avrebbe consentito di chiudere l’affare siciliano. Nei confronti di Romano l’accusa è di traffico di influenze illecite.

In particolare si parla di una fornitura di un milione di guanti “in nitrile top glove”, commissionata dalla Protezione civile siciliana. Aleksic, intercettato diceva a Farina: “Per la Sicilia sto facendo l’ordine per mandare giù i guanti… 120mila box… 20 mila di questi cento vuoi che li mandi in nitrile?”. “Mischia un po’”, rispondeva Farina.

La Sicilia ha emesso due ordini di pagamento “per un totale di euro 5.387.000″ tra maggio e giugno scorsi. Dopo il saldo l’European Network Tlc “ha effettuato un bonifico di 58.784 euro sul conto corrente intestato ai coniugi Romano Francesco Saverio e Martorana Stefania, segnalato come operazione sospetta dalla Polizia Tributaria in quanto privo di causale”.

Successivamente, a fine anno, la Protezione civile stava per bandire una nuova gara, stavolta per dei tampini rapidi, a cui la Ent avrebbe voluto partecipare. Ma la gara alla fine non fu bandita.

Ed ecco la replica di Romano: “Sono consulente della European network dal marzo 2020, con regolare contratto, per mezzo del quale ho svolto regolare attività professionale. La fattura citata dagli organi di stampa è del maggio 2020 e ha in sé sia la causale dell’attività medesima sia il riferimento al contratto di consulenza. Ho già esibito alla Guardia di finanza, che indaga sui fatti documentati, i necessari e dovuti riscontri. Risulta anche il nome di mia moglie dall’evidenza bancaria poiché il nostro conto corrente è cointestato'”.


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