Benzina, frutta e... droga: 16 condanne a Palermo, la più alta a 20 anni

Benzina, frutta e… droga: 16 condanne, la più alta a 20 anni

Cocaina e hashish importati dalla Campania e nascosta in luoghi insospettabili

PALERMO – Tutti condannati. Dai grossisti della droga agli spacciatori, a coloro che mettevano a disposizione dell’organizzazione locali sicuri. L’indagine è partita nel 2016.

Il narcos pedinato

I poliziotti, coordinati dai pubblici ministeri Maurizio Agnello (ora procuratore aggiunto a Trapani) Ferdinando Lo Cascio e Bruno Brucoli, monitorarono la trasferta a Carini del narcos colombiano Davide Guilermo Naranjo Vasquez. Il palermitano Alessandro Bono aveva attivato un canale di approvvigionamento per la cocaina. Francesco Tarantino, invece, che viveva nel rione Borgo Nuovo, sarebbe stato in affari con i grossisti campani. Entrambi sono già stati condannati.

Dalla Campania a Carini

Partendo da loro gli agenti della Mobile misero gli occhi su Paolo Dragotto e Paolo Di Maggio. Sarebbero stati i capi dell’organizzazione che importava la droga dalla Campania e la stoccava a Carini in un magazzino messo a disposizione dai fratelli Anthonj e Salvatore Basile e nell’autorimessa dei Flandina, alla Zisa.

Avevano grande disponibilità di denaro ed erano entrati in contatto con i campani Giovanni Visiello e Salvino Intagliatore. Questi ultimi venivano spesso a Palermo per chiudere le trattative. Poi sarebbe toccato a Pietro Morvillo portare i soldi in Campania dopo averli prelevati da Tommaso Marchese. Sarebbe stato Marchese, infatti, a gestire la cassa della banda, nascosta nel suo distributore di carburanti in via Michelangelo o casa dei suoceri.

Base logistica a Partinico

Michele Spartico, invece, avrebbe curato la logistica, occupandosi di prenotare gli alloggi per i corrieri e i fornitori di stupefacenti. Una volta giunta in città la droga veniva smistata ai vari rivenditori. Tra questi ci sarebbe stato Fabio Bongiorno di Partinico, che non si sarebbe limitato a comprare la roba, ma offriva anche la marijuana che lui stesso coltivava. Altro uomo dello spaccio sarebbe stato Daniele Spataro che per nascondere la droga poteva contare sull’aiuto dei coniugi Giampiero Badagliacca e Silvana Greco.

Una sfilza di sequestri

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo, fecero emergere che dietro una serie di arresti e sequestri c’era un unico filo conduttore investigativo. L’11 novembre 2016 furono sequestrati quattro chili di cocaina destinati a Tarantino. II 21 marzo 2017 Morvillo e Bongiorno stavano consegnando a un corriere trapanese 50 chili di hashish e due di cocaina. Il 23 maggio successivo nell’autorimessa dei Flandina furono trovati 300 chili di hashish che erano stati trasportati da Cortona, nascosti fra frutta e verdura. Il 24 novembre in carcere era finito il siracusano Sebastiano Pocchi che aveva appuntamento con Francesco Paolo Cintura per comprare quindici chili di fumo. Il 18 gennaio 2018 Francesco Gallo fu bloccato mentre trasportava dieci chili di cocaina che doveva consegnare nel deposito dei Basile su ordine di Dragotto e Di Maggio. A casa di Basile c’erano pure 1470 chili di hashish.

I conti si facevano dal benzinaio

Al civico 2315 di viale Michelangelo c’era un distributore Eni. Ed è qui che, secondo l’accusa, si facevano i conti della droga. La società Toda Distribuzione, che gestisce l’impianto era finita sotto sequestro. Le microspie piazzate dai poliziotti della Squadra mobile hanno intercettato il gestore, Tommaso Marchese mentre discuteva della contabilità del business della droga con Paolo Di Maggio. “E allora, tu che hai scritto là?”, chiedeva Di Maggio. Risposta: “Io ho scritto un sette mila, un quindici e due e un cinque e otto… non ho più niente”. Accanto ad ogni cifra c’erano scritti dei soprannomi: “Materasso”, “Turco”, “Budda”. Sarebbero gli uomini che gestivano la rete di vendita.

“La bottega della droga”

Sotto sequestro era finita anche “La Bottega dell’angolo”, un negozio di gastronomia di via Brunelleschi 36. Secondo i pubblici ministeri, Dragotto, altro presunto capo degli affari della droga, in passato già condannato, si era messo in affari con Di Maggio ma per evitare che gli sequestrassero l’attività commerciale l’avevano intestata a Spartico. Nei locali di via Brunelleschi si mettevano a punto le compravendite della droga che veniva nascosta in altri luoghi. Si tratta di un’autorimessa e di un’impresa di costruzioni. L’autorimessa è quella di via Cataldo Parisio, gestita da Vincenzo Flandina e dal figlio Paolo. Il papà aveva provato ad accollarsi ogni responsabilità quando i poliziotti fecero irruzione negli uffici e vi trovarono dei sacchi di iuta pieni di hashish.

Altre volte la droga veniva custodita nei magazzini della Sace Costruzioni di Partinico, impresa dei fratelli Basile. Anche qui si erano appostati i poliziotti che videro arrivare Anthonj Basile al volante di una Fiat 500 e il fratello Salvatore di un mezzo pesante. Nella cabina guida c’era un chilo di cocaina, mentre altri nove chili erano nascosti nel cassone. Inevitabile la perquisizione anche a casa dei Basile, in via Lucca a Carini. E così all’interno di un casolare furono rinvenuti 1470 chili di hashish.

Gli imputati e le condanne

Queste le condanne decise dal giudice per l’udienza preliminare Claudia Rosini, e dunque già scontata di un terzo della pena: Francesco Tarantino 8 anni e 4 mesi, Daniele Spataro 4 anni e 8 mesi, Rocco Morabito 6 anni e 8 mesi, Pietro Morvillo 8 anni e 8 mesi Fabio Bongiorno 12 anni e 8 mesi, Paolo Di Maggio 18 anni, Paolo Dragotto 20 anni, Giovanni Visiello 10 anni, Savino Intagliatore 6 anni, Giuseppe Flandina 8 anni, Vincenzo Paolo Flandina 4 anni, Anthonj Basile 8 anni, Salvatore Basile 8 anni, Francesco Paolo Cintura 7 anni, Michele Spartico 7 anni, Tommaso Marchese 7 anni.

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