L'addio a Gaspare e Salvatore: "L'imprudenza è inaccettabile"

L’addio a Gaspare e Salvatore: “L’imprudenza è inaccettabile”

I funerali dei due fratelli uccisi dal Covid. Il padre lotta in ospedale. L'appello del parroco.
ALTAVILLA MILICIA
di
3 min di lettura

Cerchiamo la resurrezione, un giorno, lassù. Ma intanto ci basterebbe una carezza quaggiù; qualcuno che rassicuri e che – come dice il sacerdote – certifichi che davvero ci rivedremo. Cercano il conforto, nel santuario della Madonna della Milicia, i parenti di Salvatore e Gaspare Lombardo, fratelli portati via dal Covd. Un terzo, Emanuele, era morto in un incidente stradale. Il papà, contagiato, combatte, con coraggio, una tremenda battaglia in ospedale. E c’è all’altare don Salvo Priola, il parroco, che pronuncia quelle parole di conforto. Nei suoi occhiali brillano dei riflessi luminosi, tra il riverbero delle candele e qualche lacrima trattenuta a stento. In chiesa poche persone, perché questo tempo, con le sue esigenze di sicurezza, ci ha tolto anche l’ultimo abbraccio. Altavilla Milicia segue le esequie in streaming. E c’è una madre che ha il cuore devastato, perché ha visto i suoi figli morire e il suo sposo impegnato in una lotta durissima.

Sono momenti tragici per Altavilla, dichiarata zona rossa. Il sindaco Pino Virga ha scritto sulla pagina social del Comune: “Sono sempre stato fiero di questa Comunità. Da prima di esserne il sindaco. Non è perfetta, è ovvio. Ma è sana e onesta. Di persone perbene, di lavoratori. Di ragazzi intelligenti. Di persone solidali e generose. Per lo più, almeno. Abbiamo molto sofferto nell’ultimo anno. Ma ci siamo dati da fare. Ci siamo sostenuti vicendevolmente. Abbiamo pianto, insieme, morti di ogni età. Di vecchiaia e di malattia. Di Covid anche. Abbiamo condiviso lo strazio di madri, di mogli, di figli. Abbiamo pregato insieme, anche. Perfino in lingue sconosciute; ma comprensibili ai nostri cuori. Abbiamo piantato alberi; nutrendo la speranza. E la fiducia; in noi stessi e nell’Umanità. Abbiamo spento incendi e spalato fango. E abbiamo sofferto per chi sta lottando. Non perdiamoci adesso. Non lasciamo spazio al rancore. Alle accuse. Agli insulti. Siamo tutti vittime di una subdola e crudele malattia. Che non è veicolata solo dai menefreghisti. O da chi non ha capito. O non è in grado di capire. È colpa di tutti e di nessuno. Tutti abbiamo di certo commesso errori. Più o meno gravi. E anche chi ha più sbagliato, spesso ha pagato un prezzo troppo alto. Di sofferenza, angoscia, sensi di colpa. Ma non è tempo, oggi, di cercare colpevoli. È, adesso, solo il tempo di proteggerci”.

Il funerale si celebra in diretta, nel video, con una modalità nuova e ormai nota rispetto alla tradizione. Mancano le strette di mano e gli abbracci. Ognuno può osservarlo immerso nella sua quotidianità, nel recinto di una casa. La Lettura ricorda gli ultimi respiri di Gesù, il suo stesso scoramento e il ritorno della luce. Dice don Salvo, nella sua omelia: “Che parole possiamo pronunciare? Forse, umanamente, dovremmo consegnarci al silenzio. Noi però abbiamo ascoltato la parola di Dio. Ora come ieri ci viene incontro la luce della resurrezione”. Un’altra trafittura durante il segno della pace che deve limitarsi a uno sguardo, a un gesto, a una mano che si solleva per saluto. Le panche sono semivuote. Ed è necessario che sia così. Drammaticamente. I commenti di cordoglio fioriscono sul web. Una ragazza va all’altare e legge una lettera.

La memoria di Salvatore e Gaspare, affidata a mani tremanti, a una voce spezzata, a un foglietto scritto a macchina, viene tratteggiata con l’amore di cui erano il punto di partenza e di arrivo. Il sindaco Pino Virga, ancora una volta, ricorda: “Loro hanno scelto di amare”. Lui è un bravo comandante, uno che non abbandona la nave. No, non ci sono strette di mano, alla fine, né abbracci. “E’ incomprensibile e inaccettabile l’imprudenza e che ci siano ragazzi in giro con le scuole chiuse. Volete fare i genitori o no?”, conclude don Salvo con fermezza. L’odore dell’incenso si sente anche qui. Si torna allo spavento quotidiano con uno strano senso di calore nell’anima, qualcosa che rammenta la speranza. I singhiozzi esplodono sotto le mascherine, mentre la telecamera inquadra l’ingresso della chiesa inondato dal sole di un bel giorno di marzo. E’ l’addio tra le lacrime che conosciamo e gli angeli che immaginiamo. Ma quanto è duro il cammino quaggiù.


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