La 'guerra' dell'Imu: fra errori e alloggi polari paragonati a ville

La ‘guerra’ dell’Imu: fra errori e alloggi popolari paragonati a ville

Ricorsi dello Iacp contro le cartelle esattoriali inviate dai comuni di Palermo e Villabate

PALERMO – Siamo alle “guerra” dell’Imu. Da una parte l’Istituto autonomo case popolari di Palermo e dall’altro i comuni di Palermo e Villabate.

Lo Iacp ha ricevuto due cartelle esattoriali per oltre tre milioni di euro, ma è convinto di non doverle pagare perché conterrebbero inesattezze ed errori.

Nel caso di Villabate, sarebbero state applicate aliquote talmente alte per gli alloggi popolari da superare quelle previste per i castelli, mentre a Palermo il Comune chiede il tributo per 1500 alloggi che non sarebbero più di proprietà dell’Istituto. Anzi, e potrebbe essere un paradosso, il proprietario è lo stesso comune di Palermo.

L’Istituto autonomo case popolari, guidato dal direttore generale Vincenzo Pupillo ha fatto ricorso alla commissione tributaria, ottenendo una sospensiva in attesa di entrare nel merito della questione. La causa con il Comune di Palermo sarà discussa il 22 marzo. Quella con Villabate non è stata ancora fissata.

Anche il ricorso non è stato facile, visto che l’ufficio legale dello Iacp ha dato parere negativo, bollandola come “lite temeraria”. Ma l’architetto Pupillo ha deciso di andare avanti certo delle sue ragioni e si è rivolto a un professionista esterno.

Il Comune di Palermo ha un credito di circa tre milioni di euro per l’imposta sugli immobili non versata su circa 1.500 immobili dal 2014 a oggi. L’Istituto ha fatto una ricognizione ed è sicuro di avere scoperto che poco più di 800 alloggi sono ormai stati acquisiti al patrimonio comunale. La restante parte include immobili venduti, altri accatastati due volte per errori commessi nel passato dallo Iacp e altri ancora viziati da mere duplicazioni.

Molte meno esosa la cartella del Comune di Villabate: circa 153 mila euro a fronte, sostengono dall’Istituto, dei 71 mila euro incassati per gli affitti, a cui vanno detratte le spese di manutenzione. Gli affitti per gli alloggi sociali hanno un tetto massimo che non può essere superato.

Secondo lo Iacp, si tratterebbe di un’anomalia dovuta all’applicazione dell’aliquota massima consentita dell’1.06. Una delibera del Consiglio comunale del settembre 2014, paradossalmente avrebbe previsto per i proprietari di castelli e ville un tributo di 0,45, cioè la metà degli alloggi popolari.

Lo Iacp ha chiesto un incontro all’amministrazione comunale. Restano in ballo pure le cartelle inviate dai Comuni di Cefalù e Lascari, altre 78 amministrazioni della provincia hanno invece deciso di non gravare sui costi dell’Istituto, assimilando gli immobili residenziali di proprietà Iacp ad alloggi sociali, e dunque esenti dal tributo.

Per l’Istituto è anche una questione di sopravvivenza. Con l’arrivo del nuovo managment si sta cercando di mettere a posto la situazione finanziaria. C’erano 18 milioni di debiti. Per 12 lo Iacp ha aderito alla rottamazione e sta regolarmente pagando le rate (alla fine il debito è sceso a sette milioni). Resta un carico di sei milioni.


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