PALERMO – L’indagine è partita da un laboratorio trapanese in cui vengono processati i tamponi. Ben presto si è capito che c’era molto di più.
Sono finiti tutti sotto intercettazione. A cominciare da Maria Letizia Di Liberti, dirigente del dipartimento che si occupa di osservare e studiare l’andamento del Covid in Sicilia. E Di Liberti si confrontava spesso con l’assessore regionale Ruggero Razza.
I morti “spalmati” su più giorni, i nuovi positivi al Covid fatti sparire dalle statistiche, il numero dei tamponi gonfiato per fare apparire l’emergenza pandemia in Sicilia meno grave di quanto fosse. Secondo il giudice per le indagini preliminari, ci si trova di fronte a “un disegno politico scellerato”.
Dalle intercettazioni è emersa innanzitutto la frenesia e i ritardi nella raccolta dei dati dalle Aziende sanitarie provinciali e dai laboratori dove vengono processati i tamponi.Prima venivano scritti su fogli excel e trasmessi a Roma, poi si è iniziato a caricarli su una piattaforma informatica.
Il 5 novembre 2020, all’indomani del passaggio della Sicilia in zona arancione, l’assessore Razza diceva a Di Liberti: “… inutile Letizia… c’è stata una gravissima sottovalutazione e il dato finale di questa gravissima sottovalutazione è scritto in quegli indicatori, poi secondo me sono sbagliati perché mettono sullo stesso piano indicazioni diverse, però come avrai visto ci sono dei dati dove noi comunichiamo zero… E chissà da quanto”.
Gli investigatori parlano di “contenimento matematico” attuato verosimilmente per evitare o ritardare il passaggio della Regione Sicilia in “zona rossa” con tutte le ripercussioni mediatiche e le conseguenze economiche per gli operatori commerciali che esso comportava.
“I morti ce li temiamo sulla pancia”
Ci sono conversazioni il cui contenuto appare inequivocabile. Come quando il 4 novembre Di Liberti chiamava Palermo. Era sorpresa dei sette decessi registrati a Biancavilla. In realtà i dati erano arrivati in ritardo: “…1 oggi, 2 ieri e 2 l’altro ieri e 1 del 19 li dobbiamo mettere per forza altrimenti ce li teniamo sulla pancia come l’altra volta”.
Razza: “Spalmiamoli un poco”
Di Liberti chiamava una persona al telefono in modo che avvertisse l’assessore Razza: “Digli solo… Biancavilla, i deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?”. “Ma sono veri?”, chiedeva Razza, la cui voce entrava nella conversazione. “Sì solo che sono di tre giorni fa”, aggiungeva la dirigente. “E spalmiamoli un poco”, concludeva Razza.
Il 27 dicembre Di liberti chiamava di nuovo l’assessore per informarlo di avere verificato che i ricoveri erano aumentati di 40 unità per cui non sapeva cosa fare. E Razza rispondeva: “vediamo … semmai, stringiamo na picca… vediamo… va…”.
Ed ancora la dirigente lo informava che “poi martedì… ti faccio vedere… sono tutti i positivi… da recuperare… poi li vediamo insieme. Ve bene?”. “Ma quanti sono?”, chiedeva l’assessore. Risposta: “Assai. Poi te li faccio vedere…poi te li faccio vedere… va bo?”. E Razza: “Va bene…”. Da qui le parole del giudice che parla di consapevolezza da parte di Razza.
“Mettici 2.000 rapidi… fregatene”
A volte era il numero dei tamponi che andava gonfiato per mantenere basso il tasso di positività: “Ma mettici 2.000 di rapidi… fregatene”, diceva Di Liberti a un suo collaboratore. Ed ancora: “Quanto sono i morti? Qui li ha scritti, 42…mizzica tanti sono, guarda non li mettere questi, mettiamoli domani”.
“Ma domani saranno di più, perché i morti sono costanti come tu vedi, i morti sono costanti”, rispondeva Palermo. Quest’ultimo aveva capito che spostare il problema non significava risolverlo. Ed infatti si sarebbe innescata una catena di falsi che rende inattendibili anche il quadro attuale sui numeri della pandemia.
“Abbiamo 100 da recuperare lì“
In una conversazione si parlava dei “famosi deceduti” che andavano caricati. “Mi su un mare”, dicevano di fronte all’alto numero dei decessi non registrati. Un vorticoso giro di numeri: “Li mettiamo su Enna? Dove li dobbiamo mettere? Perché ora abbiamo da recuperare quelli di Agrigento che ti hanno fatto “sballare” il conto. Abbiamo 100 da recuperare lì su Agrigento”.
“Mille positivi? Mettiamone qualcuno domani”
Sembravano avere il solo obiettivo di tenere sotto controllo ad ogni costo il numero dei nuovi contagi: “Mille positivi. Mi assai. Lo sai che farei?… che ne metterei… qualcuno domani che poi ne abbiamo pochi… Sopra i mille non dobbiamo più salire”.
Le conversazioni intercettate arrivano fino a pochi giorni fa. Come dice il Gip, ci sono ancora molte cose da chiarire. Intanto è stata emessa una misura cautelare d’urgenza