Archiviato il capitolo sulla legge di bilancio arriva l’ora x: l’aula discute delle conseguenze politiche dell’inchiesta sui presunti dati truccati. Nel mirino, neanche a dirlo, il presidente Nello Musumeci (che reagisce a muso duro). Il primo giro di valzer (scandito da numerosi interventi provenienti dai banco del Movimento Cinquestelle) lo apre il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo.
“Musumeci ha deciso di non ascoltare”
“Siamo preoccupati per il caos che regna nella sanità siciliana. E siamo preoccupati perché Musumeci in questo momento ha deciso di svolgere un triplice ruolo: presidente della Regione, assessore ad interim alla Salute e commissario per l’emergenza Covid in Sicilia”, dice.
“Di fronte alle nostre denunce sulle disfunzioni nella gestione dell’emergenza Covid contenute nelle oltre 50 interrogazioni parlamentari presentate dal PD all’Ars dall’inizio della pandemia – ha aggiunto Lupo – Musumeci ma ha deciso di non ascoltare, adottando un comportamento omissivo di cui è politicamente responsabile e che dimostra la sua inadeguatezza di fronte alla crisi sanitaria ed economica”.
“Oltretutto – ha proseguito il capogruppo PD – Musumeci non ha ancora spiegato come intende garantire il funzionamento della sanità e come farà ad incrementare il numero di vaccini giornalieri da 20.000 a 50.000, come ha chiesto il Generale Figliuolo, commissario nazionale Covid”.
“Prenda atto del suo fallimento”
Non è meno tenero l’onorevole Cracolici. “Il presidente Musumeci prenda atto del suo fallimento ancor più grave perché mina la credibilità delle istituzioni agli occhi dei siciliani e dell’intero Paese, e lasci la guida della Regione”, ha ruggito. E ancora. “Il caos amministrativo già emerso nella prima fase della pandemia è venuto a galla in maniera ancora più evidente mostrando i buchi e le lacune della gestione Covid in Sicilia. Una gestione fallimentare – ha continuato Cracolici – nella quale il presidente della Regione , che è Commissario per l’emergenza ha dimostrato una grave incapacità di direzione ma della cui gravità sembra inconsapevole”.
“Altro che ricerca del consenso”
Si fanno sentire i deputati di maggioranza.”Altro che ricerca del consenso elettorale, i fatti dicono esattamente il contrario: il presidente della Regione ha chiesto e ottenuto durante le scorse settimane la zona rossa per la Sicilia, proprio perché Nello Musumeci, Ruggero Razza e il governo regionale danno priorità alla salute dei siciliani”, dice Alessandro Aricò, capogruppo di DiventeràBellissima, intervenendo durante il dibattito all’Ars. “Ruggero Razza durante il suo mandato ha svolto uno splendido lavoro con risultati strabilianti, come il piano di rientro, la nuova rete ospedaliera, migliaia di assunzioni e stabilizzazioni, il contrasto all’emergenza Coronavirus che, ad esempio, vede la Sicilia prima regione d’Italia per somministrazione dei vaccini in rapporto a quelli disponibili. Io ero contrario alle sue dimissioni, perché questo governo ha bisogno della sua competenza e dedizione, ma lui ha voluto mettersi da parte dimostrando la sua sensibilità politica e istituzionale. Ha avuto pure l’umiltà durante un dibattito all’Ars di chiedere scusa per gli errori commessi e i disagi arrecati ai cittadini, inevitabili aggiungo io quando si ha a che fare con una pandemia globale che sta mettendo a dura prova la classe politica di tutto il mondo. Sono molto amareggiato, perchè ritengo ci sia stata oggi una brutta pagina di questo glorioso Parlamento, con alcuni interventi qui in aula non all’altezza del ruolo che ci hanno assegnato i siciliani”, argomenta.
Parla Musumeci
Dopo il silenzio arrivano le parole del Presidente. Musumeci premette che il silenzio è stato dettato dal rispetto nei confronti della magistratura e dell’indagine in corso. Poi si toglie qualche sassolino dalla scarpa e tiene una lezione di garantismo all’aula premettendo che non pochi deputati presenti a Sala D’Ercole sono stati al centro di inchieste e processi. “Mai siamo stati tentati dai una manovra speculativa o una battuta: è la politica del garantismo e della responsabilità”, tuona. Dopo avere strigliato i colleghi ha aggiunto di “essere una persona perbene”. E aggiunge: “Se all’onestà si accompagna l’efficienza di un governo che speso 4 milioni di euro in tre anni e mezzo in una regione dove mancavano le carte si deve rispetto, mi aspetto rispetto”. Poi ripercorre i fatti in esame e cita la linea difensiva dell’ avvocato Enrico Trantino, legale dell’assessore Razza per smontare le accuse. Poi rivendica di avere usato il pugno di ferro in termini di fermezza sulle chiusure nei giorni più duri dell’emergenza sanitaria. E retoricamente chiede “che razza di ricerca del consenso è questa?”. Poi ricorda che “un avviso di garanzia non è sinonimo di colpevolezza” e che “le dimissioni non sono un gesto molto diffuso”. Poi risponde a muso duro ai magistrati. “Chiedo ai magistrati che si stanno occupando della vicenda, più sobrietà, meno vetrine , meno interviste. Un pm nella fase iniziale dell’indagine deve avvertire la necessità di meno sovrapposizione mediatiche. Se fossi avvocato direi non si indaga per sapere se c’è notizia di reato ma perché c’è una notizia di reato. Un pm non deve esprime valutazioni di carattere morale o etico su persone che ricoprono cariche pubbliche, si deve occupare dei reati”, dice. Poi attacca l’opposizione riportando a galla svariate vicende che vanno “dallo sbiancamento” di crocettaiana memoria agli sviluppi delle inchieste su Antonello Montante. Infine, elogia il suo delfino, Ruggero Razza (“a cui voglio bene come se fosse figlio mio”) considerato una sorta di vittima sacrificale della “folla che scelse Barabba”. Musumeci si congeda dicendo “sui cadaveri dei leoni festeggiano gli sciacalli credendo di aver vinto. Ma i leoni restano leoni e gli sciacalli rimangono sciacalli”. Non si è lasciato attendere il commento del capogruppo del M5S, Giovanni Di Caro, che ha sintetizzato con poche parole il discorso del presidente: “Una sterile difesa d’ufficio”.