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LiveSicilia.it / Cronaca / Polizia, 40 anni dopo la legge 121: trasformazioni e conquiste

Polizia, 40 anni dopo la legge 121: trasformazioni e conquiste

Per l'occasione il prefetto Mosca, purtroppo recentemente scomparso, ha pubblicato un docu-libro.
L'ANNIVERSARIO
di Laura Distefano
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CATANIA – Per ogni poliziotto oggi è una data da ricordare. Per ogni donna che ha scelto la divisa da poliziotto oggi è una data storica. Il primo aprile 1981 è entrata in vigore in Italia la legge 121 che ha sancito la riforma del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza che, abbandonate le “stellette”, si è trasformata “in quell’Amministrazione a ordinamento civile che venne posta a garanzia della libertà democratica”. Semplicemente  la Polizia di Stato.  Una vera e propria rivoluzione nel comparto della sicurezza. Trasformazioni ma anche conquiste hanno segnato quella data lontana ormai quarant’anni: il passaggio da militare a civile, la possibilità data alle donne di diventare parte integrante del corpo, il riconoscimento di associarsi in sindacato. 

Cariche di significato “costituzionale” le parole che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto dedicare all’anniversario delle legge di riforma della Polizia di Stato: “La legge 121 del 1981 è caposaldo vivo e vitale dei nostri tempi: ha rapportato l’agire della Polizia nella società ai valori della Costituzione repubblicana, affidandole una missione non dissipata in un compito meramente securitario, bensì proiettata esplicitamente verso la cura dell’ordine democratico del Paese”. È il Sottosegretario di Stato alla Presidenza Del Consiglio Dei Ministri Autorità Delegata per la Sicurezza della Repubblica, già Capo della Polizia Franco Gabrielli, che illustra il cambio di passo dato dalla nuova legge. Un cambio di passo verso la democrazia. “Con quel provvedimento furono fissa alcuni principi cardine nel nostro sistema. Primo fra tutti, l’unicità dell’Autorità nazionale di pubblica sicurezza, identificata nel ministro dell’Interno. Perché in uno stato democratico la direzione degli apparati deputati alla sicurezza deve necessariamente far capo a un vertice politico, espressione di un Parlamento, sintesi della volontà popolare. Questa è la democrazia”. 

Alcuni giorni fa l’Italia ha perso il Prefetto Carlo Mosca. Uno strano scherzo del destino perché il Consigliere di Stato per questo importante anniversario ha pubblicato un’opera che ripercorre i 40 anni di storia della Polizia di Stato. LE FOTO

Dodici capitoli che riassumono i capisaldi della riforma. “Il rinnovamento e il rinascimento culturale – spiega Mosca – hanno accreditato una nuova teoria, quella della sicurezza condivisa e partecipata, che ha rideterminato il rapporto tra comunità e forze di polizia, le quali si avvalgono della collaborazione attiva della cittadinanza, come efficace strumento di prevenzione dei reati”.

E non poteva mancare un passaggio dedicato al ‘mondo rosa’ della polizia. “Il raggiungimento della parità con i colleghi uomini – scrive il prefetto Carlo Mosca nel suo libro sulla riforma – è stato uno dei primi obiettivi secondo il quale tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici in condizioni di uguaglianza”. Parole a cui fa eco la ministra della Giustizia, Marta Cartabia: “A distanza di quarant’anni è significativo notare che la presenza femminile nelle Forze di polizia è particolarmente qualificata. Caduti gli ostacoli di ordine giuridico, le donne con il loro lavoro, la loro dedizione e la loro professionalità hanno mostrato il contributo che sono in grado di offrire alla vita sociale, anche in questo ambito, che era loro tradizionalmente precluso”.

L’altra conquista dei poliziotti con l’entrata in vigore della Legge 121 è stata quella della nascita delle organizzazioni sindacali. Un diritto costituzionale, ma il prefetto Mosca nel suo libro chiarisce un concetto: “per quanto riguarda lo svolgimento dei diritti sindacali, il legislatore del 1981 fa proprio il convincimento che le funzioni essenziali, per l’esistenza stessa della Repubblica democratica, debbano essere sempre assicurate e che la missione del ministero dell’Interno di garantire l’esercizio dei diritti civili e sociali dei cittadini, previsti dalla Costituzione, non debba subire mai alcuna interruzione”. Perché scegliere di indossare una divisa di poliziotto non è semplicemente scegliere una professione, ma è una missione. Una missione a servizio delle Istituzioni e dei Cittadini. Il poliziotto non si fa, ma si è. Nel cuore e nell’anima. 

Tags: Legge 121 · Polizia di Stato Catania

Pubblicato il 1 Aprile 2021, 11:191 Aprile 2021, 11:19
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