Amat, è guerra col Comune sulle fatture: stipendi ancora fermi - Live Sicilia

Amat, è guerra col Comune sulle fatture: stipendi ancora fermi

Cimino convoca i sindacati, ma è scontro con l'assessore Catania

PALERMO – Il comune di Palermo da un lato, l’Amat dall’altro e nel mezzo i lavoratori che attendono ancora gli stipendi di marzo. La società partecipata di Palazzo delle Aquile, che si occupa di autobus e tram, assomiglia sempre di più a una pentola a pressione pronta a esplodere: una tensione che si respira da giorni in via Roccazzo, con i dipendenti ormai sul piede di guerra.

Il braccio di ferro tra l’amministrazione comunale e la sua azienda non è di certo una novità, ma stavolta il clima si è fatto incandescente: il presidente Michele Cimino ha convocato per questa mattina un incontro al gran completo con i sindacati, alla presenza del Cda e di tutti i direttori. Un momento voluto da Cimino in persona per “relazionare sulle criticità e sul lavoro svolto per risolvere questa emergenza”, ma che servirà soprattutto per fare fronte comune.

Un rapporto, quello fra l’azienda e il socio unico, che in questi mesi si è sempre più incrinato e che è arrivato a uno scontro aperto fra l’assessore alla Mobilità Giusto Catania e lo stesso Cimino, con il primo che avrebbe anche invocato l’intervento diretto del sindaco. Casus belli è il taglio del 10% sulle fatture voluto dal Comune con l’ultimo bilancio di previsione: una riduzione che era stata annunciata come “concordata” con le partecipate, ma che nei fatti sta incontrando molte resistenze specie in Amat. La Ragioneria generale del Comune ha bocciato l’idea di applicare una decurtazione unica ai corrispettivi a fine anno, chiedendo di spalmarla su tutte le fatture e così il 29 marzo scorso il Comune ha chiesto alla società di Cimino di emettere una nuova nota per il bimestre gennaio-febbraio 2021 non più da 4,6 milioni ma da 4,1.

Una proposta che Amat ha rispedito al mittente, col risultato di mandare su tutte le furie l’assessore Catania che, secondo alcune voci di corridoio, sarebbe stato anche autore di una mail di fuoco inviata a Cimino e per conoscenza al sindaco, al vicesindaco e all’assessore al Bilancio: una nota per chiedere all’azienda di emettere la nuova fattura, così da incassare i quattro milioni sufficienti a pagare ben due mensilità, rimandando le discussioni sui tagli a un secondo momento ed evitando il blocco degli stipendi.

Ma il braccio di ferro in realtà riguarda anche molto altro: il contenzioso decennale su Tosap e Tari (che ha portato al pignoramento di 33 automobili), l’adeguamento del contratto di servizio, il piano del fabbisogno, la cessione dei servizi ritenuti non più remunerativi e che aveva già raggiunto il suo apice nella diffida da 110 milioni di euro per i mancati introiti Ztl firmata l’anno scorso da Cimino. Insomma,  un groviglio di richieste e recriminazioni che si intreccia con i pronunciamenti su contenziosi tributari che si trascinano da anni e su cui nessuna delle due parti sembra intenzionata a cedere.

Il risultato è che Amat ha deciso di non accettare il taglio delle fatture e, complici i ritardi della Regione sull’erogazione della prima tranche di ristori (quasi un milione), gli stipendi di marzo non sono stati pagati e non c’è alcuna certezza che verranno erogati per metà aprile, come previsto in un primo momento. “I dipendenti sono in serie difficoltà – dice uno dei responsabili in via Roccazzo – C’è chi non riesce a pagare il mutuo, chi viene da altri comuni e non ha nemmeno i soldi per la benzina”. Amat assicura che i servizi al momento non hanno subito ripercussioni, ma la tensione è palpabile. “L’azienda ha un piano di risanamento e non può discostarsene” dicono da via Roccazzo, mentre al Comune l’idea è che Amat abbia tirato in mezzo i contenziosi tributari solo per alzare la posta. Uno scontro a tutto campo e che rimane aperto con esiti imprevedibili.

Le reazioni

“Il ritardo nell’erogazione degli stipendi al personale Amat è assolutamente inaccettabile, specie perché alla base ci sarebbe un conflitto tra l’azienda e l’amministrazione comunale che andrebbe risolto una volta e per tutte.
Il conflitto strisciante non fa bene alla città e tutti dovrebbero rendersene conto”. Lo dichiara il consigliere di “Avanti Insieme” e componente della commissione Bilancio,  Antonino Sala.

“Mentre Amat e Comune litigano, i dipendenti dell’azienda di via Roccazzo ancora aspettano lo stipendio di marzo e la città rischia di ritrovarsi, da un giorno all’altro, senza autobus per le strade di Palermo”. Lo afferma Sabrina Figuccia, consigliere comunale di Palermo della Lega, che prosegue: “Da troppo tempo, da oltre 40 anni, il sindaco Orlando alimenta una macchina dove non funziona nulla, dove gli sprechi sono all’ordine del giorno. Se davvero si vuole salvare il salvabile, soprattutto le aziende partecipate, è indispensabile agire in una logica di razionalizzazione e di produttività, unica strada possibile da percorrere. E’ inutile, adesso, parlare di tagli ai fondi comunali, non è un’azione che si può chiedere ad un’azienda che ha avuto dei costi e che quindi ha emesso delle fatture. Anche il più inetto degli amministratori sa bene che è necessario concordare in fase preventiva quali siano i costi dei servizi e quindi agire di conseguenza, non si può certo intervenire a fine anno, quando i servizi sono già stati erogati. Quella di Orlando e del suo assessore Catania è una posizione davvero surreale, come lo è stato il pignoramento delle 33 auto dell’Amat, che, anche se è una Spa, è interamente di proprietà del Comune: in pratica, Orlando ha pignorato sé stesso. Insomma, tutti ormai hanno capito che è soltanto uno scontro politico, dove il sindaco e l’assessore hanno assunto una posizione folle o strumentale, buona soltanto per un inutile braccio di ferro, di cui stanno pagando il conto i dipendenti dell’Amat e i cittadini”.

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