Il sorriso infinito di Marta

Il sorriso infinito di Marta e il ‘grazie’ dei suoi genitori

Nonostante il dolore, i genitori hanno chiamato l'ospedale per ringraziare.

PALERMOI genitori di Marta Minutella, portata via all’improvviso dalla pienezza della sua estate, hanno telefonato all’Ospedale dei Bambini per ringraziare i medici, qualche giorno fa. Mettiamo a fuoco l’immagine: un padre e una madre che hanno perso una figlia di undici anni, che hanno tentato di donare i suoi organi, senza che fosse possibile, che hanno firmato lo stesso il consenso per la donazione, hanno avuto un pensiero di gratitudine per chi ha cercato di salvare quella bambina, scolpita nella foto. Ed è il frammento prezioso, ancora un altro, di una storia d’amore che non finirà mai. Come abbiamo raccontato.

La storia di Marta, qui ritratta con il suo sorriso, abbiamo dovuto raccontarla nostro malgrado. Abbiamo dovuto raccontare della leucemia fulminante che l’ha presa fino alla morte, era la Domenica delle Palme, del ‘sì’ pronunciato dai suoi genitori.

Abbiamo riportato le parole della dottoressa Tania Lazzaro, una persona capace e sensibile, da cui traspare tutto: “A causa della leucemia non era possibile il prelievo degli organi e questo ha acuito ancora di più il dolore dei genitori, che speravano che la morte della figlia potesse almeno servire a far rinascere altri bambini. Simbolicamente hanno comunque firmato il modulo di consenso alla donazione. Ciò dà l’idea della bellezza di questa famiglia, che ha radicato in sé stessa il concetto di dono”.

Dice bene la dottoressa, incentrando il discorso sulla bellezza che è, in questo caso, un sentimento generoso e profondo dell’esistenza. Si comprende il dolore aggiuntivo dei genitori al cospetto dell’impossibilità di un gesto che avrebbe dato sollievo ad altri, ma, dal punto di vista dell’eternità, cambia poco.

Quel papà e quella mamma, adesso, hanno contattato i camici bianchi che sono stati gli involontari e affettuosi compagni di un percorso atroce. Hanno detto: torneremo a trovarvi. Tornare, cioè, nel luogo del lutto, ma anche nell’ultimo posto in cui è stata scambiata una carezza terrena. Questa è la storia di Marta, sorridente e bambina, nella sua foto, per sempre. La storia dell’amore che l’ha resa immortale.


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