Zone blu, braccio di ferro tra Comune e Amat su ristori e dehors - Live Sicilia

Zone blu, braccio di ferro tra Comune e Amat su ristori e dehors

Un duello che blocca le concessioni ai commercianti e apre nuovi scenari

PALERMO – La guerra sulle zone blu al comune di Palermo rischia di allargarsi a macchia d’olio. Non che sia una novità, visto che sugli stalli a pagamento da anni Palazzo delle Aquile e Amat si affrontano nelle aule di tribunale, ma la concessione del suolo pubblico ai commercianti messi in crisi dal Covid ha riacceso la miccia e le conseguenze adesso sono imprevedibili.

La conferenza dei capigruppo del consiglio comunale si è infatti riunita due volte con tutte le parti in causa per provare a sbloccare le pratiche ferme al Suap: per consentire di piazzare sedie e tavoli su strada, infatti, bisogna prima sciogliere il nodo delle zone blu di Amat. Il problema, come è emerso dalle riunioni, è che mentre il regolamento sui dehors prevede un ristoro per Amat (che però non è mai stato quantificato), il contratto di servizio di Amat non contempla alcunché: il Comune può temporaneamente sospendere le zone blu anche per darle ai commercianti, senza corrispondere neanche un euro alla sua partecipata.

Il paradosso è che Amat i ristori neanche li chiede: la partecipata comunale, infatti, da tempo prova a liberarsi di un servizio considerato in perdita e su cui ci sono in corso contenziosi milionari; accampare pretese sui ristori, in pratica, rischierebbe di inficiare la linea seguita in tribunale e quindi per l’azienda è tutt’altro che conveniente. Il Comune aveva provato a ipotizzare un ristoro “pari alla redditività media di uno stallo di sosta zona per zona”, come si legge in una nota firmata dall’assessore Cettina Martorana e dal capoarea Luigi Galatioto e indirizzata ad Amat, ma la società il 31 marzo ha declinato il cortese invito affermando “di non avere diritto a ristori diretti da parte di terzi, peraltro non previsti dal contratto di servizio”.

Un ristoro da parte di terzi, cioè dei commercianti, sarebbe secondo Amat un “elemento di alterazione nei rapporti contrattuali” e potrebbe “dare adito alla tesi sull’effettiva disponibilità di Amat delle aree di sosta, volta a giustificare le pretese di natura fiscale”. In poche parole, se l’azienda accampasse qualsivoglia pretesa riconoscerebbe di avere la disponibilità delle zone blu dovendoci anche pagare le tasse che, per inciso, sono assai più alte degli incassi. Il succo è che tra Comune e Amat non si è ancora arrivati a un accordo; il Suap chiede che Amat rinunci formalmente ai ristori ma senza che questo comprometta l’economicità del servizio o richieda la modifica del contratto. In caso contrario, bisognerà trovare un’altra soluzione. Ma non è finita qui.

Nella lettera inviata all’Amat, infatti, si fa riferimento a una circostanza emersa proprio durante le capigruppo: l’azienda avrebbe fatto presente che “mai nel passato Amat ha ricevuto compensazioni di sorta da chicchessia per l’utilizzazione delle carreggiate stradali a strutture o attività diverse da quelle della sosta a pagamento”. Un riferimento alle piste ciclabili che hanno finito in alcuni casi col sostituire le zone blu. E la Ragioneria generale, in una lettera del 6 maggio, oltre a ribadire che quella delle zone blu è una vera e propria concessione, sostiene che sottrarre gli stalli per usare le carreggiate diversamente da quanto previsto “non è consentito dalla convenzione stipulata con la partecipata”, col rischio che si apra un nuovo capitolo della contesa.

“La convenzione tra Amat e Comune che regola l’utilizzo degli stalli per la sosta a pagamento va chiarita in tempi brevi al fine di consentire, nel rispetto del regolamento, l’utilizzo del suolo pubblico ai commercianti che sono fortemente penalizzati e aspettano la ripresa economica – dice il vicepresidente del consiglio Giulio Tantillo – Comune e azienda si incontrino e trovino una soluzione. Per il futuro necessita una modifica della convenzione e soprattutto un nuovo contratto di servizio”.

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