Stefania Auci e l'estate "da leoni": "La mia Sicilia rovinata dagli 'sconzaiocu'" - Live Sicilia

Stefania Auci e l’estate “da leoni”: “La mia Sicilia rovinata dagli ‘sconzaiocu'”

Chiacchierata con la scrittrice bestseller tornata in libreria con la saga dei Florio.
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

I leoni sono tornati. E le classifiche dei libri più venduti se ne sono accorte subito. Il nuovo, attesissimo libro di Stefania Auci,  “L’inverno dei leoni”, seconda e ultima puntata della saga letteraria dei Florio, vola in cima alle classifiche. Mentre Stefania, reduce dallo straordinario successo de “I leoni di Sicilia”, si divide tra una libreria e l’altra per incontrare i suoi lettori. Lunedì 31 alle 18,30 un incontro on line sulla pagina Facebook Ubik Librerie, in questi giorni tanti firma copie. Sarà l’estate dei leoni, sarà ancora una volta l’estate di Stefania, insegnante e scrittrice trapanese che vive a Palermo, diventata in un amen caso letterario nazionale e internazionale (il primo libro è in corso di traduzione in mezzo mondo). La raggiungiamo al telefono e per una volta rinunciamo al “lei” di rigore nel trascrivere l’intervista. Perché quando dall’altra parte del telefono ti rispondono “Ciao ciautu meu”, il canonico “lei” priverebbe il lettore del mood della conversazione.  

Stefania, ti sento affannata.

“Ho fatto cinque librerie in tre giorni. E ora sto giusto andando in una libreria per un firma copie. Per ora si possono fare solo quelli”.

È già qualcosa per riavere un contatto con le  persone, no?

“Sì, ma non è più la stessa cosa di prima. Manca il momento della presentazione. E diventa una cosa molto veloce”.

Stavolta, rispetto al libro precedente, chi viene ti ha già conosciuto. È diverso, no?

“Sì, vengono contenti, ‘priati’, una signora lunedì mi ha detto ‘non ci posso credere’, era emozionata, l’ho abbracciata forte, mi ha fatto sentire una specie di rockstar”.

E che effetto fa essere una star?

“Mi imbarazzo da morire. Io quella sono, non che sia cambiata più di tanto”.

In questo nuovo libro ti sei spostata avanti di settant’anni rispetto al precedente. È una storia più decadente?

“È la storia del vertice dei Florio, dei vent’anni a grandissimo livello. E poi sì, c’è il momento della decadenza che paradossalmente è abbastanza veloce, in dieci anni perdono tutto. La prima grande mazzata è quella che si ha con la crisi del Banco Florio, come conseguenza della crisi dello scandalo della Banca romana”.

La decadenza dei Florio coincide con l’inizio della decadenza della Sicilia?

“Sì, gli si deve dare atto che loro rappresentavano la spina dorsale dell’economia della Sicilia”.

La Sicilia da allora non si è più ripresa, forse.

“Il problema della Sicilia è che se anche prova a riprendersi ci sarà sempre ‘u sconzaiuocu’ che dice che non si può fare. Ci sono gli ‘sconzaiuocu’ e ci soni i furbastri, quelli che pensano di essere furbi. La Sicilia non si è ripresa e non è un discorso di natura prettamente economica. I siciliani hanno smesso da decenni di credere nelle proprie capacità. E quindi siccome è più facile piangersi addosso e attribuire le responsabilità ad altri piuttosto che mettersi in discussione… Non nascondiamoci che molte amministrazioni hanno fatto questo, accusare all’esterno per gli aspetti più deleteri per celare le proprie responsabilità”.

Vero, ma anche l’eccesso contrario credo non sia un bene: spiegare tutto il male del Sud con la sola responsabilità del Sud. Il Sud è stato penalizzato e condannato al sottosviluppo da scelte maturate altrove.

“Assolutamente sì, ma a volte questo diventa molto un alibi. In Sicilia abbiamo avuto moltissimi finanziamenti europei per le infrastrutture. In Spagna e in Irlanda così si sono rifatti la rete viaria. Per non parlare dell’Est europeo”.

Credi che in Italia ci sia anche un problema, la dico in modo semplice e brutale, di ignoranza?

“Sì, credo di sì”.

Ma tu sei riuscita a fare leggere gli italiani.

“Non lo so come ci sono riuscita, me lo domandano tutti. Non ho messo la pistola alla tempia di nessuno. Però, gli italiani che non erano un popolo ignorante, stano subendo le conseguenze di una politica scellerata di impoverimento della suola”.

Parli da insegnate adesso.

“Sì, perché, vedi, quando siamo usciti dalla scuola io e te, le materie le studiavamo in un certo modo, sviluppavamo capacità di linguaggio…”.

… e anche senso critico.

“Bravo, questo ce lo possiamo dimenticare! I ragazzi oggi se gli metti in mano un giornale hanno difficoltà a capire il sottotesto. E una nazione senza senso critico può essere facilmente manipolata”.

Torniamo al libro, quanto ci sei stata a scriverlo?

“Due anni e spizzichi”.

Ma ci sarà un terzo?

“No, un sa mai Dio, abbiamo dato alla patria e a tutti quanti. C’è un epilogo che chiude tutti e due i volumi”.

Quando li vedremo i tuoi Florio in tv?

“Quando ci saranno i soldi, penso”.

Ora comincerai un tour nazionale?

“Sì, se riesco a uscire da questa strada piena di tir in città. Ma che ci fanno i tir in città? Farò un po’di Lombardia, Roma, poi comincio a girare. Ogni tanto guardo il mio calendario e dico mio Dio…”.

Sarà una bella estate?

“Molto vivace, decisamente”.

Un consiglio per le letture estive? Oltre al libro di Stefania Auci, ovviamente?

“Io mi butto sempre sui classici. Anche classici moderni. Proporrei Il Cardellino di Donna Tart”.

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