Termovalorizzatori, le piste per la Sicilia occidentale - Live Sicilia

Termovalorizzatori, le piste per la Sicilia occidentale

Ecco dove potrebbe sorgere l'impianto voluto dal governo Musumeci

A Bellolampo, nei pressi della più grande discarica della Sicilia occidentale, oppure nel Nisseno, ossia al centro della metà dell’Isola che comprende Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta. Sembrano essere queste le “location” più probabili per uno dei due nuovi termovalorizzatori che il Governo Musumeci sembra intenzione a far costruire.

Un’intenzione che in realtà è tutta da verificare, perché se è vero che l’esecutivo ha pubblicato un avviso esplorativo alla ricerca di privati che mettano i soldi necessari, è altrettanto vero che si tratta solo di un avviso e quindi di una ricerca di proposte che potrebbero rimanere tali. Il tema è politicamente scottante e il governo, all’Ars, ha dovuto addirittura accogliere come raccomandazione un ordine del giorno delle opposizioni che invece i termovalorizzatori vorrebbero bloccarli. Una mossa quasi obbligata per evitare imboscate d’Aula e che potrebbe anche non produrre alcun effetto, ma che la dice lunga sulla tensione che serpeggia fra i partiti. “I termoutilizzatori in Sicilia non sono ‘la’ soluzione – ha precisato l’assessore Daniela Baglieri – ma un tassello importante per riuscire a chiudere il ciclo dei rifiuti nel rispetto dei principi dell’economia circolare, così da evitare di portare in discarica quella parte di rifiuto indifferenziabile e irrecuperabile, che verrebbe tradotta invece energia”.

L’avviso dell’assessorato di viale Campania è abbastanza vago e chiede manifestazioni di interesse da parte delle imprese “con l’unico fine di verificare la disponibilità ad assumere il ruolo di promotori nell’ambito dell’operazione di finanza di progetto” per costruire “fino a due termoutilizzatori, ciascuno per una capacità di trattamento di circa 350-450 mila tonnellate all’anno, allocati rispettivamente uno in Sicilia occidentale (Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani) e l’altro in Sicilia orientale (Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa)”.

Il termine per le proposte scadrà a settembre, ma già iniziano a circolare le prime ipotesi su dove sorgerà il termovalorizzatore della Sicilia occidentale; ipotesi che al momento vanno prese come tali, visto che saranno i privati a indicare eventualmente dove vorrebbero far sorgere l’impianto. Posto che, prima di avviarne la costruzione, bisognerà comunque aggiornare il Piano rifiuti che al momento non li contempla e prevede la realizzione degli impianti per la differenziata, oggi carenti. Nei termovalorizzatori, infatti, andrà solo la frazione residua non differenziabile e la capacità totale indicata degli impianti (800 mila tonnellate l’anno in due) solleva più di una perplessità fra i tecnici, con qualcuno che la giudica eccessiva.

Le piste più accreditate per la parte ovest dell’Isola sarebbero due. La prima porta alla provincia di Caltanissetta, ossia al territorio che è più baricentrico rispetto all’area da coprire: le distanze per il trasporto dei rifiuti sarebbero ridotte sia per Palermo che per Trapani e Agrigento e si rispetterebbe il principio previsto dalle norme ambientali di far “viaggiare” il meno possibile l’immondizia.

La seconda pista, che è anche la più accreditata, riguarda invece Bellolampo, cioè la discarica più grande della Sicilia occidentale e l’unico grande sito pubblico di tutta l’Isola, gestito dalla Rap e quindi dal Comune di Palermo. La Srr dell’area metropolitana avrebbe iniziato a sondare il terreno, ma al momento da Palazzo delle Aquile sarebbero arrivati solo dei “no”. Leoluca Orlando non avrebbe alcuna intenzione di dare, a pochi mesi dalle elezioni, il proprio assenso alla costruzione di un termovalorizzatore all’interno della città capoluogo, in un territorio peraltro che già fa i conti con una discarica che nel 2022 arriverà a contare ben sette vasche.

Bellolampo sarebbe però un sito plausibile per più di un motivo: i termovalorizzatori spesso si costruiscono proprio accanto alle discariche, addiruttura sulle vasche sature, e la provincia di Palermo comprende oltre il 50% della popolazione residente interessata e quindi è quella che produce più rifiuti, vista anche la bassa differenziata. In pratica il grosso dell’immondizia non si sposterebbe più di tanto.


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