Il boss aspirante pentito: "Fatti inediti su via D'Amelio" - Live Sicilia

Il boss aspirante pentito: “Fatti inediti su via D’Amelio”

Parla Gaetano Fontana che dice di avere paura di rivelare tutta la verità

PALERMO – Gaetano Fontana alza il tiro. Sostiene di conoscere particolari “inediti” sulla strage di via D’Amelio.
Particolari che riguardano le modalità e la posizione degli esecutori materiali che fecero saltare in aria la Fiat 126 imbottita di tritolo e parcheggiata sotto l’abitazione della madre al magistrato in via D’Amelio, a Palermo.
Gaetano Fontana, boss dell’Acquasanta, si è detto disposto a collaborare con la giustizia ma da mesi è in corso una partita con la procura della Repubblica sulla sua credibilità. I racconti di Fontana non convincono fino in fondo i pubblici ministeri, specie nella parte in cui sostiene di essere stato sì un mafioso, ma di non avere fatto più parte di Cosa nostra in tempi recenti.

Al processo che lo vede imputato nelle scorse udienze per confermare la sua credibilità ha messo sul piatto l’elenco di una serie di beni appartenenti alla sua famiglia e finora mai finiti sotto sequestro. Ora va oltre in sede di controesame rispondendo alle domande dell’avvocato Antonio Turrisi, legale di uno degli imputati del processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Simone Alecci.

Fontana sostiene che la sua famiglia mafiosa, quella dell’Acquasanta, in cui ricade la strada della strage, non fu informata della preparazione dell’eccidio. Anzi quando avvenne rimasero addirittura sorpresi di quanto accaduto.
Aggiunge che dal padre, il capomafia Stefano, oggi deceduto, seppe delle confidenze ricevute da Totò Riina e cioè che ci fu un’accelerata nell’organizzazione della strage.

Non sapeva neppure della strage di Capaci. Fontana racconta un episodio. Anche lui doveva essere sull’aereo che prese Falcone da Roma per rientrare a Palermo. Aereo su cui per puro caso alla fine Fontana non sali. Dunque, dice l’aspirante pentito, sarebbe potuto passare anch’egli con la macchina a Capaci nel momento in cui l’autostrada saltava in aria.

Il boss frena il suo racconto. Dice di avere paura, visto che al momento non è sotto protezione. Il livello delle sue dichiarazioni, però, pone nuovi interrogativi.


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