Covid, a Palermo la carica dei 70mila: la speranza nel Green Pass

Covid, a Palermo la carica dei 70mila: speranza nel Green Pass

La città fronteggia la pandemia. Ma il modello di contrasto ha finora funzionato.

Saranno poco meno di settantamila, a Palermo, soltanto a luglio e agosto, le persone che arriveranno da paesi considerati ‘a rischio Covid’, per la variante Delta, secondo le ultime ordinanze del presidente Musumeci, come è emerso da una riunione operativa in aeroporto. Un test impegnativo per gli uomini del commissario all’Emergenza, Renato Costa, che dovranno ‘tamponarle’, mettere i campioni positivi a disposizione dei laboratori per il sequenziamento e anche dare un’occhiata a tutti gli altri, perché non si sa mai. Ma il ‘modello Palermo’ – ci sembra di poterlo dire a filo di cronaca – finora ha funzionato, poi si vedrà.

Il Green Pass e le prime dosi

Sicuramente sta funzionando il Green Pass, con la sua eco politica e mediatica, come spinta alla somministrazione. Le prime dosi, nell’hub di via Sadat, sono già al trenta per cento del totale ed erano al cinque. Una percentuale che potrebbe crescere ancora. Alla Fiera, è attivo proprio il rilascio del Green Pass, una novità per gli hub vaccinali. Ecco le modalità per ritirarlo.

La carica dei settantamila

Ma il problema sarà comunque rappresentato dallo sbarco di settantamila persone, all’aeroporto di Palermo, nei mesi caldissimi dell’estate e della variante Delta. La Sicilia sta cercando di attrezzarsi per creare una barriera difensiva, mettendo insieme turismo e sicurezza, che mitigherà il contagio, ma, certo, non potrà fermarlo. Secondo l’ultima ordinanza del presidente Nello Musumeci: il tampone è obbligatorio per chi arriva in Sicilia anche da Francia, Grecia e Paesi Bassi o per chi vi ha soggiornato nei quattordici giorni precedenti. Identiche misure sono già previste per chi proviene da Spagna, Portogallo e Malta, oltre che da alcuni Paesi extraeuropei, come disposto dal ministero della Salute.

Una goccia nel mare

I controlli, insomma, ci sono. C’è un modello Palermo che, fino a prova contraria, pare reggere. Tuttavia, un simile sforzo che prevede anche somministrazioni nei paesi della provincia, nei quartieri, nei luoghi della movida, può essere vanificato – e perciò diventare una goccia nel mare – da una incrollabile mentalità di avversione al vaccino. Non parliamo di chi ha dei legittimi dubbi, perché tutti siamo esseri pensanti e perché la comunicazione istituzionale sui vaccini è stata catastrofica: un vero confronto con chi ne sa di più è la strada per decidere. Il riferimento è all’ideologia ‘no vax’ con il rifiuto in blocco del valore scientifico delle vaccinazioni. Un fenomeno diffuso che può trasformarsi in violenza, come è accaduto nel caso dell’enoteca ‘Prospero’.

Gli AperiVax

Intanto, però, gli ‘AperiVax vanno bene. C’è stato il primo appuntamento al Nautoscopio, altri ne seguiranno. Sulla pagina Facebook dell’Ufficio del Commissario si legge: “Il primo #AperiVax palermitano chiude nel segno dell’entusiasmo. Ora studiamo la fattibilità dei prossimi. Nel frattempo #AperiVax vi lascia in bellezza, con il sorriso che buca la mascherina e gli occhi magnetici – e identici – delle sorelle Carduccio”. Francesca, dottoressa che lavora alla Fiera, è al centro, accanto ci sono Chiara ed Emanuela. Un’immagine, che pubblichiamo, come promemoria di cura e di speranza.


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