Incendi, siamo davvero impotenti dinanzi a tale scempio? - Live Sicilia

Incendi, siamo davvero impotenti dinanzi a tale scempio?

La Sicilia (con altre regioni del Sud e la Sardegna) è stata devastata dagli incendi troppo spesso dolosi. Dobbiamo opporci
SEMAFORO RUSSO
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4 min di lettura

La Sicilia (con altre regioni del Sud e la Sardegna) devastata dagli incendi troppo spesso dolosi, come opporci? Siamo davvero impotenti dinanzi a tale immenso scempio? Non parleremo dell’ultimo anello di una catena assai malandata e arrugginita, non parleremo, cioè, del criminale (finiamola di definirlo “piromane”) che appicca i fuochi procurando lutti e danni incalcolabili alla comunità civile, all’ambiente con tragiche conseguenze per intere famiglie, aziende e lavoratori onesti.

No, il nostro ragionamento vuole partire da più lontano, meglio, dall’alto  pensando ai palazzi del potere, ai governanti, di qualsiasi colore, che immancabilmente estate dopo estate, da decenni, sembrano cadere dal pero appena si cominciano a contare a migliaia gli incendi (circa 48.000 gli interventi dei Vigili del Fuoco in Italia negli ultimi tre mesi) che mandano in fumo non solo coltivazioni, case, boschi e foreste ma anche il diritto a un ambiente sano e salutare, in grado di evitare fenomeni già avanzati di dissesto e di disgregazione dei nostri territori.

Che fare, quindi? Ho casualmente letto su Facebook un post di Giuseppe Barbera per dieci anni presidente del corso di laurea in Scienze forestali e ambientali dell’Università di Palermo e membro emerito dell’Accademia nazionale di Scienze forestali. Ha scritto: “Anni di mancata cura del territorio, molte superfici agricole non più coltivate, strade con sterpi secche, rifiuti infiammabili ovunque, periferie degradate, abusivismo, disprezzo per la cosa comune, boschi non gestiti e mancata applicazione di tecniche di selvicoltura preventiva con funzioni antincendio, rimboschimenti con conifere abbandonati a se stessi, operai forestali male utilizzati e prossimi alla pensione, nessun tecnico che predisponga piani di gestione. Infiltrazioni mafiose ed enormi interessi economici. Picchi di temperatura mai visti. Troppo facile per criminali incendiari appiccare fuochi. Per individuarli servono indagini pronte, efficaci e pene severe. Ma i veri responsabili sono i cattivi politici. Non dimentichiamolo”.

Parole dure, ignorate da chi dovrebbe invece ascoltare con viva attenzione. Una sintesi perfetta, comprensibile da chiunque, che ci fa capire cosa significhi andare a monte del problema. Lui, e con lui chi scrive, si è posto un interrogativo: esiste come sappiamo un comitato tecnico scientifico che supporta le istituzioni nelle scelte necessarie per contrastare la pandemia da Covid-19, bene, esiste pure un comitato tecnico scientifico in servizio permanente per elaborare misure finalizzate alla riduzione drastica degli incendi qualunque sia la loro origine? Credo che la risposta sia NO.

I criminali, è ovvio, vanno perseguiti, vanno indagate le connessioni mafiose e le turpi ragioni economiche che sovente stanno dietro l’attività incendiaria; in egual maniera, qui ci spostiamo su una dimensione planetaria, occorre recepire senza perdere più tempo il messaggio drammatico degli scienziati – vedi il sesto rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change – Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, il principale organismo scientifico internazionale che studia i cambiamenti climatici) diffuso dall’Onu – sull’innalzamento del riscaldamento globale che se non arrestato, riducendo nettamente le emissioni nocive entro i prossimi anni, distruggerà la Terra.

Il tema però, lo ripetiamo se non vogliamo regalare alibi a presidenti di Regione, assessori e deputati regionali, sindaci ed esponenti di partito, riguarda tutta una serie di mancanze e omissioni desumibili facilmente dal post del prof. Barbera, si tratta di precise responsabilità politiche, in particolare regionali. Facendo una chiacchierata con lui ho appreso che abbiamo centinaia di giovani laureati in Scienze forestali e in varie discipline specialistiche correlate mai interpellati dalla Regione Siciliana – andrebbero indetti velocemente dei concorsi ad hoc -, che non disponiamo di un Piano di gestione forestale degno di tal nome, insomma, che non vi è alcuna interlocuzione strutturata e strutturale tra istituzioni ed esperti in un settore delicatissimo e importantissimo per noi e le nuove generazioni nel quale non basta intervenire a valle, quando il danno è consumato, ma in cui, al contrario, è fondamentale la prevenzione e la pianificazione.

Serve una cabina di regia h24 che monitori quanto accade nell’intero territorio regionale e programmi in anticipo, secondo appunto una logica di prevenzione, gli interventi da proporre al potere politico. Si può fare tanto, tantissimo eppure si agisce poco, molto poco e quando si agisce è ormai tardi. Lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio, una conferma della mancanza di una ordinaria strategia di cura, vigilanza e salvaguardia. Allora, verrebbe da concludere, è tutta un’ipocrita messinscena quella ogni volta imbandita dai politici mentre le fiamme divorano beni ambientali preziosi e inceneriscono la giusta richiesta della collettività di una più efficace tutela del nostro patrimonio naturale.


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