Piano delle opere pubbliche, ancora caos: "Orlando venga in Aula"

Piano delle opere pubbliche, ancora caos: “Orlando venga in Aula”

Opposizioni sulle barricate: "Il sindaco ha mentito alla città"

PALERMO – Anche stavolta nulla di fatto. Il piano triennale delle opere pubbliche del comune di Palermo, che in realtà è quello dell’anno scorso, oggi è tornato a Sala delle Lapidi provocando da subito un nuovo pandemonio. La seduta del consiglio è durata infatti appena un’ora e tanto è bastato per accendere gli animi delle opposizioni che hanno sentito gli uffici dire, senza troppi giri di parole, che anche se il piano si approvasse nessuna opera potrebbe andare subito a gara.

Una narrazione che fa a pugni con quella del sindaco Leoluca Orlando che, proprio sulla bocciatura del piano triennale dello scorso aprile, aveva attaccato il consiglio comunale denunciando opere ferme per centinaia di milioni e rotto definitivamente con Italia Viva e il presidente Totò Orlando, facendo evaporare la maggioranza. Una sfuriata andata in scena durante una conferenza stampa convocata di domenica mattina nella quale il Professore non si era risparmiato parlando di “blocco assoluto di ogni operazione per il potenziamento della macchina comunale e perdita di investimenti e posti di lavoro”. A seguire numeri in libertà: i 300 milioni del tram, i 90 per il centro storico, i 28 di Agenda Urbana, i 58 ex Gescal, gli interventi sui cimiteri.

Una polemica continuata nei mesi successivi e che ha visto autorevoli interventi di associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali, associazioni di volontariato, tutti pronti a puntare il dito contro il consiglio comunale in attesa dell’agognato via libera al piano 2020-2022 che secondo l’amministrazione impedirebbe di presentare il 2021-2023, nel quale dovrebbe trovare spazio anche l’asilo nido dedicato a don Pino Puglisi a Brancaccio. Da qui la riproposizione del piano già bocciato senza aver apportato alcuna modifica.

Ma oggi, a Palazzo delle Aquile, le cose hanno preso una piega diversa e inaspettata. “Noi abbiamo pronto il piano 2021-2023 che potremo portare in giunta solo dopo l’approvazione del 2020-2022 – ha spiegato l’assessore Maria Prestigiacomo – Alcuni dirigenti hanno scritto usando toni pesanti anche contro la mia volontà, ma tutti i progetti finanziati da Agenda urbana e redatti dal Comune non possono essere persi”. Subito dopo hanno preso la parola gli uffici: l’atto riproposto è uguale a quello già bocciato e lo stop al 2020-2022 avrebbe impedito di presentare il piano 2021-2023; una tesi, quest’ultima, contestata però dal presidente Totò Orlando. “Gli uffici e il Segretario generale sostengono che non si possa presentare il nuovo piano – ha detto il numero uno di Sala delle Lapidi – ma non ho trovato nessuna norma, il Segretario generale non l’ha mai citata. Ho chiesto ai dirigenti, agli uffici e l’unico ad avere risposto è stato il Ragioniere generale secondo cui non c’è alcuna norma”.

A scaldare gli animi però è stata la risposta a una domanda del presidente: se il consiglio approvasse subito il piano 2020-2022, nessuna opera dell’elenco annuale 2020 potrebbe andare immediatamente in appalto. “Il sindaco ha messo alla gogna l’intero consiglio comunale dicendo che non poteva procedere alle tumulazioni – ha detto il presidente della commissione Urbanistica Mimmo Russo – Una vergogna detta a televisioni e giornali, il sindaco venga in Aula e si dimetta, gli faremo ponti d’oro”. “La città ha diritto di sapere qual è la realtà – ha attaccato il capogruppo di Italia Viva Dario Chinnici – Orlando ha convocato una conferenza stampa, un’altra è stata fatta solo dai componenti di giunta ma il tempo delle bugie è finito, la giunta per sei mesi ha parlato del nulla”. “Dopo la bocciatura, abbiamo convocato quattro volte gli uffici in commissione – ha detto Giulia Argiroffi di Oso – e a tutti abbiamo chiesto quale fosse il riferimento normativo che rendeva necessario la riproposizione del piano bocciato. Nessuno ci ha risposto, i Rup di alcune opere ci hanno detto che neanche c’è. Ho anche presentato dieci interrogazioni, ma nessuno ha indicato la norma”. Domani l’Aula si riunirà alla presenza del Segretario generale, del Ragioniere generale e dei dirigenti.


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