Palermo, soldi "rubati": nei guai un commercialista e la moglie

Palermo, soldi “rubati”: nei guai un commercialista e la moglie

ESCLUSIVO Nuovo arresto. Spariti altri 300 mila euro dalle amministrazioni giudiziarie. Scandalo senza fine

PALERMO – I soldi fatti sparire sarebbero molti di più di quelli scoperti in passato. C’è un nuovo ordine di arresto (ai domiciliari con il braccialetto eletteronico) per l’amministratore giudiziario Maurizio Lipani. Nei guai finisce anche la moglie, Maria Teresa Leuci, a cui il giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello ha imposto il divieto di esercitare la professione di commercialista. Sono indagati per peculato. Disposto il sequestro di 300 mila euro.

Il primo sequestro

Il commercialista palermitano Lipani è stato arrestato nel 2019, mentre nel 2020 fu raggiunto da un sequestro di beni – fra conti correnti, immobili, terreni, magazzini, box, un Suv e una barca – per un valore di un milione e 200 mila euro. C’era il forte sospetto che si trattasse di un mare magnum di illegalità e la nuova ordinanza di custodia cautelare, emessa il 19 novembre scorso ma di cui Livesicilia è venuta a conoscenza oggi, ne sarebbe la conferma.

Accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Claudia Ferarri il Gip ha anche disposto il sequestro di 284 mila nella disponibilità di Lipani e di 23 mila euro della moglie.

La prima condanna

Nella prima inchiesta del 2019 erano stati confiscasti ai due coniugi beni per 459 mila euro, compreso un attico in centro. Marito e moglie sono stati condannati rispettivamente a 5 anni e 4 mesi e a 2 anni. Si sarebbero appropriati di beni di pertinenza della amministrazione giudiziaria dei beni riferibili a Mariano ed Epifanio Agate, padre e figlio, mafiosi di Mazara del Vallo. L’inchiesta era della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Lipani confessò, ma gli investigatori della Dia andarono avanti e scoprirono “un consolidato sistema in base al quale il commercialista operava numerosissimi prelievi di contante e bonifici dai conti delle società di cui era amministratore, alcuni dei quali giustificati come pagamento di fatture emesse dalla moglie commercialista anche se mai autorizzate da parte del giudice delegato”.

Le aziende coinvolte

Gli agenti della Dia spulciarono i conti che riguardavano i seguenti patrimoni, per lo più in confisca definitiva: “ditta Pietro Parisi”, “Rà Gioielli di Raffaele Sasso”, “ditta a Giuseppe Alamia”, “Pierina Fiorello”, “Lorenzo Altadonna”, “Maria Biondo”. Nessuno avrebbe controllato e Lipani ne avrebbe approfittato. (Leggi: “Quando disse ‘io escluso dal sistema Saguto‘”). E fu emesso il sequestro da un milione e 200 mila euro.

Non era finita, ora emerge un nuovo buco nelle amministrazioni giudiziarie un tempo gestite da Lipani. Chi gli è subentrato nella gestione dei patrimoni per conto delle sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali e dell’Agenzia per i beni confiscati ha fatto emergere i buchi gestionali e gli ammanchi.

Il caso Matacena

Si tratta delle stesse imprese delle precedenti indagini, a cui si aggiunge la Amadeus Spa, dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, oggi latitante a Dubai, che gli era stata sequestrata su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Dai conti della società sono spariti otto mila euro.

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