Catania senza festa di Sant'Agata, la delusione dei devoti

Catania senza festa di Sant’Agata, la delusione dei devoti

Sullo sfondo ci sono la nomina del prossimo arcivescovo e i nomi per la formazione del prossimo Comitato dei festeggiamenti.

CATANIA – Una comprensibile delusione, mista però a rabbia. La temperatura delle chat dei devoti agatini e dei canali social è salita oltre la soglia di guardia dopo l’annuncio che i vescovi siciliani hanno deciso di soprassedere sulle processioni religiose da qui a da destinarsi. L’attenzione è andata immediatamente alla Festa di Sant’Agata. E non soltanto perché la ricorrenza di febbraio è ormai dietro l’angolo e i numeri della mobilitazione sono tra i più importanti. Ma è la scelta della Cesi, che ha lanciato la notizia via social utilizzando una foto delle processioni agatine, a chiarire plasticamente le finalità del provvedimento episcopale. 

Insomma: per il secondo anno consecutivo, la Festa di Sant’Agata non ci sarà. Così come non ci saranno le tradizionali processioni per l’Immacolata o l’assai sentita Festa di San Sebastiano ad Acireale. Ma a Catania è tutta un’altra cosa, tra pathos e indotto economico. L’annuncio di ieri è arrivato come una doccia se non fredda, tiepida. Un annuncio pressoché prevedibile da tempo sulla scorta del rinfocolare della vicenda pandemica. Perché, al netto dei risultati della campagna vaccinale, non ci sono ancora le condizioni per affrontare una manifestazione così vasta senza rischi per la dimensione sanitaria. 

Meno barriere

Tuttavia, c’è chi si aspettava altro. Se non la Festa, almeno la certezza di poter vivere con meno barriere le celebrazioni agatine. La memoria della martire catanese, infatti, verrà comunque celebrata in forma religiosa come da calendario liturgico. Così come già avvenuto, del resto, lo scorso anno: tra messe a porte chiuse e dirette streaming. Ma ogni dettaglio dovrà comunque essere ancora definito.

Intanto però c’è chi in rete invoca la clamorosa protesta di disertare “le offerte alla Chiesa”. E c’è pure chi la butta tra le pieghe della teologia-politica mettendo in dubbio ben altro: “A Palermo la Chiesa fa anche di peggio – si legge – La santa patrona, Rosalia, che liberò la città dalla peste non si può festeggiare per paura di una pandemia (molto meno grave della peste). La verità è che certi vescovi non credono ai santi ed ai miracoli di ieri e di oggi”.

Il prossimo arcivescovo

Nel caso specifico catanese, la vicenda delle mancate processioni fa il paio con altre incertezze. La prima passa dalle future decisioni di papa Francesco e riguarda la successione a monsignor Salvatore Gristina. L’arcivescovo metropolita di Catania, lo scorso giugno, ha infatti presentato la rinuncia alla cattedra per sopraggiunti limiti di età. Il successore però non è stato ancora individuato.

La norma canonica dice che Gristina resterà nel pieno delle sue funzioni fino a quando non arriverà il nuovo arcivescovo. Tuttavia, è difficile che in questa fase possa essere pianificata ulteriormente un’agenda diocesana già capitalizzata dal percorso sinodale voluto da Bergoglio. 

Il nuovo comitato

Nell’attesa resta sospesa anche un’altra questione, che stavolta tocca nel particolare le vicende agatine. Il Comitato dei festeggiamenti presieduto da Riccardo Tomasello ha concluso il mandato lo scorso 14 settembre. A quella data, però, l’organo pensato per mettere allo stesso tavolo pariteticamente membri indicati dalla Chiesa e da Palazzo degli Elefanti, è arrivato assai lacerato. Il motivo è che l’intero blocco ecclesiale si era già dimesso in polemica – a quanto risulta – con il presidente. 

Il bilancio del Comitato è stato chiuso comunque in pareggio. Le ultime due uscite hanno riguardo il ripianamento di un debito precedente sul versante dei fuochi pirotecnici e l’avvio del restauro della candelora dei panettieri. 

Ipotesi donna

Da quanto risulta, i primi colloqui per individuare la prossima composizione del Comitato sarebbero già iniziati. Tra le ipotesi ci sarebbe anche quella di un nome femminile alla presidenza. Ma non sarebbe l’unica opzione sul piatto, perché ci sarebbero da individuare anche gli altri membri. In questo ruolo, uno dei nomi disponibili potrebbe essere quello del past-president Francesco Marano, rimasto ufficialmente nell’alveo del Comitato in qualità di emerito assieme a quanti hanno condiviso il lavori del primissimo tavolo di Lavoro. 

Nei prossimi giorni, a proposito di Marano, uscirà in libreria per i tipi di Bonanno editore il saggio scritto di proprio pugno e che racconta quella particolare fase d’avvio. Il titolo è – mano a dirlo – “Tutti devoti tutti”.  


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