"Chiudi o ti uccidiamo", mafia ed estorsioni a Gela: tre arresti - Live Sicilia

“Chiudi o ti uccidiamo”, mafia ed estorsioni a Gela: tre arresti

Doopo le minacce un commerciante fu costretto a lasciare la sua attività. Quattro indagati
L'INCHIESTA
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La Polizia di Stato sta eseguendo, su ordine della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice per le Indagini preliminari.

Le accuse

Gli arrestati, che devono rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata, sono accusati di appartenere al clan Rinzivillo di Gela. Nell’inchiesta della procura nissena figurano anche quattro indagati.

Un commerciante fu costretto a chiudere

“Chiudi o ti uccidiamo”. Con frasi di questo tenore i tre arrestati nell’ambito dell’operazione di questa mattina della Squadra mobile di Caltanissetta avevano convinto un commerciante di ortofrutta di Gela a chiudere la propria attività. Uno dei tre gestiva un’attività commerciale in concorrenza con quella della vittima. F.M., 51 anni, T.M 50 anni, e C.E. 44 anni sono indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere di tipo mafioso, in relazione alla loro appartenenza ad una famiglia di Cosa nostra di Gela, nonché di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’indagine, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta, ha avuto inizio nel luglio del 2019 e ha preso il via dalla verifica della sussistenza di anomali rapporti tra due collaboratori di giustizia (anch’essi indagati nel presente procedimento), già appartenenti a Cosa nostra e tuttora affiliati alla stessa famiglia.

Le indagini

Le complesse attività investigative svolte, oltre a far emergere macroscopiche violazioni alla disciplina in tema di collaborazione con la giustizia da parte delle persone intercettate, ha consentito di verificare come i due abbiano mantenuto rapporti costanti con soggetti, tuttora appartenenti alla famiglia mafiosa Rinzivillo di Gela, tra cui quelli tratti in arresto questa mattina. In seguito alle indagini è emerso un quadro probatorio di rilevante gravità a carico degli indagati sia in relazione all’ associazione a delinquere di stampo mafioso, sia in relazione all’ ipotesi di estorsione aggravata. Tutti i sodali e coloro con i quali avevano rapporti, manifestavano inoltre una particolare acredine nei confronti di appartenenti alla Squadra mobile, con generici propositi di vendetta per l’attività, ritenuta “troppo scrupolosa”, condotta dagli inquirenti. In sede di esecuzione dell’ordinanza cautelare sono state effettuate perquisizioni, delegate dai Sostituti Procuratori titolari delle indagini, anche a carico degli altri soggetti denunciati, alcuni percettori del reddito di cittadinanza, non colpiti da misure cautelari.


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