Fiumi di droga e soldi: gli affari del 'regista' dei narcos

Fiumi di droga e soldi: gli affari del ‘regista’ dei narcos

Le carte dell'inchiesta Le Vallette. La base operativa dei trafficanti a Ispica, nel ragusano.
GUARDIA DI FINANZA
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CATANIA – Il rombo di un elicottero ha disturbato ieri mattina il sonno di molti ispicesi. La cittadina barocca, famosa in tutto il mondo per lo splendido loggiato del Sinatra, è stata al centro di un blitz che ha smantellato un cartello del narcotraffico internazionale. Che aveva base proprio nelle splendide campagne della cittadina del Val di Noto, set naturale della serie cult dedicata al personaggio di Camilleri il commissario Montalbano. Ma questa volta non è una puntata della fortunata fiction.

Il ‘Pablo Escobar’ del Val di Noto


I finanzieri del Gico di Catania – con il supporto dei militari della tenenza di Pozzallo – hanno fatto scattare le manette a Rosario Amico, operaio del servizio manutenzioni del Comune di Ispica, considerato il ‘regista’ dell’organizzazione criminale. In via del Zafferano, a pochi chilometri dall’incredibile lungomare di Santa Maria del Focallo, sono state piazzate delle telecamere che hanno ‘immortalato’ incontri e ‘scontri’ a casa del  ‘Pablo Escobar’ di Spaccaforno (questo il nome della cittadina ragusana fino al 1935). Anche se in paese lo chiamano Saru ‘u piticciu’. E il suo arresto non ha ‘sorpreso’.  

I grossisti della droga

Nelle carte dell’inchiesta La Vallette, quasi 500 pagine, sono descritti gli affari criminali che da febbraio 2018 ad aprile 2019 l’organizzazione criminale ‘capitanata’ da Rosario Amico avrebbe concluso. La gip Simona Ragazzi scrive che gli indagati avrebbero operato alla stregua di “una rete di grossisti” comunicando tra loro “mediante utenze via vie diverse”. Sono stati documentati incontri in presenza – soprattutto a Ispica – e trasferte – a Malta e in Lombardia. Si sarebbe creata una “catena di commercio all’ingrosso di sostanze stupefacenti stabile e collaudata”. 

I metodi per evitare i sequestri

Che non fosse un gruppo criminale improvvisato ma strutturato e rodato è provato – secondo la giudice – dalle grosse partite di droga acquistate (in Albania via Puglia e in Calabria) e piazzate nei mercati illeciti di riferimento sia in Sicilia (a Ragusa e Siracusa), al Nord Italia (Milano e Monza) e a Malta. Inoltre per evitare controlli e sequestri gli indagati usavano diversi metodi: noleggio di mezzi particolari, l’uso di valigie gemelle o pacchetti regalo, doppifondi sulle vetture. Come quello usato per i 188 chili di marijuana che però sono stati sequestrati nel corso delle indagini. 

La rete criminale

Amico avrebbe avuto la sua rete di fidati. Pietro Sessa (che avrebbe messo a disposizione anche il suo autosalone a Rosolini, nel siracusano) sarebbe stato una sorta di braccio destro, assieme a Lucia Armenia (più volte monitorata durante i suoi viaggi da Pozzallo a Malta). Poi c’erano i corrieri e gli intermediari albanesi (il trio Hoxhaj), calabresi (Agostino e Bevilacqua), maltesi (John Spiteri) e l’altro ispicese – Roberto Melfi – che avrebbe garantito le vendite milanesi. 

I nomi in codice

La droga, per paura di essere intercettati, sarebbe stata indicata da una sorta di linguaggio in codice: “olio extravergine”, “panino”, “macchine”. Nel gennaio 2019 Amico informa Melfi: “Ora sono a posto, ora sono tranquillo… pure tu dovresti essere tranquillo, ah… abbiamo comprato “l’olio”!… olio di prima… extravergine di oliva!”. 

Ma c’è anche il nome in codice “cavallo”. Si evince da conversazione sempre del gennaio 2019. Amico questa volta parla con Rocco Bevilacqua per concordare la fornitura di una partita di cocaina. Il calabrese controbatte: “Quando pensi di venire? così vedo di trovarti qualche buon “cavalluccio”… che so che tu cerchi un buon cavallo”. 

Giro di migliaia di euro

Il giro di soldi è imponente. A insospettire le fiamme gialle è anche il tenore di vita di Amico: immobili di lusso, auto di grossa cilindrata cambiate sistematicamente, viaggi all’estero con meta preferita Malta (sic!), barche. Dalle intercettazioni emergono disponibilità finanziarie di un certo peso: migliaia di euro per acquistare la costosa cocaina calabrese. E anche fiumi di contanti per poter risolvere i problemi delle perdite dei tanti chilogrammi di marijuana sequestrata dalla Guardia di Finanza. 


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