Ex Province, nuovo rinvio: e il governo va sotto all'Ars

Ex Province, nuovo rinvio: e il governo va sotto all’Ars

Barbagallo chiede le dimissioni dell'Esecutivo Musumeci

PALERMO – Il governo Musumeci va sotto: le elezioni delle Province sono rinviate a furor di Aula anche per il fuoco amico, e le opposizioni si scatenano, fino alle richieste ufficiali di dimissioni da parte del deputato – e segretario del Pd – Anthony Barbagallo, e di rendiconto all’Aula “sull’ennesima riforma mancata e prova di debolezza” da parte di Nuccio Di Paola dei Cinquestelle.

Si corre e si frena, all’Ars, sui due temi caldi di giornata (pardon di mesi) così da rendere l’ultima seduta in calendario del 2021 una delle tante, anzi no. Le sospirate variazioni di bilancio che erano attese a fine novembre in seguito all’assestamento, e le elezioni nelle ex Province, le quali, ormai vicinissime, saltano con rinvio e con buona pace della parte di maggioranza che sostiene il presidente Nello Musumeci. Maggioranza sfrangiata, ancora una volta, anche su questo tema: sull’emendamento firmato dalla pentastellata Gianina Ciancio che chiede il rinvio, prolunga le cariche commissariali e dà poteri di gestione alle assemblee dei sindaci. Si compatta un fronte bipartisan che chiede la dilazione alla luce della sentenza della Corte costituzionale che ha cassato la legge nazionale che porta il nome dell’ex sottosegretario Graziano Delrio nella parte in cui, per le Città metropolitane, prevede l’automatica assunzione della carica di sindaco da parte del primo cittadino del Comune capoluogo. Lo spauracchio, per nulla vago, è incorrere nelle identiche censure di incostituzionalità.

Variazioni al fotofinish

In apertura, per le variazioni di bilancio il presidente Gianfranco Miccichè fissa con il consenso dei capigruppo la tabella di marcia forzata: entro poche ore, il 16 dicembre, è atteso il pronunciamento delle commissioni di merito, e soltanto due giorni dopo, il 18, la Commissione Bilancio esiterà il testo per l’Aula. L’Aula sarà convocata lunedì 20 per incardinare il disegno di legge. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato a martedì 21 a mezzogiorno. Discussione dalle 16 di martedì “in modo da concluderne l’esame entro la giornata di mercoledì 22 dicembre”.

La grana metropolitana

Il governo, in pratica, resta solo o, al meglio, difeso dai lealisti più accaniti sparsi in maggioranza: non serve, per esempio, il sarcasmo dell’assessore al Territorio Toto Cordaro il quale – come del resto Giorgio Assenza e Alessandro Aricò di Diventerà Bellissima – ironizza ferocemente sul sostegno del dem Antonello Cracolici all’ipotesi rinvio, perché ”nel 2014, quando l’ex presidente Rosario Crocetta brindò in televisione alla legge di soppressione, c’eravamo tutti. Ma forse Cracolici non ricorda quale governo sosteneva”. Cracolici, però, insiste sull’ipotesi Ciancio che, in tarda seduta, torna all’esame per modifiche e precisazioni. Allo stesso modo, plaude Pippo Laccoto, deputato di Italia Viva nonché sindaco di Brolo: “Non abbiamo ancora l’insediamento dei sindaci, richiesto da quest’aula un anno fa – dice – diamo i compiti all’assemblea dei sindaci, dunque, quantomeno perché venga dato un senso a una riforma finora mancata e a una altrettanto mancata elezione”. Notabene: il termine per la presentazione delle liste per elezioni (notabene numero 2) che sono non dirette ma di secondo livello, scadrebbe a fine gennaio.

L’ala anti-rinvio in campo

A quel punto dalle file di chi il rinvio non lo vuole, scendono in campo i grossi calibri. Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima, ne fa incipit: “Noi siamo per far votare. Sottolineo il fallimento di una legge proposta e sostenuta dal Pd, impedire le elezioni significherebbe uno strappo all’onestà istituzionale”. E poi cala l’asso, che però non pare del segno della briscola, dunque battibile in Aula: “Se il problema riguarda le tre Città metropolitane, e che ammetterle al voto richiederebbe un emendamento limitato, nulla osta a che le altre sei strutture sovracomunali votino”. E l’apertura: “D’accordissimo con la collega Ciancio sulla necessità di ripensare la legge”. Non si fa attendere il fuoco di fila di chi, invece, dentro la maggioranza pressa per il rinvio: per il capogruppo forzista Tommaso Calderone, “non si può andare a votare con una legislazione paradossale”. Vincenzo Figuccia e Marianna Caronia della Lega insistono, il primo “sulla inopportunità di andare al voto con un organismo in scadenza e strutture paralizzate dalla riforma di Crocetta”, la seconda sulla “necessità di votare il rinvio alla luce della prossima riforma nazionale della legge Delrio chiesta dalla Consulta, considerando che la stessa Corte ha lasciato intatta l’architettura costituzionale ridando speranza per il ritorno all’elezione diretta”.

Passa l’emendamento rinvio

Dopo le ultime schermaglie ai microfoni tra Stefano Zito (5 Stelle, sì rinvio) e Assenza, Cordaro (no rinvio), l’emendamento torna in forno per le limature, a firma, oltre che di Ciancio, pure del collega di partito Salvo Siragusa, del capogruppo Giovanni Di Caro e del presidente della Commissione Affari istituzionali nella propria funzione (a titolo personale esprime dissenso). Alla fine la norma: “Nelle more dell’insediamento degli organi dei Liberi Consorzi e dei Consigli metropolitani, nonché dell’approvazione di una legge di riordino della materia, e comunque non oltre il 31 agosto 2022, le funzioni di Presidente del Libero Consorzio comunale comunale continuano a essere svolte da un commissario straordinario (…) mentre le funzioni del Consiglio del Libero Consorzio comunale e del Consiglio metropolitano sono svolte rispettivamente dall’Assemblea e dalla Conferenza metropolitana”. Le quali “adottano un regolamento provvisorio” per il loro funzionamento e “qualora non già costituite, si insediano entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge”. Poi è fuoco di fila contro Musumeci, invitato “a liberare la Sicilia dalle sue mancate riforme” dal deputato Pd Anthony Barbagallo e dichiarato “artefice di una sonora, l’ennesima, disfatta” dal pentastellato Nuccio Di Paola.
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