La mafia di Leonforte va a processo, 18 rinviati a giudizio

La mafia di Leonforte va a processo, 18 rinviati a giudizio

Tutti i nomi dei coinvolti

ENNA – La mafia di Leonforte torna alla sbarra e trascina con sé presunti fiancheggiatori, fornitori di droga e uomini del pizzo. Tra i 18 imputati del processo “Caput Silente”, per cui la Dda di Caltanissetta ha chiesto e ottenuto un decreto di giudizio immediato, ci sono anche giovani accusati di reati minori. E c’è anche un vecchio mafioso di Enna, Salvatore La Delia, imputato per perché avrebbe chiesto il pizzo a un imprenditore leonfortese che ottenne appalti in alcune scuole di Enna e Piazza Armerina.

Il processo, che si aprirà lunedì con la forma del rito abbreviato – su richiesta delle difese – vedrà quattro persone rispondere dell’accusa principale di associazione mafiosa: sono i fratelli Alex e Saimon Fiorenza, rispettivamente di 39 e 37 anni, già arrestati e condannati al processo Homo Novus. Assieme a loro, in quel processo, fu condannato pure il presunto referente, ovvero il padre dei due, Giovanni Fiorenza, che all’interno del clan chiamavano “u sapienti” e che con questo nuovo processo non ha nulla a che vedere. Gli altri due imputati per mafia sono Gaetano Cocuzza, 34 anni, un giovane pregiudicato arrestato anch’esso nell’operazione Homo Novus – ma allora condannato solo per estorsione e non per mafia – e Salvatore Mauceri, 52 anni, fratello di Rosario, un vecchio referente del clan di Enna a Leonforte che si trova da anni in prigione, all’ergastolo per un duplice omicidio commesso nel ’99. Per i quattro, come detto, l’accusa è associazione a delinquere di stampo mafioso, a Leonforte, tra febbraio 2017 e aprile 2019.

Approda in aula dunque il processo che segue la brillante inchiesta del Commissariato di Leonforte, che l’anno scorso ha stroncato il secondo tentativo di ricostruzione mafiosa del paese, che sarebbe stata ordita per l’appunto dai due fratelli Fiorenza con l’aiuto di Cocuzza, Mauceri e altre persone del posto.

L’elenco degli imputati e le accuse

Gli altri imputati, oltre a La Delia, sono i leonfortesi Antonino Calì di 26 anni, Nicola Guiso detto “Dario u lupu”, 46 anni, Antonino Lo Grande di 27 anni, Pietro Piccione di 27, Salvatore Piccione di 24, Umberto Pirronitto di 46, Francesco Trovato di 29 e Salvatore Virzì di 29, i catanesi Angelo Costanzo di 30 anni, Alessio Gallo di 33, Alfio Nicolosi di 47, Mario Pastura di 53 e Carmelo Privitera di 55. Tra le accuse, formulate dai pubblici ministeri Santi Roberto Condorelli e Claudia Pasciuti, la gravissima minaccia ai danni di un imprenditore leonfortese, ipotesi di reato contestata ad Alex Fiorenza “u stilista” e a Cocuzza. Quest’ultimo si sarebbe anche esposto in prima persona, presentandosi dalla vittima e dicendo: “Tanti saluti dagli amici. Gli devi dire qualcosa?”. E la richiesta sarebbe stata pazzesca: 200 mila euro entro una settimana o la cartuccia inesplosa calibro 38 special che era già stata recapitata alla vittima, la volta dopo, l’avrebbe “testata” suo figlio. Così era scritto in un biglietto anonimo. Peccato per loro che l’imprenditore non chinò il capo, ma piuttosto si presentò alla polizia e denunciò tutto. Nel frattempo, peraltro, Cocuzza si era già messo nei guai con la droga ed era finito in carcere per spaccio. Alex, che di questa richiesta di pizzo viene ritenuto il mandante, dal canto suo l’anno scorso era rimasto libero solo per pochi mesi prima di essere raggiunto dalla nuova ordinanza e ritornare in cella. Cocuzza è accusato anche della tentata estorsione ai danni di un barista. Assieme a Salvatore Mauceri, invece, avrebbe chiesto il pizzo, tra il 2017 e il 2019, al titolare di una ditta che montava il luna park in paese. Assieme ad Alex Fiorenza, sempre Cocuzza avrebbe provato a estorcere del denaro a un negozio di abbigliamento; mentre assieme a Pirronitto avrebbe chiesto soldi a due giovani autori di un furto. Pure i ladri, insomma, secondo Cocuzza si dovevano “mettere a posto” pagando una percentuale sul bottino.

Il traffico di droga a Leonforte: cocaina, marijuana e hashish arrivavano da Catania

Di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, invece, rispondono in undici, ma la posizione dell’undicesimo imputato è stata stralciata. Cocuzza, Mauceri, Nicolosi, i Piccione, Trovato, Calì, Guiso, Lo Grande e Virzì, secondo l’accusa, si sarebbero associati tra loro per distribuire, in vari momenti e a vario titolo tra il 2017 e il 2019, cocaina, marijuana e hashish a Leonforte. Il catanese Nicolosi sarebbe stato il corriere della droga per le forniture di hashish: si sarebbe rifornito a Catania e avrebbe consegnato il fumo direttamente a Cocuzza o Mauceri, da marzo 2018 a febbraio 2019. I catanesi Pastura, Costanzo, Privitera e Gallo, sono ritenuti, a vario titolo e in diverse fasi, i fornitori di cocaina e marijuana. Riguardo ai singoli presunti pusher, va evidenziato che sono accusati di spaccio di marijuana e cocaina, in diversi periodi, Virzì e Lo Grande; di spaccio di marijuana e hashish, sempre in vari momenti, Pietro e Salvatore Piccione, Trovato e Calì.

Il Comune di Leonforte e l’associazione antiracket parte civile. Il sindaco Barbera: “Diciamo no alla mafia”

In aula, dinanzi al Gup Santi Bologna, si costituirà parte civile il Comune di Leonforte. Lo ha deliberato l’amministrazione presieduta dal sindaco Carmelo Barbera, per “chiedere – si legge nella delibera – agli eventuali colpevoli del loro grave delitto imputato il giusto ristoro economico per il danno materiale e morale ingiustamente causato a tutta la collettività leonfortese”. “La nostra amministrazione è vicina alle vittime e dice no alla mafia – ha dichiarato il sindaco –. Il danno prodotto dal traffico di droga è un tributo salatissimo che ci siamo stancati di pagare, perché nega il futuro ai nostri giovani. Organizzazioni come Cosa Nostra, inoltre, provocano un danno enorme alla nostra terra: invitiamo chiunque abbia subito reati di mafia a presentarsi alle forze dell’ordine e denunciare”. Attesa anche la costituzione di parte civile della locale associazione antiracket, presieduta dall’imprenditore Gaetano Debole, il quale, attraverso un messaggio, è tornato a complimentarsi “con la Polizia di Stato per avere liberato Leonforte dall’oppressione mafiosa”. Il processo si aprirà lunedì mattina. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ones Benintende, Antonio Impellizzeri, Giuseppe Gullotta, Gaetano Giunta, Michele Baldi, Pierfrancesco Buttafuoco, Andrea Maria Giannino, Massimo Ferrante, Fabio Lo Pumo, Giacomo Iaria, Loredana Biancoviso, Gianluca Nolè, Damiana La Delfa, Silvano Domina, Angelo Vicari.


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