AGRIGENTO – Il gup del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha condannato tutti gli imputati coinvolti nell’inchiesta sulle torture, riprese con i cellulari e poi postate sui social network, ad alcuni disabili psichici di Licata. Le vittime venivano malmenate, a volte legate a una sedia con un secchio in testa e picchiate.
Calci, pugni, bastonate e minacce di morte filmati con gli smartphone e diffusi in rete, sui social con post in cui le vittime venivano derise. La Per la prima volta in Sicilia, dall’istituzione nel 2017, viene applicata una condanna per il reato di tortura.
Nove anni di reclusione sono stati inflitti ad Antonio Casaccio, 27 anni di Licata; sette anni di reclusione a Gianluca Sortino, 24 anni di Licata; otto anni di reclusione a Jason Lauria, 26 anni di Licata; sette anni di reclusione ad Angelo Marco Sortino, 37 anni. Il tribunale ha disposto anche il pagamento di una provvisionale, immediatamente esecutiva, in favore delle vittime di oltre 35 mila euro. L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Gianluca Caputo, risale al gennaio scorso quando i carabinieri della Compagnia di Licata – guidati dall’allora capitano Francesco Lucarelli – fermarono tre persone accusate di aver picchiato e torturato tre disabili psichici postando poi sui social le immagini registrate con uno smartphone.
La vicenda ha avuto un notevole impulso con la decisione delle vittime, spaventate e intimidite, di rompere il muro del silenzio e denunciare tutto ai carabinieri con non poche difficoltà dovute al timore di poter subire ritorsioni. Ritorsioni che puntualmente si sono verificate ai danni di uno degli invalidi che, appena due giorni prima, aveva denunciato i suoi aguzzini. Il 21 gennaio 2021, infatti, una delle vittime che aveva deciso di parlare con i carabinieri viene aggredita da più persone. Lo scorso 15 gennaio una delle vittime fu trascinata, legata con nastro adesivo in un vicolo di via Mazzini e picchiata con calci e pugni mentre altri riprendevano con un cellulare la scena poi puntualmente postata da uno dei tre indagati sul proprio profilo Facebook con tanto di faccina sorridente e la didascalia: “Imballaggio Bartolini, consegniamo pacchi in tutta Italia. Per info contattatemi”.
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