CATANIA – “Permettete che tolga la mascherina: ho fatto tre i vaccini e sono un convinto sì vax”. E sorride. Monsignor Luigi Renna mette tutti a loro agio nella prima conferenza stampa da arcivescovo di Catania, benché l’avvio ufficiale del ministero avrà inizio soltanto domani pomeriggio dalla Cattedrale. Il primo ingaggio con la città, dunque, è con i giornalisti. E non soltanto per gli evidenti motivi dettati dalla diffusione del messaggio evangelico. Ma perché con i giornalisti vuole avviare un percorso specifico all’interno del ben più ampio processo sinodale voluto da Papa Francesco.
Formare e informare
“La vocazione del giornalista – ha detto – l’ho sempre concepita come quella di in-formare: informare perché il giornalista dà sì le notizie, ma forma anche l’opinione pubblica, la mentalità”. E mentre dice questo, Renna racconta anche un po’ di sé: “La mia prima esperienza giornalistica, con i miei compagni a Molfetta, in un certo senso richiama Catania, perché titolammo questo giornale ciclostilato la Ginestra e la ginestra la ritrovo sull’Etna. Poi l’esperienza giornalistica è continuata in seminario, nella diocesi, anche se io non ho il patentino”.
Insomma, il passo del comunicatore c’è tutto. Sebbene nella vita abbia preferito, alle parole della stampa, la Parola propriamente detta. Il “verbo” giovanneo, per intenderci. E alla difesa del nesso tra verità e diffusione delle notizie non intende venire meno. Durante la conferenza stampa, Renna ha infatti sottolineato più volte il pericolo connesso alle cosiddette fake news e i rischi della deriva populista. Su questo argomento ha dedicato anche un saggio.
“Siamo in un momento in cui tutti siamo giornalisti, anche se facciamo un post, anche se un ragazzo fa un video su Tik Tok – ha detto – Rendiamoci conto che non tutto quello che noi diciamo nella nostra vita è degno di informazione e, soprattutto, non tutto quello che diciamo forma”.
Il populismo
Priorità ai contenuti, innanzitutto. “I problemi vanno studiati, non possiamo affidarli semplicemente ad alcuni slogan espressione di populismo”. Renna ha le idee chiare: volto sorridente e pugno fermo. Lo si è capito quando ha ricordato, facendo riferimento ai rumors su di un suo possibile ingresso a Catania, che “la segretezza ha un valore e che la Chiesa è una cosa seria”.
Dottrina sociale e Gaudium et Spes, la costituzione conciliare sulla Chiesa nel mondo Contemporaneo: sono queste le bussole dell’azione di Renna. “L’obiettivo primario è il percorso sinodale”, ha ribadito. La prima tappa a Catania sarà con i carcerati, minori e adulti, di Bicocca. “Per prima cosa voglio andare da quelli che non possono venire da me”, ha spiegato. Domenica sarà invece al Santuario della Madonna del Carmine perché vuole affidare a Maria il ministero episcopale catanese.
Don Tonino Bello
Incrociando le gambe – chiaro segno di rilassatezza –, Renna ha ricordato l’impegno pastorale di un altro pugliese, don Tonino Bello. “È un santo dei nostri giorni. L’ho conosciuto – ha ricordato – quando ero seminarista e sono andato a trovarlo quando era composto nella sua bara. Ci ha lasciato il grande messaggio dell’opzione preferenziale per i poveri. Ci ha offerto una grande testimonianza di pace andando tra i poveri a Sarajevo. Era un profeta, ma sapeva camminare con il passo della Chiesa”.
C’è una piaga in comune tra la Sicilia e la Puglia: la criminalità organizzata. “Non basta reprimere, ma bisogna coinvolgere i ragazzi: ci vuole progettualità”, ha detto richiamando anche le altre istituzioni che operano nel territorio. Renna si avvia, dunque, a vivere l’esperienza catanese un passo alla volta. “Hic et nunc”, ha detto. Entro un anno, però, sarà in grado di esprimere un giudizio figlio del discernimento sullo stato di salute della Chiesa che il Papa gli ha affidato. Buon cammino, insomma.