Michele Pennisi (nella foto), vescovo di Piazza Armerina, è stato visto circondato da una scorta durante la processione del venerdì santo a Gela. Scatta una valanga di attestati di solidarietà ma c’è stato un equivoco. La scorta era quella che di solito accompagna Rosario Crocetta, l’ex sindaco di Gela, oggi europarlamentare, impiegata in questo caso durante la processione per ottimizzare i costi. La notizia è stata riportata dal quotidiano “La Sicilia”. Ma intanto la notizia ha cominciato a girare per i media mettendo in allarme anche la polizia. Sì, perché Pennisi, effettivamente, ha avuto assegnata una vigilanza nel 2008 a seguito di minacce. Solo che, questa volta, di minacce non c’è neanche l’ombra. Così le attenzioni investigative si sono concentrate su una raccomandata e una mail giunta al vescovo. Ma si tratta di due missive firmate – nessun anonimo dunque – e dai contenuti disperati, più che minacciosi.
L’uomo, infatti, ha scritto al sacerdote chiedendo lavoro, denunciando una situazione in cui mancano i minimi mezzi di sussistenza. Dose rincarata da una mail dove lo stesso, lamentandosi del fatto di non ricevuto neanche due righe di risposta, dichiara che si incatenerà di fronte la cattedrale il giorno del venerdì santo. Gli investigatori concludono che, più che una minaccia nei confronti di Pennisi, si tratta di un avvertimento di un suo, eventuale, estremo gesto.
In ogni caso, chi ha scritto le lettera è stato anche sentito dagli inquirenti, così come i suoi familiari. Nessun timore per l’incolumità di Pennisi, quindi, ma un dispositivo – quello della scorta durante la processione – che è attiva già da quattro anni, a causa delle posizioni assunte dal vescovo a favore della legalità in un territorio “difficile”.