“‘Qua rispetti chi temi mica chi ti tratta bene’ oppure ‘Certi personaggi che ci portiamo dietro sono più terribili di quelli che abbiamo dentro’. Queste sono le frasi a commento delle bravate criminali postate sui social sotto il profilo ‘Arabzone90133′”. Lo ricostruisce il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, parlando dell’operazione Arab Zone che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronto di undici indagati.
“Il gruppo, o meglio il branco – aggiunge Laricchia – di giovanissimi, alcuni maggiorenni altri minorenni, prevalentemente di origine maghrebina, seconda generazione di immigrati, parte dei quali nati a Palermo, esaltavano azioni criminali come rapine, furti, aggressioni senza motivo, tutte commesse in centro intorno a via Maqueda, e tutte nei confronti di altri giovani, anche disabili, dall’inizio dell’anno fino a qualche settimana fa, quando il cerchio degli investigatori della polizia di Stato ha iniziato a stringersi attorno a loro”. “Pretendevano, con la violenza in gruppo, di ‘controllare il territorio – spiega il questore – il loro profilo social ha più di 1.400 follower. Sottocultura alimentata probabilmente da film e serie che esaltano le gesta criminali, rabbia sociale, emarginazione, uso di stupefacenti. Molto probabilmente questo è il mix che sta facendo scivolare nel crimine le fasce più giovani ed emarginate delle nostre metropoli”.