PALERMO – Aironi, rane e ninfee che si uniscono virtualmente in un unicum che lega l’acqua e il cielo. Sono i cardini di un murale di oltre 500 metri quadri a firma di Andrea Buglisi, nato per dare vita ad un progetto di rigenerazione urbana all’insegna della natura e dell’arte, all’interno del quartiere Falsomiele di Palermo. Un luogo che sino a qualche decennio fa era verde e votato all’agricoltura trasformato, negli anni ’60, in quartiere di edilizia popolare e oggi caratterizzato da degrado e abbandono.
L’opera, dal titolo Habitat, è stata realizzata grazie al contributo di due imprenditori che operano nella zona e che hanno scelto l’arte per avviare un percorso di riqualificazione del quartiere.
“L’intervento pittorico – spiega l’artista – affronta il tema della biodiversità e del rapporto tra uomo, natura e ambiente. Ho rappresentato un paesaggio fluviale fantastico, reinventato attraverso il mio linguaggio artistico. Troviamo, in alto al centro, un martin pescatore in posa regale. Poi aironi, anguille, rane, ninfee e altri esempi di quella flora e fauna che formano l’ecosistema del fiume Oreto, che si trova pochi metri sotto il luogo in cui sorgono i murales. Il fiume rappresenta una risorsa naturale importantissima per Palermo, l’intento di quest’opera è infatti quello di creare un collegamento visivo fra esso e il quartiere dove il verde oggi scarseggia, ed educare le giovani generazioni alla cura ed al rispetto del luogo dove vivono”.
“Volevamo agire concretamente per migliorare il nostro quartiere con un’azione immediatamente visibile e riconoscibile – spiegano Andrea e Giuseppe Marcenò, titolari della clinica veterinaria Animal Hospital e promotori dell’iniziativa insieme alla cooperativa Valle dell’Oreto (Funghi e Natura) – l’intenzione era quella di cominciare dando un esempio diretto con la convinzione che l’arte urbana favorisce i processi di riappropriazione delle aree comuni. Dobbiamo essere noi i primi attori della salvaguardia dei luoghi. Dal nostro buon esempio anche le istituzioni potranno essere tirate in causa per un obiettivo comune. Abbiamo scelto un murale perché la bellezza è il fine ultimo a cui miriamo e per farlo è giusto che ciascuno di noi dia il proprio contributo. Speriamo che altri imprenditori come noi e anche i cittadini possano adesso aiutarci con nuove iniziative, non soltanto votate all’arte ma alla fruizione generale dell’area in cui viviamo”.